Aneddoti e assurdità storiche

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view post Posted on 17/2/2015, 02:50     +1   -1
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(di come i veneziani trattavano i concittadini che si erano uniti al nuovo governo francese di Venezia nel 1797)

In Piazza erano state costruite tre tribune, una per i Municipalisti, due per gli ufficiali francesi (che giravano per i caffè colle simitare, radenti le punte il suolo, che facevano un rumor...) e per quei pochi Veneziani che si erano offerti volontari nell'armata francese, [...] che comparivano con baretoni guarniti d'oro o d'argento alla Cispadana ("S'accorgeranno questi testicoli assuefatti a starsene col loro sedere nel butiro" commentava un contemporaneo "qual differente vita dovranno condur").
A. ZORZI, La Repubblica del Leone, p. 543.
 
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(sulla donna nella Venezia del XVIII secolo)

Un giuoco era diventato anche l'amore, o per meglio dire il sesso [...]. Qualcuno dice che fu colpa delle scarpe. Fino a quasi tutto il Seicento, le dame veneziane non avevano conosciuto altra calzatura che gli zoccoli [...]. Erano stati inventati al tempo in cui le calli, non ancora lastricate, erano piene di mota e di pozzanghere che solo su quei trampoli si potevano attraversare senza sporcarsi. Ma anche dopo la pavimentazione, le donne erano rimaste fedeli a quella moda per i ghiribizzi e le fantasia che consentiva. Al museo civico se ne conservano due esemplari, uno di quarantatré, l'altro di cinquantun centimetri: segno che, di fronte agl'imperativi e alle bizze della moda, la donna è sempre stata quell'animale conformista e senza cervello che conosciamo anche oggi.
I. MONTANELLI - R. GERVASO, L'Italia del Settecento (1700-1789), pp. 246-247.
 
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(sulla considerazione che Montanelli o Gervaso hanno di Carlotta di Borbone-Orléans, http://it.wikipedia.org/wiki/Carlotta_Agla...ne-Orl%C3%A9ans)

Nonostante il sudario d'austerità in cui aveva avvolto il Ducato, i sudditi gli volevano bene [...]. L'unico errore che non riuscirono mai a perdonargli fu la scelta della nuora. Rinaldo andò a pescarsela in quella dinastia Orléans che già aveva fornito una moglie rovinosa a Cosimo Medici. La sua congiunta Carlotta non fu da meno. Non bella, ma carica di sex-appeal, aveva già avuto da ragazza un passato burrascoso. Il suo folle amore per il duca di Richelieu aveva messo a soqquadro la corte di Versailles e deliziato tutta la Francia. Quando il Duca era stato rinchiuso alla Bastiglia [...], Carlotta era andata ripetutamente a trovarlo, travestita da cameriera. E l'amante la ricambierà facendole visita a Modena camuffato da libraio.
Oltre a un forte debole per gli uomini, aveva una sfrenata passione per il gioco, e tutto il denaro che passava per le sue mani finiva nelle tasche dei croupiers. "La più bugiarda e la più corrotta delle dame di Francia" la definiva la nonna. [...] Forse il Duca s'illudeva che, una volta sposata, la giovane avrebbe messo la testa a partito. Non immaginava che invece l'avrebbe fatta perdere anche al marito.
Carlotta lasciò Parigi in gran pompa, con [...] un mucchio di bagagli: sessanta abiti completi di mantello, scarpe e sciarpe, quattrocentomila lire di gioielli, trecentomila di dote e una cassetta con seimila stuzzicadenti. Il viaggio durò la bellezza di sessantacinque giorni perché la principessa ogni poco faceva fermare la carovana delle sessanta carrozze per organizzare interminabili partite a carte. Invano il parco e parsimonioso Rinaldo, che s'era accollato le spese del trasferimento, sollecitava [...] a far presto.
Finalmente, ai confini del Ducato, avvenne il sospirato incontro. Francesco trovò Carlotta bellissima e di colpo se n'invaghì. Carlotta restò invece profondamente delusa da quel fidanzato troppo alto, magro, pallido, nasuto e di scarsa iniziativa. Ma Carlotta non si limitava a scialacquare, a fare le bizze, a litigare continuamente col suocero. Rifiutava anche d'adempiere agli obblighi coniugali [...]. Solo dopo ripetuti energici richiami del padre e del suocero ai doveri di moglie, si decise finalmente a concedersi a Francesco e a dargli un erede. Rinaldo [...] le aumentò l'appannaggio e le regalò un bel corredo per il neonato, ma la nuora lo trovò misero e glielo rimandò indietro. Ricominciarono le baruffe. Carlotta buttava i soldi dalla finestra, spendeva patrimoni in vestiti, che ordinava espressamente da Parigi, allacciava continue tresche, non versava una lacrima sulla tomba del primogenito, morto prematuramente, e scodellava figlioli, di cui nessuno - nemmeno lei - sapeva chi fosse il padre.
[...] Gli austro-piemontesi invasero il Ducato e Francesco prese la via dell'esilio. Si rifugiò a Venezia coi figli e la moglie, diventata con l'età grassa come una foca (per farle salire le scale, dovevano issarla su una sedia), ma tuttora fedele ai suoi vizi.
I. MONTANELLI - R. GERVASO, L'Italia del Settecento (1700-1789), pp. 404-406.
 
