Guardarsi le mani in sogno, Sogni lucidi e puttanate simili

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 21/5/2014, 21:59     +1   -1
Avatar

Dragaster Excuriam

Group:
I Metalmeccanici della Fonderia
Posts:
12,868
Spermatozoi:
+2,032
Location:
Corea di Huntington

Status:


CITAZIONE (Fanciullo Orsù @ 21/5/2014, 14:21) 
Hai mai sognato astronavi?

Video

CITAZIONE (lagunaloire @ 21/5/2014, 22:29) 
Lingue che si cercano di caverna in caverna, di buco in buco del culo.

Uomo nudo capelluto, uomo nudo mani, nel tuo fragile filo di arianna.

CITAZIONE
(é Lupin III)

Video
anche se purtroppo quella scena non c'è.
 
Punto di contacto  Top
Fanciullo Orsù
view post Posted on 22/5/2014, 10:27     +1   -1




CITAZIONE (lagunaloire @ 21/5/2014, 22:29) 
Non tirare in ballo il sesso, che già quando Freud fa questo gli tirerei una mela in testa. Poi il mio desiderio non è l'allontanamento definitivo, tutt'altro, anzi vorrei andarli a trovare (e ogni tanto lo facevo).

Freud ne era ossessionato e lo metteva in ogni cosa,
del tipo: "lo vedi quel pilastro? è un simbolo fallico", ecc, ecc.
Questo però non significa che esso non c'entri in nessuna cosa:
nei sogni esce prepotentemente, perché nel sesso c'è
l'energia creativa, e quando uno non ne usa o ne spreca troppa
di giorno, di notte (nell'inconscio) si sbizzarrisce.
In noi tutto è collegato, compreso quelle cose che
sottovalutiamo o non vediamo immediatamente.
Il fatto che tu non lo voglia tirare in ballo, piuttosto,
può esserti utile (per te, non sono un voyeur di queste cose).
Tu puoi non vedere una cosa, e quella continua ad esistere
ma senza che tu ne sia consapevole: semplicemente, è questo l'inconscio.

CITAZIONE (lagunaloire @ 21/5/2014, 22:29) 
CITAZIONE (Fanciullo Orsù @ 21/5/2014, 14:21)
e in questi racconti,
fai tutto ciò che vorresti fare là dentro, TUTTO,

Lavorare per guadagnare i soldi (uuurgh adesso dai di matto).

sì ma non accontentarti di guadagnare 2000 euro al mese,
almeno in un racconto scrivici qualcosa di pienamente soddisfacente
senza preoccuparti che esso sia esagerato: racconta
di essere pagato 5 milioni al mese come un calciatore ad esempio,
e magari 50 grazie alle pubblicità che fai al ruolo di operaio,
queste però sono idee provenienti da me, tu scrivi delle cose
che piacciono a te e che ti facciano (nel racconto)
ridere o sentire soddisfatto, e non ponerti alcun limite di coerenza. :)

CITAZIONE (lagunaloire @ 21/5/2014, 22:29) 
Che ripetizioni? I sogni sono ambientati lì ma non sono ripetitivi, c'é sempre qualcosa di nuovo.

mi riferivo all'aspetto che si ripete,
non alla totalità del sogno.

D'altro canto, è la stessa regola delle situazioni di vita:
se uno sa rendersi conto di cosa cambia nelle situazioni
che apparentemente sono tutte uguali, trova un mondo.

Osservare i lati ricorrenti serve a riscoprire i collegamenti;
osservare i lati diversi serve a scoprire le tipicità di quella situazione.

Entrambi gli approcci sono utili soprattutto quando lo fai volontariamente,
e non perché è la cosa più facile da vedere, quella immediata.
Lo sguardo è "un fascio di luce": dirigilo dove non si posiziona da solo.

CITAZIONE (lagunaloire @ 21/5/2014, 22:29) 
In compenso alcune volte ho sognato di essere sull'autobus per andare all'universitá e che poi questo o precipitava in montagna o, piú frequentemente, si immetteva in una passerella di legno circondata dall'acqua che finiva, trovando la morte per annegamento. Peró non ero mai spaventato da questo, ma la prendevo con filosofia, dicendo "Eh, va bé, può capitare... comunque é questione di pochi momenti".

