Tratta dall'album Effetti personali (1986), la seconda canzone dell'album, che sarebbe meglio ascoltare assieme alla prima qua sopra:
CITAZIONE
Il pianeta Venere Il pianeta Venere trasmetteva un concerto di Brams mentre il conte Dracula sniffava i sali: "Igor, guarda qua... la tintoria m'ha rovinato il frac... raccontami una storia che riaddormentar mi fa". Il pianeta Venere si trovava sei miglia più a nord mentre qui una volta ci arrivava il mare; poi s'inaridì e l'autostrada lo sostituì. "Rallenta, tra un chilometro c'è il prossimo autogrill!".
Eau de toilette compro per te, quanta magia negli aromi perduti! Eau de toilette buono per te, siamo al dessert coi pianeti confusi!
Il pianeta Venere strimpellava Vivaldi e Ravel sulle corde arrugginite del mio cuore; o così o colà, qualcosa dentro aveva fatto "crack", il mondo aveva un buco, e c'ero dentro fino qua. Tu che avresti fatto? Beh... io t'iscrissi a una scuola di chef. Inventai un soufflé che vinse il premio Strega. Feci un po' di sport, scoccodrillai quarantadue Lacoste. Ti dico "Andiamo a casa", ma la tua risposta è no.
Eau de toilette metto per te, ma è lunedì e i barbieri son chiusi... eau de toilette, non vetiveer, dimmi di sì e i discorsi son chiusi...
Molto anni Ottanta musicalmente, con questi sinterizzatori, gli alti sparati al massimo e la batteria ottantissima; però è una canzone molto allegra e il testo mi piace, è leggero e carino.
Tratta dall'album Effetti personali (1986), la terza canzone dell'album:
CITAZIONE
Io ritorno via da Cannes Come da intercorse trattative telefoniche, io ritorno via da Cannes. Privo di risorse, urge vaglia telegrafico: "Fiduciosamente, Max!".
Amami Françoise, nun te' preoccupa', faccio del mio meglio, però... Dice l'INTERPOL: "Scetate guaglio', qui la malavita è un'altra chose". Scusemua', vulevu' l'accendigas? sono pezzi fatti a mano di Taiwan... Ehi, monsieur, oggi il franco a quanto è? "E' all'incirca un po' più giù dell'omelette".
Troppa concorrenza, caccia grossa impraticabile, io ritorno via da Cannes. Spendaccioni arabi distratti, donne bioniche, sempre peggio con l'argent.
Vado al Martinez, ordino un caffè: "No, per lei caffè non ce n'è". Dice le garçon: "Scetate guaglio', qui per le tre carte non è chose". Scusemua', oggi il franco a quanto sta? "Stazionario, un po' più giù della paillarde". Guarda te se un artista come me s'è ridotto a riciclare travel cheque.
Abito talare, rivelatosi non consono, mandami le arance a Cannes... Ieri ricca vedova, ahimé qualificatosi maresciallo Laganà. Scuseme Françoise, io rimango qua, faccio del mio meglio però... Dice l'INTERPOL: "Scetate guaglio', qui la malavita è un'altra chose!"
Scusemua', vulevu' l'accendigas? sono pezzi fatti a mano di Taiwan... Ehi, monsieur, oggi il franco a quanto è? "E' all'incirca un po' più giù dell'omelette". Scusemua', oggi il franco a quanto sta? "Stazionario, un po' più giù della paillarde". E' da un po' che non entro al casino' da che m'hanno pignorato il papillon. Scusemua', interessa un bel foulard? sono pezzi originali di Taiwan... Ehi, monsieur, quanto costa un'omelette? "E' un po' cara, un po' di più della paillette!". Scusemua'...
Tratta dall'album Effetti personali (1986), la quarta canzone dell'album:
CITAZIONE
Trio vocale militare Com'è delizioso passeggiare per la base nucleare insieme a te, nel 2003, fra i salici di autentico moplain mentre un venticello birichino ci contamina il cestino del picnic, ed un Trio Vocale Militare canta così: "Ma nooo...! Non c'è pericolo. Madame! Madame, non piangere!". L'estate prossima ti porto laggiù nel bio-deposito safari del profondo sud, dovrai chiamarmi "Albatros".
