Le letture minchiarevoli, Cosa stiamo leggendo? O abbiamo comprato?

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view post Posted on 24/3/2024, 08:08     +1   +1   -1
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Nazista dell'Illinois

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CITAZIONE (Gioppino Tregozzi @ 24/3/2024, 00:22) 
Ho letto Con gli occhi chiusi di Federigo Tozzi:

Lasciamo perdere il sottotitolo ("Uno struggente amore adolescenziale") e la copertina, presa probabilmente dal film, che non sono cose legate all'opera. Parliamo dell'opera e dovrò fare una recensione insolitamente lunga, partendo da lontano.
Federigo Tozzi era presente nell'antologia che ho letto all'università per dare l'esame di letteratura moderna e contemporanea. All'epoca non avevo tempo per leggermi tutte le opere, però mi rimase impresso il giudizio particolarmente positivo dato allo scrittore, quindi mi segnai mentalmente di leggermelo più avanti.
Sono passati più di dieci anni ed eccomi in biblioteca. Voglio prendere un libro in più per i miei quattro giorni di vacanza a carnevale e mi imbatto proprio in Tozzi. Allora lo prendo. Finalmente leggerò questo grandissimo autore.
Rimango basito. Questo libro è del 1919, ma sembra almeno di un secolo prima. La prosa è macchinosa, arrancante. Non è piacevole da leggere e spesso mi sorprendo a chiudere il libro e a passare agli altri due, perché troppo annoiato nella lettura.
Ma passiamo alla storia in sé. Tozzi dev'essere stato una persona un po' "problematica". Il romanzo è in gran parte autobiografico, anche se vengono cambiati i nomi, e a Tozzi preme sottolineare il rapporto tra il protagonista Pietro e suo padre Domenico. Un rapporto orrendo per colpa di entrambi. Sono due "grulli", come anche il resto dei personaggi di questo libro. Sono veramente degli idioti e fanno venire rabbia per quanto siano stupidi. Il protagonista poi è incredibile, un inetto totale. Una delle scene massime è quando si trova solo con la contadinella di cui si invaghisce, non riesce a dire niente e allora prende un temperino e la ferisce a una coscia. Così. A cazzo.
Però un libro può anche avere un protagonista stupido, o anche tutti come in questo caso, ma la cosa che più mi offende è il fatto che l'autore cerchi in ogni modo di suscitare la compassione del lettore verso Pietro, cioè se stesso. Ok, è (sono) un completo idiota, ma la colpa non è mia, è di mio padre, anche di mia madre, poi di Ghìsola. Io sono un ragazzo molto sensibile, nessuno mi capisce, per questo che sfregio Ghìsola o faccio cazzate da mentecatto, non ho colpa io, vogliatemi bene! Secondo me davvero Tozzi crede che Pietro (se stesso) sia una sorta di incompreso, di vittima degli eventi e in maggior parte del padre, che sia un'anima pura. Invece è soltanto un cretino.
C'è una descrizione veramente assurda a p. 81 dove viene detto che "Pietro prediligeva i fiori di campo, i fiori sbiaditi dagli odori incerti e quasi rassomiglianti. Non aveva mai pensato a quelli di giardino senza arrossire e sentirsi molto confuso", poi segue un pedantissimo e dannunzianissimo elenco dei fiori e alla fine, da completo dandy psicolatico, viene detto che, dopo essersi messo in tasca i fiori che coglieva sospirando, "li biasciava". Ecco, io sono sicuro, sicurissimo, che Tozzi voglia genuinamente presentarci una sorta di anima poetica, un ragazzo da ammirare. Invece è solo uno stordito.
Tozzi ci aveva anche detto, a p. 67: "Quale umiliazione provava quando gli altri non rispettavano i suoi sentimenti e obbligavano la sua anima a disfarsi!". Gli altri, gli altri, sempre gli altri. Pietro è un completo dissociato anaffettivo che, quando muore sua mamma e la domestica, vedendolo indifferente, gli dice che lei gli voleva bene, reagisce così: "A lui gliene importava poco, anzi s'ebbe a male di queste parole" (p. 85).
