Quando due non si capiscono, è colpa di tutti e due ma merito di entrambi di averlo capito...
No, cazzate a parte:
A me sembra, che ognuno in un suo modo peculiare, "s'affeziona" a delle idee, le quali messe insieme fanno la sua visione della realtà.
E' proprio una questione di compatibilità, d'affetto: le idee che ci sembrano più famigliari ci restano addosso, come delle calamite, e tendiamo a considerarle definitive.
Mi sembra che sia una tendenza collettiva, a cui nessuno è immune. Col tempo, le "fissiamo" sempre di più, diventano una specie di dogma incrollabile, delle impalcature su cui pensiamo di accumulare altro materiale all'infinito... del resto, vediamo che le cose funzionano così negli altri, proprio perché queste convinzioni profonde sono diverse le une dalle altre, ma il funzionamento più o meno è lo stesso.
Quando qualcosa, per un qualsiasi motivo, incrina queste certezze (su di noi stessi, e sul mondo), vediamo il crollo delle nostre convinzioni, ipotizziamo. Ma anche questa, è una visione in cui "crediamo subito, all'istante", e che, allo stesso modo dei vecchi valori, tendiamo a "fissare sempre di più"...
Praticamente, secondo questa mia sensazione, cambia solo il "cosa", ma non il "come", il procedimento di fissaggio.
Noi invece, quando vediamo cadere le convinzioni, non c'accorgiamo di essere caduti in una nuova illusione, in cui crediamo con tutte le nostre forze, esattamente come prima.
Abbiamo un pensiero che procede per "inerzia", e per farlo deve fissarsi su delle convinzioni.
Così, quando si perdono i presupposti per credere nella "visione della realtà famigliare e che mi rende sereno", dogmatizzo, all'opposto, la nuova visione, tetra e insopportabile. Credo con tutte le forze in questa nuova visione, e siccome è senza uscita (esattamente come quella famigliare), decido che non posso continuare a sopportare questa visione.
Comunque forse è a vederlo scritto, che sembra più complicato.
In pratica, il crollo delle vecchie illusioni mi ha disilluso solo verso "quelle" illusioni. Ma avrebbe dovuto insegnarmi a non "fissarmi" su una visione della realtà (qualsiasi essa sia), a non far dipendere la mia serenità da quella, a sapermene distaccare.
Questo non significa non soffrirne, ma non esserne totalmente assorbito.