Le letture minchiarevoli, Cosa stiamo leggendo? O abbiamo comprato?

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view post Posted on 12/3/2024, 14:29     +1   -1
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Dragaster Excuriam

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Ho letto LMVDM. La mia vita disegnata male, autobiografia a fumetti di Gipi (Gianni Pacinotti):

Nel complesso non è male questa autobiografia, che nasce dal pretesto di uno strano male al pene e sonda nell'infanzia e nei traumi del disegnatore. Però l'ho trovata un po' confusa e forse apprezzabile veramente solo da chi lo conosce di persona (parenti, amici, vicini di casa...). Non mi sono piaciute le scritte, molto trascurate, talvolta difficili da comprendere.
 
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view post Posted on 12/3/2024, 18:30     +1   -1
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autobiografia a fumetti di Gipi (Gianni Pacinotti):

e chi cazzo sarebbe?
 
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view post Posted on 12/3/2024, 18:35     +1   -1
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CITAZIONE (Shagrath82 @ 12/3/2024, 18:30) 
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autobiografia a fumetti di Gipi (Gianni Pacinotti):

e chi cazzo sarebbe?

Un fumettista, mi pareva anche abbastanza conosciuto su questo forum, ma forse sbaglio. Ha scritto delle grafic novel considerate ottime, anche se io non ho letto molto. Questa la sua pagina di Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Gipi

Ovviamente vorrei leggermele autisticamente tutte, solo che mi manca di finire ancora Corto Maltese, che mi ha stomacato, e poi quelle merdate di Zerocalcare, di cui avevamo già parlato in passato.
Solo che sono meno autistico di un tempo, non ho costanza e piglio in biblioteca altri fumetti che mi interessano di più.
 
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view post Posted on 13/3/2024, 22:01     +1   -1
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Ho letto Menta, grafic novel di Christian Galli:

Inizialmente sembrava una storia per preadolescenti, invece poi si articola davvero bene e diventa molto profonda. Molto freschi e vivaci i disegni e i colori, come anche lo sviluppo del racconto. Racconto grafico di buonissimo livello per grandi e piccini.
 
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view post Posted on 15/3/2024, 22:50     +1   +1   -1
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Ho letto Il Nuvolario. Principi di nubignosia di Fosco Maraini:

Un'altra prova del genio Fosco. Un trattatello scientifico completamente inventato, che cita eminenti personaggi totalmente inventati che hanno scritto libri totalmente inventati. Fosco classifica le nubi in tre tipi e ogni tipo comprende varie classificazioni. Non sono tanto le classificazioni a essere importanti (infatti alcune non si capisce nemmeno bene cosa siano, e lo stesso Fosco ammette che alcuni tipi di nuvole assomigliano ad altre, ma a volte si riconoscono in base allo stato d'animo con il quale le si guarda), ma le frasi di Fosco, sempre interessanti, poetiche, e piene di vita vissuta gioiosamente. Consiglio di leggere bene anche le note a piè di pagina perché piene di chicche spassosissime, sia nella traduzione del nome degli studiosi, sia nei titoli degli studi, sia in trovate come "Brief note on the Oxidation of Prehistoric Clouds, pp. 897-994"... per fortuna erano brief). Insomma, libro da leggere e da gustare al massimo. Fra l'altro l'edizione è bellissima, piccola e simpatica; l'introduzione del figlio Toni è simpatica e ci fa capire la genesi dell'opera; le foto di Fosco purtroppo sono stampate in bianco e nero su carta economica, ma sono comunque stupende.
 
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view post Posted on 16/3/2024, 17:19     +1   -1
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Serie di racconti brevi di stampo horror, legati anche all'immaginario lovecraftiano. Gli ultimi sono un po' altalenanti, ma in generale la qualità delle storie è molto buona sia nella scrittura, scorrevole, che nelle idee. Voto: 8
 
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view post Posted on 16/3/2024, 20:12     +1   +1   -1
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CITAZIONE (AsbestosMaritozzo @ 16/3/2024, 17:19) 

Serie di racconti brevi di stampo horror, legati anche all'immaginario lovecraftiano. Gli ultimi sono un po' altalenanti, ma in generale la qualità delle storie è molto buona sia nella scrittura, scorrevole, che nelle idee. Voto: 8

Molto bene, bocciata invece la tovaglia.
 
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view post Posted on 17/3/2024, 07:55     +1   -1
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CITAZIONE (Gioppino Tregozzi @ 16/3/2024, 20:12) 
CITAZIONE (AsbestosMaritozzo @ 16/3/2024, 17:19) 

Serie di racconti brevi di stampo horror, legati anche all'immaginario lovecraftiano. Gli ultimi sono un po' altalenanti, ma in generale la qualità delle storie è molto buona sia nella scrittura, scorrevole, che nelle idee. Voto: 8

Molto bene, bocciata invece la tovaglia.