Anche quando suo padre lo umilia, l'autore vuole farci fraternizzare con Pietro, e invece pare quasi meritato: "Aveva sempre fatto a Domenico un senso d'avversione: ora lo considerava, magro e pallido, inutile agli interessi; come un idiota qualunque!" (p. 105). Caro Tozzi, io avrei tolto il "come".
Ma Tozzi questo non lo capisce e persiste nel presentarci se stesso/Pietro come un genio incompreso. All'università viene segato, però la colpa non è mai sua, bensì del padre o di Ghìsola. Non ha amici perché è uno snob per giunta scemo, e così leggiamo: "Si avvide di aver tentato invano di affezionarsi ai compagni" (p. 119) e poco dopo "I più lo credevano pazzo; ma gli volevano quasi tutti bene" (ibidem). Prendere nota di quel "MA". E' sempre così: Tozzi pensa davvero di essere la vittima di tutto ma, quando parla di Pietro, si rende forse conto anche lui che è un completo demente, quindi cerca di indorarci la pillola, dicendo che però gli volevano bene (caro lettore, capisci, lui si comporta così, ma in realtà è un genio! Sono gli altri che non lo capiscono!)
Dopo due pagine scrive: "Credutosi inferiore ai suoi amici di Siena, ora conosceva il suo sbaglio acre". Eh certo, lettore, lui si credeva inferiore, anche perché non legava con nessuno, era snob e in più non passava mezzo esame, però lui si "credeva", ma non "era". Anzi, lui è un'anima geniale, candida, meravigliosa! Capisci, lettore, amalo!
Il delirio narcisistico di un dissociato prosegue a p. 122: "A Siena aveva voluto essere amico anche dei più cretini e dei più farabutti, credendoli degli di se stesso". Chissà invece chi erano i veri degni di se stesso...
Arriviamo presto al carico da 90: "Egli era il giovine che, sebbene debole, porta impeti di energie; anche se sbaglia" (ibidem). Certo, certo, Tozzi, sicuro...
Ma basta parlare di Pietro, soffermiamoci sulla protagonista femminile: Ghìsola (o Ghisola, il nome è presente in doppia grafia e spero sia errore di stampa e non dell'autore). Questa è una scalcagnata anaffettiva come Pietro, infatti formerebbero una bella coppia se lui non fosse pure un bigotto tristissimo moralista. Però Ghìsola in certi punti è anche simpatica, specialmente quando ride delle paturnie di Pietro o lo stronca reputandolo un inetto. Lei sa quello che vuole, anche se è talmente corrotta da risultare quasi demoniaca: "Ella voleva approfittarsi di lui soltanto perché era abbastanza ricco e poteva toglierla dalla sua condizione sempre malsicura" (p. 171)
In pratica lei lo gira e lo rigira, e intanto è la donna di tutti, gliela fa sotto agli occhi, e lui non capisce nulla. Tozzi quasi si strappa le vesti per farci capire quanto è buono Pietro e quanto è troia Ghìsola, ma niente da fare, non ci riesce. E così trovo ottimo questo passo: "Le lettere di Pietro le facevano l'effetto ch'egli la pensasse per qualche fidanzata ingenua e buona. E lo compativa, sorridendo". Anche io lo compatisco, scuotendo la testa.
Comunque anche Ghisola è una scema come tutti gli altri personaggi, così va a fare la prostituta in un casino, qualcuno manda una lettera a Pietro, che la trova lì gravida (ovviamente non di lui, che non l'ha neanche toccata dopo mesi di fidanzamento) e reagisce come un pirla, e alla fine si accorge di non amarla più. Ma l'ha mai amata?
In tutto questo "dramma" di idioti, è completamente sparito il punto focale del racconto, quello per quale il mio manuale di letteratura moderna e contemporanea diceva essere la caratteristica che rendeva l'opera un capolavoro: il rapporto con il padre. Non so se i critici avessero bevuto, però nell'ultimo quarto di libro sparisce la figura del padre, e quindi rimane tutto irrisolto. Tozzi perde il pallino cercando di farci capire quanto Ghìsola fosse una bastarda e Pietro un angelo, quindi tutto il resto sparisce.
Insomma, libro mediocre, sicuramente lontano dall'essere il capolavoro decantato dai critici. Non è tutto da buttare, ci sono delle descrizioni belle anche se troppo dannunziane e ci sono dei passi piacevoli, fra tutti quando Ghìsola stronca Pietro senza pietà. Però è troppo poco.