Bello svolazzare nel futuro a cavalcioni di un siluro della Hertz, scendere in picchiata nella baia come piace fare a te mentre un dio marino galeotto ci contamina canotto e sfiatatoi, ed un Trio Vocale Militare canta per noi: "Ma che...! Non c'è pericolo. Madame! Madame, non piangere!".
Comunque vada noi si torna laggiù, sotto le stelle digitali del profondo sud dovrai chiamarmi fossile...
"Ma nooo...! Non c'è pericolo! Madame! Madame, non piangere!". Comunque vada noi si torna laggiù, sotto le stelle digitali del profondo sud dovrai chiamarmi fossile...
Tratta dall'album Italiani Mambo (1984), la titletrack dell'album:
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Italiani Mambo Mio diletto amore, tramonta il sole al Tahiti Bar fra le palme avvelenate dal gas e i turisti alla fermata del tram. Qui nel pigia pigia la morte grigia mi dà del tu... Son di nuovo al verde, ma non per questo mi butto giù.
E col mio dolore faccio il signore al Tahiti Bar, son servito e riverito dal boss. Segna tutto sul mio conto, però... E ripenso a te sulla tua veranda, alle sei di sera, a una luce accesa dall'altra parte del mare blu...
Ahi ahi ahi, ahi ahi ahi, se stasera piango domani chi si ricorda più? Italiani Mambo, in mancanza d'altre novità. Italiani Mambo, anche questa storia passerà. Italiani Mambo, quella bomba non funzionerà. Italiani Mambo stasera, perché l'aria non ci salverà
E così, mio amore, faccio il padrone al Tahiti Bar fra le donne intonacate di strass e i pivelli strangolati dal frac e gli elegantoni bruciore di popolarità. Ho le scarpe strette, ma non per questo mi butto giù.
Ahi ahi ahi, ahi ahi ahi, se divento ricco domani parto e non torno più. Italiani Mambo, in mancanza d'altre novità. Italiani Mambo, anche questa storia passerà. Italiani Mambo, quella bomba non funzionerà. Italiani Mambo stasera, perché l'aria non ci salverà.
Ahi ahi ahi, ahi ahi ahi, se divento ricco domani parto e non torno più. Italiani Mambo, in assenza d'altre ambiguità. Italiani Mambo, per eccesso di velocità. Italiani Mambo stasera, musica straniera. Italiani Mambo stasera, musica leggera. Italiani Mambo... Italiani Mambo... Italiani Mambo... Italiani Mambo... Italiani Mambo... Italiani Mambo...
Tratta dall'album Effetti personali (1986), la quinta canzone dell'album:
CITAZIONE
L'arca di Noè L'arca di Noè sfida il maxi-temporale. Parte da Calais, c'è un annuncio sul giornale. Io mi informerei... sai che voglio dire? Prima di ammuffire qui... qui nella Bohème.
L'arca di Noè - l'hanno detto gli sciamani - ci proietterà belli asciutti nel domani; quel domani che non ci fa dormire, come quella coppia che urla nel cortile...
Seven o'clock, aria di mare... Uova alla coque, poi bordeggiare... Dove non so... forse posti sconosciuti... Dove chissà... si potrà girare nudi...
Seven o'clock, ora d'andare... No che non puoi defezionare il necessaire, col bilama e il piegaciglia e un videotape col Barbiere di Siviglia.
L'arca di Noè scoprì il gusto di andar via - dice l'Agenzia - via dal mondo che ci spia... Gratta via lo stress, mordi l'avventura, vinci la paura, dai... dai non far la sciura!
Seven o'clock, aria di mare... Uova alla coque, poi pedalare... Forse un bel drink, giù nel porto di Marsiglia... Dischi di twist, poi le foto di famiglia...
Seven o'clock... ti vuoi svegliare. Seven o'clock... ora d'andare. Seven o'clock... bordeggiare lungo i mari solo noi due, col segreto Stradivari.