Anch'io ho frequentemente fatto sogni
in cui morivo o rischiavo secco.
Si mischiano più fattori: le proprie paure
(io ad esempio, per molti anni ho sofferto
di vertigini e sognavo sempre di cadere dal
balcone della casa della mia infanzia),
e avevo anche una fottuta paura di morire annegato.

Nel sogno però morivo frequentemente in questo modo,
senza avere paura. Come vedi, le cose si mischiano,
per quanto non sto sostenendo che la logica del sogno
sia uguale per tutti. Nel sogno molte volte mi sono
trovato in mezzo a tribù africane e per salvarmi la vita
uccidevo degli indigeni col fioretto. Altre volte,
senza sapere che fosse un sogno,
dicevo: tutto ciò è un'illusione! e capivo d'essere in un sogno.
D'altronde l'avrei potuto dire in qualsiasi altro contesto :rotfl:
ed è utile:

1287561177920La-vita-sogno

CITAZIONE
Sempre coi mezzi di trasporto, spesso sogno di tornare a guidare la mia Ford Escort

di quella hai sottolineato molte volte come la considerassi un essere vivente, giustamente.

CITAZIONE
e talvolta la Peugeot attuale.

chi ha comprato quella macchina? :look:

CITAZIONE
Il "volare" non é una cosa che m'affascina molto, non ho mai avuto tanto rispetto mistico per gli uccelli né ho avuto fobie di andare sull'aereo o intenso desiderio di volare. La prima volta che ho preso un aereo (luglio '13) l'ho fatto come un autobus. Son stato attento alle differenze, sí, ma non é stato niente di "emozionante".

credo che il disinteresse sia un terreno fertile su cui far crescere il distacco.
E il distacco è utile per valutare le cose senza coinvolgimento personale.
Possono venirti fuori orizzonti inaspettati, da queste cose,
senza avere l'urgenza nè la necessità di renderle tue passioni
(quello delle 'passioni' è un meccanismo alle volte perverso)
ma leggendo, ogni tanto, qualcosa ad essi legato, senza aspettative.

CITAZIONE
Mia mamma invece sogna spesso di volare.

anche tu credo, ma non lo ricordi. Nel sogno di una notte c'è la condensazione
infinita di tantissime cose, figurati nei sogni di 26 anni.
E' come una conferenza di Jodorowsky, si tirano fuori le cose che più ci hanno colpito
oppure, si cerca di fare più discorsi e ogni giorno se ne caccia fuori uno diverso.

Ricordarsi di aver sognato di volare è tipicamente femminile, comunque,
a mio avviso perché (tra le tante cose) è una cosa legata ad un certo tipo di libertà
che non è facilmente comprensibile, o desiderabile, dal maschio.

Detto ciò, tutti noi abbiamo le due nature maschile e femminile,
e in ciò non c'è quasi nulla di sessuale, è una distinzione
tra il lato razional-logico-pratico-sportivo-lottatore
e quello emotivo-artistico-teorico-curante,
e nessuna corrispondenza diretta tra un maschio fisico
e una femmina fisica, anche se a volte corrisponde
con una predominanza di un carattere e di uno stile di vita.
 
Top
view post Posted on 21/12/2014, 18:11     +1   -1
Avatar

Dragaster Excuriam

Group:
Dirty Blue Gene
Posts:
21,833
Spermatozoi:
+2,372
Location:
A Trieste, provincia di Bari. In Polonia.

Status:


CITAZIONE (Cough Ferati @ 21/5/2014, 21:59)
CITAZIONE (Fanciullo Orsù @ 21/5/2014, 14:21) 
Hai mai sognato astronavi?

Video

TERRIFICANTE :sedia:
CITAZIONE (Cough Ferati @ 21/5/2014, 21:59)
Video
anche se purtroppo quella scena non c'è.