Deve essere proprio una merda se hai scritto tutto questo.
 
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view post Posted on 24/3/2024, 10:09     +1   -1
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Ho fatto una recensione così dettagliata perché se lo meritava, dato che da anni avevo il tarlo di leggere questo libro. Nei libri di letteratura viene considerato un capolavoro, ma io sono quasi convinto che non lo hanno nemmeno letto.
 
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view post Posted on 24/3/2024, 13:39     +1   -1
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questo Tozzi mi da l'idea che sia uno sullo stesso piano del Cassola
 
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Ho letto Canti dell'attesa, libro illustrato con testi di Sabrina Giarratana e illustrazioni di Sonia Maria Luce Possentini:

Il libro è composto da varie filastrocche/ninne nanne in rima dedicate a donne in dolce attesa o neomamme. Questi componimenti sono corredati da illustrazioni.
Io ho trovato i componimenti piuttosto mosci e poco interessanti, mentre sono davvero piacevoli, delicate e squisite le illustrazioni.
Libro che consiglio di sfogliare a ogni futura mamma.
CITAZIONE (Shagrath82 @ 24/3/2024, 13:39) 
questo Tozzi mi da l'idea che sia uno sullo stesso piano del Cassola

Ti assicuro che Cassola, per il quale non stravedo, è molto più sciolto e leggibile.
 
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view post Posted on 28/3/2024, 12:22     +1   -1
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Ho letto La sinagoga degli argenti. Arte e spiritualità ebraica a Casale Monferrato, a cura di Claudia de Benedetti:
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Libro prestatomi da un ex utente del forum, tale Fanciullo Orsù, a cui lo renderò.
Il libro è molto interessante ed è diviso in varie sezioni: dopo i convenevoli (presentazione, ringraziamento, "sensazioni"), comunque non troppo ampollosi e lunghi, si passa al capitolo "Brevi cenni per una storia dell'insediamento ebraico a Casale"; poi ci si concentra sulla sinagoga, col il capitolo "Arte e spiritualità nella sinagoga"; quindi si parla del museo ivi annesso, con il capitolo "Cultura e tradizione ebraica nel museo della Comunità" e si passano in rassegna i documenti, nel capitolo "I documenti dell'archivio storico". Stranamente il catalogo museale viene dopo le "Note" e il "Glossario" e prima delle "Didascalie".
A me è sembrata una descrizione completa e ben fatta, sicuramente un libro interessante.
 
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view post Posted on 2/4/2024, 11:14     +1   -1
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Ho letto Mary Shelley cacciatrice di mostri, grafic novel con testi di Adam Glass, illustrazioni di Hayden Sherman e di Olivia Cuartero-Briggs:

L'idea è buona, cioè prendere un punto della biografia di Mary Shelley, incastrarla con il suo racconto horror più famoso e poi crearci un horror nuovo, inedito. L'esecuzione però non mi ha per nulla entusiasmato: fin da subito si nota che il lavoro è una "americanata", piena di colpi di scena ma con poca introspezione. I personaggi sono dei burattini che non hanno il minimo raziocinio, proprio come Frankestein. Disegni buoni.
 
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view post Posted on 3/4/2024, 15:32     +1   -1
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Ho letto Modigliani di Ernesto Anderle:

Mi piacciono molto le biografie a fumetti degli artisti passati perché in genere vengono realizzate da altri artisti. Questa non è un'eccezione: il tratto e il colore sono davvero belli e la biografia è sintetica ma completa, anche se ha il vizietto di edulcorare un po' troppo Modigliani e di abbassare i pregi degli altri artisti.
 
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view post Posted on 4/4/2024, 18:16     +1   -1
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Ho letto Laggiù nel profondo, un racconto di Joe R. Lansdale seguito dal fumetto tratto dallo stesso racconto sceneggiato da Luca Crovi e disegnato da Andrea Mutti:

Il racconto non è male, anche se lo stile pulp mi sembra sempre un po' forzato. Alcune trovate divertenti. Il fumetto invece è troppo sintetico e, se prima non si legge il racconto, decisamente irregolare da seguire. Bella però l'idea di pubblicare un racconto e poi il suo fumetto.
 
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view post Posted on 4/4/2024, 19:26     +1   -1
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Dite quello che volete, che ho lo span d'attenzione di un pesce rosso, ma per quanto la storia di questo libro possa essere interessante io... Io non riesco a digerire certi fantasy troppo iperdescrittivi a tal punto che perfino la produzione delle frecce del protagonista viene narrata!
 
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view post Posted on 4/4/2024, 20:33     +1   -1
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Io forse sono fin troppo drastico, anzi sicuramente, però secondo me dopo aver letto Tolkien è inutile leggere qualsiasi altro fantasy (a meno che qualcuno intenda fantasy anche Pinocchio o Il mago di Oz).

Però sono eccessivamente drastico, io avevo letto anche la saga della Torre nera e, seppur con alti e bassi, era una buona lettura; oppure Il Talismano e il seguito (non ricordo il titolo, qualcosa a che fare con una casa nel buio). Però comunque dai, ci siamo capiti. Invece per quanto riguarda i fantasy tipo Harry Potter o La ragazza drago, quelli mi hanno sempre fatto cagare fin da ragazzino. Anche i film. Harry Potter proprio lo trovo noiosissimo, mi fa venire il latte alle ginocchia.
 