Tratta dall'album Un sabato italiano (1983), la quinta canzone dell'album:
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Cimici e bromuro Bibbi grandi occhi, occhi sempre pronti alla deriva, gatti che svaniscono leggeri nella notte radioattiva, hey!
Bibbi, guarda guarda, guarda che mi tocca sopportare: sbarre alle finestre, cimici e bromuro, questa qui è la neuro militare.
Non ho niente da fare, leggo le poesie graffiate sopra i muri scalcinati. Facce da soldati scoglionati aspettano i parenti nel cortile.
Nel cortile non ci voglio andare: fa caldo e non mi va di bazzicare suore, nere, meglio stare chiusi in una stanza, qui a fumare ad ammazzare le zanzare. E che zanzare!
Bibbi, fu davanti al mare che ti confessai "Non so nuotare!". Tutta quella gente e adesso sono solo, solo ed ho paura di affondare.
Di affondare dentro questa stanza, oscura come il bisbigliare dei dottori. Oltre quelle sbarre c'è una notte così bella, Bibbi grandi occhi devo uscirne fuori e non so come, ma ti giuro che uscirò di qui, solo un brutto sogno da dimenticare: con in tasca le prove della nostra santità sarà bello camminare ancora per le strade.
Bellissima canzone fatta a ninna nanna/filastrocca che critica la naja.
Tratta dall'album Effetti personali (1986), la sesta canzone dell'album:
CITAZIONE
Effetti personali Come mosche della scorsa estate che d'inverno sono ancora qui e rivangano immondizie andate, scontente della vita, ma immuni al diddittì... Come pulci dello stesso cane evacuate da un potente spray che si scambiano parole amare sui cani in generale, in rapporto ai propri guai...
Come ombrelli persi alla stazione che si struggono di nostalgia, derubati di utopie piovose, di notti tempestose passate in birreria... Come polvere di strade anfose e uno specchio che non ride mai e un baule pieno di persone, di lettere d'amore perdute nel viavai... Effetti personali, non metterci le mani, potresti forse avere delle strane sorprese. Effetti personali, ci tarpano le ali; tu lasciali dormire, hanno poco da dire.
Come errori dello stesso uomo, come membri dello stesso club, come angeli del sottosuolo, oggetti senza nome che chiedono di te. Mi consigli un buon veterinario, che il pediatra non mi accetta più. Ti regalo il mio vocabolario, ma adesso che ci penso ne ho fatto un barbecue... Effetti personali, non metterci le mani, potresti forse avere delle strane sorprese. Effetti personali, parliamone domani: saremo più sereni con gli stessi problemi...
Tratta dall'album Italiani Mambo (1984), la terza canzone:
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Vita dromedaria Chi ha dormito nel mio letto, Dio lo sa: il cuscino è tutto sporco di fard; poi ricordo vagamente, per comprar le sigarette, ho sbagliato e sono entrato al "Paradise". Ahimé, che fatalità tonight... E la vita dromedaria se ne va nel deserto della quotidianità. Noi la seguiamo incompetenti, eludendo i cambiamenti sopraggiunti con l'andare dell'età. Ahimé, tempi duri per noi, Gagà.
Accidenti è domenica, sono a pranzo dai miei, troppo tardi, sono quasi le sei. Mi sorprende la malinconia con le mani nel sacco della biancheria. Preoccuparmi di esistere, mi logora quanto i postumi del Whisky e anche più... mentre cerco i pantaloni sento gli usignoli fischiettarmi tea-for-two.
E la vita dromedaria se ne va, soffia il ghibli della casualità fra odalische inflazionate e passioni simulate per difenderci dall'aridità. Poesia da gran varietà, voilà...
Si dirada la zazzera, che panico!, specchio idiota, non discuto con te... Nell'alba post-pomeridiana splende una triste banana, gialla come me. Le nevrosi di un cinico si evolvono oltre i danni di una notte flambeé, con la faccia "plissettata" esco per la strada, e "Salve, fammi un bel caffè!".
Ahimé, tempi duri per noi, tempi duri per noi, tempi duri per noi, Gagà...