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(la prostituzione nella Repubblica di Genova del XVIII secolo e il gioco del pallone)

La prostituzione era diffusa in ambo i sessi. Una baldracca d'alto bordo [...] pretendeva due ghinee, la cena e la camera. Il meretricio era talmente redditizio che un nobile trasformò una galea, ancorata alla darsena, in un lupanare che faceva soldi a palate. Un senatore paragonò Genova a Babilonia, il che non gl'impediva d'essere uno dei clienti più assidui del natante.
Lo sport più in voga era quello del pallone, praticato da tutti, patrizi e popolani. Era un avvenimento cittadino, l'intera popolazione lo seguiva, faceva il tifo, scommetteva su questa o quella squadra, di questo o quel quartiere.
I. MONTANELLI - R. GERVASO, L'Italia del Settecento (1700-1789), p. 420.
 
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Da leggere assolutamente le Memorie sia di Carlo Goldoni sia di Giacomo Casanova, veneziani del Settecento. Essi le scrissero per darsi vanto della propria decadente vita barocca, invece a mio modo di vedere hanno un'inconsapevole vena comica, affidata alla loro pochezza, miseria e vanità.
Riguardo Casanova:

"Invitato a tenere il suo primo sermone in San Samuele, si presentò sul pulpito ubriaco fradicio, farfugliando e strabuzzando gli occhi. Qualcuno gridò allo scandalo e Giacomo non trovò di meglio che svenire. Fu subito calato dal pergamo e trasportato in sacrestia, di dove, appena ripresa conoscenza, se la svignò.
Un altro, al suo posto, avrebbe forse buttato la tonaca alle ortiche. Casanova invece la tenne ancora tre anni, comportandosi come se non l'avesse mai indossata".
I. MONTANELLI - R. GERVASO, L'Italia del Settecento (1700-1789), p. 639.

"Sapeva leggere nel cuore della donna e interpretare ogni suo più piccolo desiderio. Per appagarlo non badava a spese e a debiti. La colmava di fiori, profumi, gioielli, abiti. «Non esiste - diceva - donna onesta dal cuore incorrotto che un uomo non sia sicuro di conquistare assicurandosene la gratitudine. E' uno dei mezzi più certi e più rapidi. Un uomo che dichiara il suo amore a parole è uno sciocco. L'unico modo di farlo è con le proprie attenzioni». Ecco il segreto delle sue conquiste.
A diciassette anni perse la propria verginità, seducendo contemporaneamente due sorelle, Nanette e Marton. «Nella mia lunga carriera di libertino - scrisse nelle Memorie, rievocando l'eccezionale impresa - durante la quale la mia invincibile inclinazione per il bel sesso m'ha insegnato a usare tutti i mezzi di seduzione, ho fatto girare la testa a qualche centinaio di donne. La chiave del mio successo è dovuta al fatto che non ho mai attaccato le novizie, quelle i cui principi morali o pregiudizi erano un ostacolo alla riuscita, se non insieme con un'altra donna. Ho capito ben presto che una ragazza si lascia difficilmente sedurre per mancanza di coraggio, mentre, quando si trova con un'amica, s'arrende con abbastanza facilità: le debolezze dell'una causano la caduta dell'altra».
I. MONTANELLI - R. GERVASO, L'Italia del Settecento (1700-1789), pp. 639-640.