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view post Posted on 5/4/2024, 20:46     +1   -1
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Ho letto Ritorno all'Eden di Paco Roca:

L'opera, seppur triste, è un gioiellino. L'autore si immerge nella storia familiare (precisamente di sua mamma) e la lega alla storia della Spagna nel XX secolo, tra franchismo, povertà e machismo. Prendendo spunto da una fotografia, persa e ritrovata dopo pesanti insistenze della mamma Antonia, Paco Roca descrive gli elementi della famiglia della mamma. Ne emerge un affresco sinceramente triste, dove tutti sono malcontenti e finiscono male, anche l'unico personaggio positivo e solare della famiglia (cioè la sorella Amparin). Opera davvero da leggere!
 
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view post Posted on 6/4/2024, 22:22     +1   -1
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Ho letto Nelle pieghe del tempo. Il graphic novel di Hope Larson, tratto dall'omonimo libro di Madeleine L'Engle:

Non conoscevo il racconto originale e credo che mi sarebbe piaciuto moltissimo da ragazzo. La trasposizione è molto bella, anche se ovviamente non posso fare il confronto con l'originale. La storia è accattivante e briosa; i personaggi simpatici ma eroi da fantasy moderno, cioè tormentati e con possibilità di fallire, quindi è più facile entrare in empatia con loro rispetto agli eroi classici; gli antagonisti e gli aiutanti credibili. Disegni non bellissimi, un po' troppo stilizzati, però funzionali alla narrazione.
 
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view post Posted on 9/4/2024, 19:55     +1   -1
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La strada di Cormac McCarthy.
Premetto che è il primo romanzo di questo autore che ho letto quindi non so nulla sulla sua produzione e stile.
Un romanzo breve ma non immediato da leggere.
Molto ripetitivo, con un linguaggio ricercato, ti sembra quasi di annaspare come i protagonisti durante la lettura.
Eppure ti tiene inchiodata e non puoi non andare avanti e finirlo in pochi giorni e decisamente lo definirei un capolavoro del genere post-apocalittico.
 
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view post Posted on 9/4/2024, 22:53     +1   -1
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Ho letto Nei boschi di Emily Carroll:

Questo è un libro di racconti horror illustrati. Non mi aspettavo molto, anche perché si tiravano in ballo nomi altisonanti come Stephen King, Edgar Allan Poe e Tim Burton, e l'esperienza mi dice che più di vola basso e meglio è. Invece mi sono ricreduto perché questi racconti sono carini e soprattutto i disegni sono davvero interessanti ed inquietanti. I racconti non sono propriamente horror, direi invece "gotici", e questo è un bene, perché l'horror bisogna essere proprio bravi per farlo bene. E quindi, dopo una breve ed inquietante introduzione, si inizia con A casa del nostro vicino, una cupa fiaba inquietante. Il secondo racconto si intitola Le mani di una dama sono fredde ed è quello che mi è piaciuto di meno, oltre a essere quello più tradizionalmente horror. Il terzo racconto, Il rosso sul suo volto, è decisamente quello riuscito meglio, perché la storia è torbida e soprattutto il finale è aperto e davvero inquietante, anche nei disegni. Si passa poi a La mia amica Janna, racconto discreto. Infine Il nido, che vira più sull'horror "mostruoso" ma che presenta una sorta di ribaltamento, e alla fine il mostro viene spaventato... ma occhio che poi c'è un colpo di scena finale. Le ultime pagine invece sono una specie di rivisitazione della fiaba di Cappuccetto rosso.
Libro secondo me che vale la pena sfogliare!
 
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view post Posted on 11/4/2024, 18:45     +1   -1
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Ho letto Guantanamera. Le più belle poesie cubane di José Martí:

Rivoluzionario cubano nato nel 1853 e morto in un'azione di guerra nel 1895 e conosciuto per avere ispirato la canzone Guantanamera, da cui prende il titolo la raccolta nell'edizione italiana; l'edizione originale reca invece il titolo più corretto di Versos sencillos, dato che il testo della canzone si trova solo in piccola parte nella prima poesia. La raccolta è abbastanza agevole, sia in lingua originale sia in traduzione, e le poesie non hanno grandi pretese letterarie, ma sono leggere e sincere, piacevoli e veloci. Non mi hanno però dato molto spunto di riflessione e credo di non ricordarne nessuna. Resta comunque un'ottima testimonianza di un rivoluzionario che ha creduto nei suoi ideali. Tanto rispetto per lui.
 
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