Tratta dall'album Effetti personali (1986), la settima canzone dell'album:
CITAZIONE
I cinesi non si affacciano mai Sì, mi sveglio la mattina coi piccioni e il loro sound, corro in bagno e sembro Walter Matthau: sto invecchiando bene a Chinatown! Poi di colpo si fa sera, cucinare non vorrei... suicidarmi o andare giù al "take away": che disastro quando non ci sei!
Amarsi nel quartiere cinese sul filo di un rasoio di bambù e quando cambia il tempo e sei un po' giù sembri un po' cinese pure tu!
Dove ho perso la memoria, la mia ombra e il mio background? Una luna con la faccia da clown mi risponde: "È stato a Chinatown"!
È un quartiere popolare, pieno di dirimpettai, ma i cinesi non si affacciano mai per paura che non sia Shangai.
Amarsi nel quartiere cinese vivendo alla maniera dei cartoon. Ti guardo e, con gli occhiali un po' all'insù, sembri un po' cinese pure tu...
Sono giallo canarino, mi precipito alla S.A.U.B., il dottore strizza l'occhio e fa "Wow! È la sindrome di Chinatown!". Correndo nel quartiere cinese, correndo alla maniera dei cartoon. Ti guardo e, con quegli occhi un po' all'insù, sembri un po' cinese pure tu!
Amarsi nel quartiere cinese, amarsi di passioni un po' underground. Mi guardi e poi mi dici: "Ciao Matthau! Come va la vita a Chinatown? Come va la vita a Chinatown? Come va la vita a Chinatown?"...
Tratta dall'album Italiani Mambo (1984), la quarta canzone:
CITAZIONE
C'aggia fa with you Quattro chiacchiere col vigile all'edicola della solitudine, lungo il viale dei sinonimi con i luoghi comuni sul t-shirt.
Strategia del quieto vivere coltivare i rapporti coi cannibali; i miei brufoli peggiorano, ma l'inglese vedrai migliorerà.
Mi sono innamorato di un'americana che mi canta tutti i giorni questa serenata: "C'aggia fa' with you baby. Baby, baby, c'aggia fa' with you. C'aggia fa' with you baby. Baby, baby, c'aggia fa'".
A metà strada da Brera e l'Illinois, a metà tra i mezze maniche e i Teddyboys.
C'aggia fa' with you baby. Baby, baby, c'aggia fa'.
Strategia del quieto vivere farla franca diventa un'arte nobile. Mostri referenziatissimi ci molestano nell'intimità.
Non si cambia di una virgola, si procede bluffando autodidattici, ma nel cielo c'è una nuvola fatta a forma di coppa di champagne.
Per brindare a una ragazza tanto americana che mi canta tutti i giorni questa serenata: "C'aggia fa' with you baby. Baby, baby, c'aggia fa' with you. C'aggia fa' with you baby. Baby, baby, c'aggia fa'. C'aggia fa' with you baby. baby, baby, baby, c'aggia fa' with you".
Tratta dall'album Un sabato italiano (1983), la titletrack, nonché sesta canzone dell'album:
CITAZIONE
Un sabato italiano Il fetido cortile ricomincia a miagolare, l'umore quello tipico del sabato invernale. La radio mi pugnala con il festival dei fiori, un angelo al citofono mi dice: "Vieni fuori!". Giù in strada per fortuna sono ancora tutti vivi, l'oroscopo pronostica sviluppi decisivi. Guidiamo allegramente, è quasi l'ora delle streghe: c'è un'aria formidabile, le stelle sono accese.
E sembra un sabato qualunque, un sabato italiano, il peggio sembra essere passato; la notte è un dirigibile che ci porta via, lontano...
Così ci avventuriamo nella Roma felliniana, equilibristi in bilico sul fine settimana; e sulle immagini di sempre, nei discorsi e nei pensieri, dilaga anacronistica la musica di ieri. Malinconia latente nei momenti più felici, abissi imperscrutabili le donne degli amici, e questa storia imprevedibile d'amore e dinamite mi rende tollerabile perfino la gastrite.