"Nella sua alcova s'avvicendavano grandi dame e semplici popolane. Gli piacevano tutte, e a tutte egli piaceva. Ma le sue cotte duravano lo spazio d'un mattino, anzi d'una notte".
[...]
Concupì persino una giovane monaca, Caterina Capretta, con la complicità d'una compagna di cella, Maria Maddalena, amica della novizia e amante dell'ambasciatore francese de Bernis [...]. I convegni amorosi che si svolgevano nella sua garçonnière erano oggetto di commenti maligni e di piccanti pettegolezzi. I festini cominciavano con una cena luculliana e culminavano in vere e proprie orge collettive, che il padrone di casa dirigeva con grande maestria da dietro un paravento munito d'oblò. Qualche volta anche l'anfitrione si buttava nella mischia, e allora Giacomo ne prendeva il posto di regista e di guardone.
Nella Venezia del Settecento queste quadriglie erano all'ordine del giorno e non scandalizzavano nessuno.
I. MONTANELLI - R. GERVASO, L'Italia del Settecento (1700-1789), pp. 642-644.

"Anche sul piano umano, non si presta che a giudizi polivalenti. Casanova fu un baro, una spia, un imbroglione, un falsario, ma anche un perfetto cavaliere, un gran signore, uno straordinario giornalista, uno scrittore di razza: il vero italiano del Settecento, apolide e cosmopolita, condannato a una vita corsara dalla mancanza di una patria, di una società, di una fede e di una morale".
I. MONTANELLI - R. GERVASO, L'Italia del Settecento (1700-1789), p. 653.
 
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view post Posted on 21/3/2015, 15:34     +1   -1
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Dalle note al Libro di Sabbia di Borges:
"Avelino Arredondo: fu pubblicato direttamente in volume. Il racconto immagina o «sogna», come precisa il finale, le circostanze dell'attentato a Juan Idiarte Borda, presidente dell'Uruguay dal 1894 al 1897, e in particolare la strategia, operativa e psicologica, messa in atto dall'attentatore. In un dibattito con Eduardo Gudino Kieffer del 1972 sul tema «La violencia: miradas opuestas» Borges ricorda il crimine di Avelino Arredondo in un brano che è un breve riassunto del (forse ancora non scritto) racconto: «era un giovane studente della fine del secolo scorso che credette - ritengo, erroneamente - che l'unica soluzione al problema politico fosse uccidere il presidente dell'Uruguay, Idiarte Borda. Fece correr voce per tutta Montevideo che sarebbe andato in campagna, ruppe con la fidanzata, si allontanò dagli amici, non lesse più giornali e visse nascosto in un sobborgo dove nessuno lo conosceva. Passarono i mesi. Un giorno ci fu un Te Deum nella cattedrale e domandò: «Dei signori che stanno uscendo, qual è il presidente?» (A quei tempi i presidenti non si facevano ritrarre, né c'era pubblicità). Glielo indicarono, lui prese il revolver, uccise Idiarte Borda, si consegnò alla polizia e disse: "Mi assumo tutta la responsabilità di questo atto; vivo da mesi senza vedere nessuno perché non si possa sospettare la presenza di un complice"». (M. E. Vàzquez, Borges, sus diasy su tiempo, Ja-vier Vergara, Buenos Aires, 1984, p. 250)."
 
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view post Posted on 25/5/2015, 11:41     +1   -1
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Dragaster Excuriam

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Lista molto interessante di falsari e copisti della storia: www.cultor.org/falsi/fx.html
 
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Fanciullo Orsù
view post Posted on 25/5/2015, 13:09     +1   -1




CITAZIONE (lagunaloire @ 25/5/2015, 12:41) 
Lista molto interessante di falsari e copisti della storia: www.cultor.org/falsi/fx.html

"Arte cosmopolita" (cit.)
 
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Gasperino er Carbonaro
view post Posted on 27/5/2015, 12:59     +1   -1




Quello che traspare da questi aneddoti è che il sesso era visto in ottica positiva, a quei tempi. Correggetemi se sbaglio.
Forse scopavano di più proprio perchè la pratica sessuale era considerata come una forma di arte, o comunque di intelligenza.
Oggi siamo al punto che vengo additato come perverso se affermo che mi scoperei volentieri una come Marta Flavi....che epoca limitata e ipocrita...
 
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view post Posted on 27/5/2015, 17:13     +1   -1
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Gasperino er Carbonaro
view post Posted on 28/5/2015, 09:10     +1   -1




Baldanzoso milfone orgiastico.
 