Decisamente bocciata.
 
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view post Posted on 18/3/2024, 20:40     +1   -1
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Ho letto I soldati di Salamina, trasposizione a fumetti di un libro di Javier Cercas, con disegni di José Pablo García:

Il fumetto è composto da due storie: la prima è quella del falangista Rafael Sánchez Mazas e della sua strana vicenda della fucilazione al Collell; l'altra invece è la vicenda personale dello scrittore, che vuole scrivere l'opera ma si trova arenato perché gli manca un tassello, e quindi si lancia come un eroe picaresco in una lunga serie di telefonate, incontri, viaggi, spesso inconcludenti. Io personalmente ho trovato la prima storia piuttosto macchinosa, oltre che non risolutiva (alla fine non si capisce realmente cosa sia successo, anche se secondo me non è così vitale capirlo). La seconda storia mi è piaciuta molto di più, non solo per la freschezza e la vivacità, ma anche per la serie di personaggi decisamente simpatici e ben caratterizzati, che mi hanno strappato delle risate (leggendaria la sua compagna, chi non vorrebbe avere al proprio fianco una donna così?). Alla fine il risultato è godibile, anche se non parliamo certo di un capolavoro.
 
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view post Posted on 19/3/2024, 20:48     +1   -1
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Ho letto Non sei mica il mondo, grafic novel di Raphaël Geffray:

Io sono sempre un po' prevenuto verso questi libri o film che parlano della scuola soffermandosi spesso su casi limite, come se la scuola sia sempre una sorta di riformatorio dove il docente è una sorta di eroe che compie una missione genuina, salvando pecorelle smarrite. Si perde il giusto occhio verso la scuola e soprattutto verso la maggior parte dei bambini e ragazzi, che sono buoni e tranquilli, ma passano in secondo piano, mentre gli scavezzacollo alla fine risultano addirittura simpatici o commoventi, nel loro percorso di redenzione. Queste opere spesso arrivano dalla Francia e parlano delle scuole di periferia, come questo libro.
Devo però essere onesto e dire che quest'opera non cade nel melodrammatico, né nei soliti luoghi comuni descritti sopra. Il rapporto che si crea fra il bambino e la maestra è molto conflittuale e la maestra non viene dipinta come un'eroina.
I disegni mi sono piaciuti, soprattutto quando vengono rovinati da righe, che rappresentano la percezione del bambino che ha questi black out nei quali dà di matto. Non sono d'accordo che l'età di lettura sia dai 12 anni: questo è un libro per adulti, non vedo cosa possa capirci un ragazzo, se non rischiare di solidarizzare con il protagonista, che fa di continuo stronzate per richiamare l'attenzione dell'adulto.
 
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view post Posted on 20/3/2024, 21:49     +1   -1
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Ho letto Gli anni migliori, grafic novel di Stefano Casini:

L'opera è un racconto di formazione e parla di un ragazzo toscano degli anni Settanta e della sua quotidianità. Non mi è sembrata una lettura particolarmente interessante e il protagonista mi pare un po' un ebete; questo però è un artifizio per far capire didascalicamente al lettore tutto ciò che accade. C'è poi la sottotrama del nonno-angelo custode che, per quanto non originale, è abbastanza godibile. Disegni piacevoli e colori molto belli.
 
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view post Posted on 21/3/2024, 23:17     +1   -1
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Ho letto L'Aida, grafic novel di Stefano Casini:

Dei figli di papà milanesi macchiette (un gay che parla come Signorini, una onlyfanser che si fa in continuazione selfie etc) sono trascinati da una anoressica che si fa tagli e odia la sua famiglia in una avventura saltando per i grattacieli di Milano. Si poteva fare di più. Disegni discreti, colori molto buoni.
 
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view post Posted on 22/3/2024, 23:33     +1   -1
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Ho letto Le figlie di Salem, grafic novel di Thomas Gilbert:

Non mi sarei mai aspettato un libro fatto così bene. La vicenda storica viene rivisitata con la fantasia, ma alla fine il risultato è piuttosto convincente e crudo. Disegni e colori molto buoni. La cosa che non mi è piaciuta è che si cerca di leggere questo drammatico fatto storico con gli occhi di oggi, e quindi si fanno tirate sulle società patriarcale, con il fatto che i maschi odiano le donne etc etc, come se questa tragedia fosse legata al maschilismo e non al fanatismo religioso.
 