E sembra un sabato qualunque, un sabato italiano, il peggio sembra essere passato; la notte è un dirigibile che ci porta via, lontano...
E adesso navighiamo dentro un sogno planetario. Il whisky mi ritorna su, divento letterario. "Ma perché non vai dal medico?". "E che ci vado a fare? Non voglio mica smettere di bere e di fumare".
In questo sabato qualunque, un sabato italiano, il peggio sembra essere passato; la notte è un dirigibile che ci porta via, lontano... E in questo sabato qualunque, un sabato italiano, il peggio sembra essere passato; la notte è la variabile che ci porta via per mano...
E questo sabato qualunque, un sabato italiano, il peggio sembra essere passato...
Tratta dall'album Italiani Mambo (1984), la quinta canzone:
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Caro diario Caro diario, qui fa freddo e ho messo l'anima in garage. Il senso degli affari l'ho perduto al piano bar. Capisco dal mio cuore, t'aspettavi di più, ma beato te, beata gioventù. He-hey!
Perché il passato è imprevedibile, ti morde lì per lì; amare è più difficile che vincere al totip. Tentare il bluff del secolo in un'altra città, sognare un viaggio in Africa, traviarsi al bricolage: beati noi, beata ingenuità.
Tanto vale darsi al musical e non se ne parla più. Diario mio, beata gioventù. Tanto vale darsi al musical, convertirsi al rififì: maestro, dacci dentro con lo swing!
Perché il destino è un umorista e la tristezza un gigolò, la foto di una donna che ti ha messo K.O. e ridursi come un pugile caduto dal ring... L'orchestra mi fa il verso con lo swing.
Perché la noia è un assassino che si sposta in limousine. Per altri è più economico, gli ammazza la routine. C'è un tipo di computer che ti spiega chi sei: lo interrogo, ma un fulmine lampeggia sul display, poi mi risponde con la sigla di Happy Days. He-hey!
Tanto vale darsi al musical e non se ne parla più. Diario mio, beata gioventù. Tanto vale darsi al musical, convertirsi al rififì: maestro, vai sul tema con lo swing! Tanto vale darsi al musical, convertirsi al rififì: maestro, dacci dentro con lo swing...
Tratta dall'album No Smoking (1985), la prima canzone dell'album:
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L'astronave che arriva L'hai vista tu la luna a Marechiaro? L'ho vista sì e abbiamo pure chiacchierato di sexy-shop, corride, amori d'alto mare e altre quisquilie di cultura generale. Sognavo anch'io, ma erano sogni dispersivi: ossi di seppia, tundre, articoli sportivi. L'utente medio aveva un sogno più sociale: tapparsi in casa ad aspettare l'astronave.
E l'astronave che arriva sembra amica, ma però non si ferma qui: disegna un arcobaleno che sembra vero, poi scappa in direzione Palm Beach. E questo genere umano sembra vano, ma una logica ci sarà... Bon voyage, bon voyage...
Dammi un oblò con dentro un'alba boreale e una Gibaud, sto diventando addominale, e un sogno chic in pompa-magna e tacchi a spillo e un beauty-case imitazione coccodrillo. Ti seguirò, che altro ti serve di sapere? Verrò con te, dovessi farlo di mestiere, lungo le spiagge primordiali a commentare: "Ma guarda un po', com'è moderna l'astronave!".
E l'astronave che arriva, vira e ammira il panorama che c'è quaggiù; saluta un arcobaleno su nel cielo, poi fugge in direzione Malibù. E tutto il genere umano, a un palmo di naso, tutti a chiedersi dove va. Bon voyage, bon voyage...
E l'astronave è già passata e tu dov'eri? Nei vernissage a festeggiare eroi leggeri. L'attualità si estrinsecava in altre forme; tutti esauriti, lì a sognar che non si dorme. Sì, l'astronave è già passata e tu dormivi. Meglio così, magari non ti divertivi.
Veramente bella questa canzone, fra l'altro mi è molto familiare, molto tempo fa l'ho ascoltata più volte, quando ancora era piccolo, era sicuramente una canzone abbastanza famosa.