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view post Posted on 28/5/2015, 22:01     +1   -1
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Dragaster Excuriam

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CITAZIONE (Gasperino er Carbonaro @ 27/5/2015, 13:59) 
Quello che traspare da questi aneddoti è che il sesso era visto in ottica positiva, a quei tempi. Correggetemi se sbaglio.
Forse scopavano di più proprio perchè la pratica sessuale era considerata come una forma di arte, o comunque di intelligenza.
Oggi siamo al punto che vengo additato come perverso se affermo che mi scoperei volentieri una come Marta Flavi....che epoca limitata e ipocrita...

Come sempre poni degli spunti interessanti. Proprio adesso, in questo stesso momento, c'è il mio "amico" Alberto Agnola che sta facendo una trasmissione sugli Egizi e ha descritto le loro poesie amorose rinvenute su papiri (https://tonykospan21.wordpress.com/tag/poesia-antico-egitto/), dicendo che era una società che amava la vita, amava divertirsi e se la spassava (cosa che sanno in pochi, perché degli egizi si pensa soprattutto alle opere monumentale e alla religione misterica).
Stessa cosa, proprio Alberto Agnola, quando andai a sentirlo e a stringergli la mano, disse dei romani, basandosi peraltro sugli studi su Pompei. La stessa cosa possiamo dire dei greci (basti pensare a quell'opera che ho postato nella sezione della cultura).
Poi personalmente ti posso assicurare che i medievali, al di là del pregiudizio sui "secoli oscuri" se la godevano in modo spettacolare, tiravano per il culo il papa, lanciavano ortaggi agli imperatori, avevano tresche sessuali, etc etc. Andando avanti c'è la civiltà comunale, descritta perfettamente dal Boccaccio non solo nel Decamerone, ma anche nel Corbaccio (che dovrò postare perché è spettacolare). Non parliamo dei poeti comici.
Il Rinascimento, con la ripresa del classicismo, sappiamo tutti quanto godereccio è, per poi arrivare nell'età barocca con personaggi come Giangastone de' Medici che è un Santo Patrono di questo forum (il primo nominato tale). Si arriva poi alla Venezia barocca, agli aneddoti di Casanova e a quelli citati qua.

Insomma, non è stata la chiesa o la mentalità antica a creare tutti questi tabù; è stata (penso) la borghesia ottocentesca, quando vennero promossi dei modelli di vita molto differenti dai predecessori. Ricordiamo che l'avaro è stato da sempre preso in giro e disprezzato (Menandro, l'Aulularia di Plauto, Boccaccio, Moliere, etc) perché - cattolicesimo o no - la vita la si viveva al momento. Dall'Ottocento è nato il self-made man, l'uomo che vive per fare carriera, il capitalismo moderno (quello americano, per intendersi).
Adesso, non voglio fondere tante cose assieme, non ho neanche riflettuto bene, ma è chiaro che la società moderna, nata nell'Ottocento (anzi, dopo la Rivoluzione Francese) è quella in cui siamo adesso. Dicono tutti "postmoderna" ma no, fondamentalmente è sempre quella e c'è una cesoia pazzesca rispetto al Settecento. Insomma, il 1815 è più simile al 2015 che al 1715. Come mentalità.
Noi abbiamo tabù. Io ad esempio l'ho notato su di me, l'ho sempre detto, sono testimoni tutti, "Io parlo parlo però non faccio mai", è come sentirsi in colpa nell'abbandonarsi agli istinti, che rimangono una velleità virtuale (tipo le cazzate che scrivo qua sulle fregne da me adorate, sulle nane, sulle negre, sui trans etc). Molti direbbero "Eh, la mentalità cattolica", ma io sono sicuro che non si deve ricondurre a questo, ma a una cosa più profonda e subdola.

Per concludere, resta il fatto incontestabile che le civiltà antiche avevano molti meno tabù, molta più gioia di vivere e se la godevano di più. Ah, dimenticavo: i templi con le prostitute sacre, i baccanali, quel testo islamico di cui ho parlato che descrive porcate allucinanti e demenziali.
 