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view post Posted on 23/3/2024, 15:07     +1   -1
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CITAZIONE (Gioppino Tregozzi @ 22/3/2024, 23:33) 
Ho letto Le figlie di Salem, grafic novel di Thomas Gilbert:

Non mi sarei mai aspettato un libro fatto così bene. La vicenda storica viene rivisitata con la fantasia, ma alla fine il risultato è piuttosto convincente e crudo. Disegni e colori molto buoni. La cosa che non mi è piaciuta è che si cerca di leggere questo drammatico fatto storico con gli occhi di oggi, e quindi si fanno tirate sulle società patriarcale, con il fatto che i maschi odiano le donne etc etc, come se questa tragedia fosse legata al maschilismo e non al fanatismo religioso.

Hello, my name is Pat. Pat Riarcato.
 
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view post Posted on 24/3/2024, 00:22     +1   +1   -1
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Ho letto Con gli occhi chiusi di Federigo Tozzi:

Lasciamo perdere il sottotitolo ("Uno struggente amore adolescenziale") e la copertina, presa probabilmente dal film, che non sono cose legate all'opera. Parliamo dell'opera e dovrò fare una recensione insolitamente lunga, partendo da lontano.
Federigo Tozzi era presente nell'antologia che ho letto all'università per dare l'esame di letteratura moderna e contemporanea. All'epoca non avevo tempo per leggermi tutte le opere, però mi rimase impresso il giudizio particolarmente positivo dato allo scrittore, quindi mi segnai mentalmente di leggermelo più avanti.
Sono passati più di dieci anni ed eccomi in biblioteca. Voglio prendere un libro in più per i miei quattro giorni di vacanza a carnevale e mi imbatto proprio in Tozzi. Allora lo prendo. Finalmente leggerò questo grandissimo autore.
Rimango basito. Questo libro è del 1919, ma sembra almeno di un secolo prima. La prosa è macchinosa, arrancante. Non è piacevole da leggere e spesso mi sorprendo a chiudere il libro e a passare agli altri due, perché troppo annoiato nella lettura.
Ma passiamo alla storia in sé. Tozzi dev'essere stato una persona un po' "problematica". Il romanzo è in gran parte autobiografico, anche se vengono cambiati i nomi, e a Tozzi preme sottolineare il rapporto tra il protagonista Pietro e suo padre Domenico. Un rapporto orrendo per colpa di entrambi. Sono due "grulli", come anche il resto dei personaggi di questo libro. Sono veramente degli idioti e fanno venire rabbia per quanto siano stupidi. Il protagonista poi è incredibile, un inetto totale. Una delle scene massime è quando si trova solo con la contadinella di cui si invaghisce, non riesce a dire niente e allora prende un temperino e la ferisce a una coscia. Così. A cazzo.
Però un libro può anche avere un protagonista stupido, o anche tutti come in questo caso, ma la cosa che più mi offende è il fatto che l'autore cerchi in ogni modo di suscitare la compassione del lettore verso Pietro, cioè se stesso. Ok, è (sono) un completo idiota, ma la colpa non è mia, è di mio padre, anche di mia madre, poi di Ghìsola. Io sono un ragazzo molto sensibile, nessuno mi capisce, per questo che sfregio Ghìsola o faccio cazzate da mentecatto, non ho colpa io, vogliatemi bene! Secondo me davvero Tozzi crede che Pietro (se stesso) sia una sorta di incompreso, di vittima degli eventi e in maggior parte del padre, che sia un'anima pura. Invece è soltanto un cretino.
C'è una descrizione veramente assurda a p. 81 dove viene detto che "Pietro prediligeva i fiori di campo, i fiori sbiaditi dagli odori incerti e quasi rassomiglianti. Non aveva mai pensato a quelli di giardino senza arrossire e sentirsi molto confuso", poi segue un pedantissimo e dannunzianissimo elenco dei fiori e alla fine, da completo dandy psicolatico, viene detto che, dopo essersi messo in tasca i fiori che coglieva sospirando, "li biasciava". Ecco, io sono sicuro, sicurissimo, che Tozzi voglia genuinamente presentarci una sorta di anima poetica, un ragazzo da ammirare. Invece è solo uno stordito.
Tozzi ci aveva anche detto, a p. 67: "Quale umiliazione provava quando gli altri non rispettavano i suoi sentimenti e obbligavano la sua anima a disfarsi!". Gli altri, gli altri, sempre gli altri. Pietro è un completo dissociato anaffettivo che, quando muore sua mamma e la domestica, vedendolo indifferente, gli dice che lei gli voleva bene, reagisce così: "A lui gliene importava poco, anzi s'ebbe a male di queste parole" (p. 85).