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view post Posted on 28/5/2015, 22:13     +1   -1
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Insomma, non è stata la chiesa o la mentalità antica a creare tutti questi tabù; è stata (penso) la borghesia ottocentesca, quando vennero promossi dei modelli di vita molto differenti dai predecessori. Ricordiamo che l'avaro è stato da sempre preso in giro e disprezzato (Menandro, l'Aulularia di Plauto, Boccaccio, Moliere, etc) perché - cattolicesimo o no - la vita la si viveva al momento. Dall'Ottocento è nato il self-made man, l'uomo che vive per fare carriera, il capitalismo moderno (quello americano, per intendersi).
[...]
"Eh, la mentalità cattolica"

Leggi questo:
http://it.wikipedia.org/wiki/L%27etica_pro...del_capitalismo

CITAZIONE
Dicono tutti "postmoderna" ma no

"postmoderno" riflette più un cambiamento sulla forma mentis artistica e dello spettacolo (soprattutto dello spettacolo) che su effettivi cambiamenti della società. E' ovvio che lo spettacolo e l'arte poi plasmano la mentalità collettiva, da qui tutti i temi cardine del postmodernismo (che sono poi i temi del modernismo portati al grottesco), come l'incomunicabilità, il relativismo, e via dicendo. Per il resto, l'occidente è pieno di società che cercano di fare il salto da industriali a postindustriali, si veda l'esplosione di nuovi "mestieri" (tra molte virgolette) che rientrano nel settore terziario; ma se non ci fosse il costante aumento dell'automazione in tutti i campi (che è una delle cause della crisi) questo NON sarebbe assolutamente possibile, infatti le basi di questo cambiamento sono estremamente povere e soggette a continui scossoni. A dio piacendo, il crollo è imminente, ma a dio non piace un cazzo da secoli a quanto pare.
 
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Fanciullo Orsù
view post Posted on 28/5/2015, 22:28     +1   -1




CITAZIONE (Skop's @ 28/5/2015, 23:01) 
Insomma, non è stata la chiesa o la mentalità antica a creare tutti questi tabù

la chiesa contribuisce nella misura in cui lo spiritualismo è ridotto a moralismo.
Questo non significa affatto che il moralismo sia religioso, significa anzi proprio il contrario: che la prima irreligiosità nasce proprio nei ministri di culto, nel momento in cui fanno del moralismo la base religiosa.
Se parliamo però di moralismo, questo nasce ovunque, tra atei scienziati professori artisti contadini magistrati criminali politici. Tutti usano moralismo
e tendono a classificarlo come "legge universale", magari non chiamandola religione ma Etica, anziché d'accontentarsi che sia la convinzione loro. In questo c'è il presagio inconscio di quanto siano puttanate relative, alla fine.
La visione del sesso come peccato e il culto dell'apparenza (ovvero: si fa, ma non si dice, si dice, ma si definisce) ha una chiara matrice clericale. E' sempre stata una questione fondamentale negare che Cristo stesse con Maddalena o meno, o che la Madonna fosse non solo vergine ma che non avesse avuto altri figli. Il celibato dei preti, nato per contrastare concubinato e poligamia, di certo rafforzò questa tendenza.
In epoca antica il sesso non solo non era considerato moralisticamente, ma era riconosciuta una componente "sacra", e questo è documentato sotto diversi culti. Oggi quel poco che è sopravvissuto, è descritto dal Tantrismo. Che però a sua volta, cade in un sacco di equivoci.
Di certo non parlarne e non considerarlo, porta all'ipocrisia. Il sesso non è solo una cosa legata agli atti sessuali, ma qualcosa che condiziona anche pensieri emozioni ed atti, spesso senza che questo sia avvertito del tutto dalle persone: questo anche perché la tanto il mondo culturale quanto quello dogmatico sono agli antipodi dell'antico principio del "Conosci te stesso", e la psicologia moderna tende ad esplorare una sola sfaccettatura delle persone.

CITAZIONE
Molti direbbero "Eh, la mentalità cattolica", ma io sono sicuro che non si deve ricondurre a questo, ma a una cosa più profonda e subdola.

La mentalità è una conseguenza. Tu puoi cambiare anche mentalità (non è semplice, ma ci si può riuscire progressivamente) ma difficilmente cambierai le tue emozioni o il tuo lato sessuale, o i gusti del fisico.
Sono cose un po' congenite, ed un po' derivanti dall'infanzia. La mentalità si pone come "tappo", casomai: uno vede la mentalità, e non vede quel che c'è sotto. Quindi si parla solo di mentalità, si fa la guerra delle idee, e si continua ad avere radici sepolte in comune.
Si continua a sostenere che la mente e il cervello siano la parte che comanda nelle persone, ma è più giusto dire che è l'unica che si vede con chiarezza, ed è quella che impedisce di vedere altro.

Edited by Fanciullo Orsù - 28/5/2015, 23:29
 
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