Anche quando suo padre lo umilia, l'autore vuole farci fraternizzare con Pietro, e invece pare quasi meritato: "Aveva sempre fatto a Domenico un senso d'avversione: ora lo considerava, magro e pallido, inutile agli interessi; come un idiota qualunque!" (p. 105). Caro Tozzi, io avrei tolto il "come".
Ma Tozzi questo non lo capisce e persiste nel presentarci se stesso/Pietro come un genio incompreso. All'università viene segato, però la colpa non è mai sua, bensì del padre o di Ghìsola. Non ha amici perché è uno snob per giunta scemo, e così leggiamo: "Si avvide di aver tentato invano di affezionarsi ai compagni" (p. 119) e poco dopo "I più lo credevano pazzo; ma gli volevano quasi tutti bene" (ibidem). Prendere nota di quel "MA". E' sempre così: Tozzi pensa davvero di essere la vittima di tutto ma, quando parla di Pietro, si rende forse conto anche lui che è un completo demente, quindi cerca di indorarci la pillola, dicendo che però gli volevano bene (caro lettore, capisci, lui si comporta così, ma in realtà è un genio! Sono gli altri che non lo capiscono!)
Dopo due pagine scrive: "Credutosi inferiore ai suoi amici di Siena, ora conosceva il suo sbaglio acre". Eh certo, lettore, lui si credeva inferiore, anche perché non legava con nessuno, era snob e in più non passava mezzo esame, però lui si "credeva", ma non "era". Anzi, lui è un'anima geniale, candida, meravigliosa! Capisci, lettore, amalo!
Il delirio narcisistico di un dissociato prosegue a p. 122: "A Siena aveva voluto essere amico anche dei più cretini e dei più farabutti, credendoli degli di se stesso". Chissà invece chi erano i veri degni di se stesso...
Arriviamo presto al carico da 90: "Egli era il giovine che, sebbene debole, porta impeti di energie; anche se sbaglia" (ibidem). Certo, certo, Tozzi, sicuro...
Ma basta parlare di Pietro, soffermiamoci sulla protagonista femminile: Ghìsola (o Ghisola, il nome è presente in doppia grafia e spero sia errore di stampa e non dell'autore). Questa è una scalcagnata anaffettiva come Pietro, infatti formerebbero una bella coppia se lui non fosse pure un bigotto tristissimo moralista. Però Ghìsola in certi punti è anche simpatica, specialmente quando ride delle paturnie di Pietro o lo stronca reputandolo un inetto. Lei sa quello che vuole, anche se è talmente corrotta da risultare quasi demoniaca: "Ella voleva approfittarsi di lui soltanto perché era abbastanza ricco e poteva toglierla dalla sua condizione sempre malsicura" (p. 171)
In pratica lei lo gira e lo rigira, e intanto è la donna di tutti, gliela fa sotto agli occhi, e lui non capisce nulla. Tozzi quasi si strappa le vesti per farci capire quanto è buono Pietro e quanto è troia Ghìsola, ma niente da fare, non ci riesce. E così trovo ottimo questo passo: "Le lettere di Pietro le facevano l'effetto ch'egli la pensasse per qualche fidanzata ingenua e buona. E lo compativa, sorridendo". Anche io lo compatisco, scuotendo la testa.
Comunque anche Ghisola è una scema come tutti gli altri personaggi, così va a fare la prostituta in un casino, qualcuno manda una lettera a Pietro, che la trova lì gravida (ovviamente non di lui, che non l'ha neanche toccata dopo mesi di fidanzamento) e reagisce come un pirla, e alla fine si accorge di non amarla più. Ma l'ha mai amata?
In tutto questo "dramma" di idioti, è completamente sparito il punto focale del racconto, quello per quale il mio manuale di letteratura moderna e contemporanea diceva essere la caratteristica che rendeva l'opera un capolavoro: il rapporto con il padre. Non so se i critici avessero bevuto, però nell'ultimo quarto di libro sparisce la figura del padre, e quindi rimane tutto irrisolto. Tozzi perde il pallino cercando di farci capire quanto Ghìsola fosse una bastarda e Pietro un angelo, quindi tutto il resto sparisce.
Insomma, libro mediocre, sicuramente lontano dall'essere il capolavoro decantato dai critici. Non è tutto da buttare, ci sono delle descrizioni belle anche se troppo dannunziane e ci sono dei passi piacevoli, fra tutti quando Ghìsola stronca Pietro senza pietà. Però è troppo poco.
 
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1311 replies since 8/11/2010, 20:32   12678 views
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