Ahahahahah ma perché della LABA? E' tipo una scuola per "presunti artisti o aspiranti tali". Pagano tipo 10.000€ all'anno per fare quelle cose. E non hanno neanche messo il culo che si gonfia.
CITAZIONE (Fanciullo Orsù @ 22/5/2014, 10:27) 
Freud ne era ossessionato e lo metteva in ogni cosa,
del tipo: "lo vedi quel pilastro? è un simbolo fallico", ecc, ecc.
Questo però non significa che esso non c'entri in nessuna cosa:

Ok, infatti non dicevo questo, ma contestavo il fatto che lo mettesse ovunque. Il sesso è innegabilmente importante e regola parte dei nostri pensieri, ma non è una cosa così totalizzante, specialmente in certi periodi di vita.
CITAZIONE (Fanciullo Orsù @ 22/5/2014, 10:27) 
non ponerti alcun limite di coerenza. :)

No no, non mi ponerto. E' incredibile come il verbo porre crei difficoltà in qualsiasi lingua... la declinazione verbale in portoghese è impossibile, pazzesco.
CITAZIONE (Fanciullo Orsù @ 22/5/2014, 10:27) 
Nel sogno però morivo frequentemente in questo modo,
senza avere paura.

La paura della morte è una condizione che abbiamo in quanto occidentali, gli indigeni e i primitivi non l'avevano. Peraltro, non è che l'abbiamo perché non si crede più in Dio, ma credo che proprio il cattolicesimo ne sia responsabile, dandoci qualcosa da perdere quando invece le società più primitive non l'avevano.
CITAZIONE (Fanciullo Orsù @ 22/5/2014, 10:27) 

Non ho una peseta con me :(
CITAZIONE (Fanciullo Orsù @ 22/5/2014, 10:27) 
chi ha comprato quella macchina? :look:

Più della metà l'ho pagata io, inoltre l'ho mantenuta sino all'anno scorso pagando bollo ed assicurazione, mentre adesso se ne occupa mio papà (l'anno scorso non ho pagato nulla, d'altronde non ero in Italia, quest'anno solo bollo) perché la usano soprattutto i miei genitori, essendo in 4 con la patente e 2 macchine. Però è mia, ma intestata a mia mamma per questione di costi di bollo.
CITAZIONE (Fanciullo Orsù @ 22/5/2014, 10:27) 
anche tu credo, ma non lo ricordi.

No, credo che almeno una volta l'avrei ricordato. Solo che nei sogni mi viene sostituito con l'andare in macchina (e la Escort la sogno davvero spessissimo) o talvolta in bicicletta/a piedi.
CITAZIONE (Fanciullo Orsù @ 22/5/2014, 10:27) 
e nessuna corrispondenza diretta tra un maschio fisico
e una femmina fisica, anche se a volte corrisponde
con una predominanza di un carattere e di uno stile di vita.

Io sono un ASESSUALE allora. Mi rivolgo a voi, ASESSUATI (cit)
 
Top
Fanciullo Orsù
view post Posted on 22/12/2014, 00:05     +1   -1




CITAZIONE (lagunaloire @ 21/12/2014, 18:11) 
La paura della morte è una condizione che abbiamo in quanto occidentali, gli indigeni e i primitivi non l'avevano. Peraltro, non è che l'abbiamo perché non si crede più in Dio, ma credo che proprio il cattolicesimo ne sia responsabile, dandoci qualcosa da perdere quando invece le società più primitive non l'avevano.

perfettamente d'accordo, per quanto mi riguardo ho sempre ritenuto che il crocifisso come simbolo principale (e non la risurrezione o la croce stessa, anziché il cadavere lì sopra appeso), la tristezza totale dei funerali, come sono fatti i cimiteri, tutto (nel modo in cui è impostato) crea attorno alla morte un'atmosfera lugubre.
Trovo che, senza una particolare necessità, si sia "calcata la mano" su alcuni aspetti, facendo pesare la bilancia in modo esagerato verso determinate cose (ad esempio anche la madonna e i santi).

Video
 
Top
Fanciullo Orsù
view post Posted on 27/12/2014, 21:46     +1   -1




Ho appena sognato che skop's e dome, dopo tanto aver rubato e profanato tombe nei modi più triviali,
eran infine divenuti cannibali necrofagi e girando per i cimiteri gli venivano a noia i soliti spuntini,
allora gli dicevo: eh, ma guardate che ci stanno quei santi il cui corpo è rimasto intatto,
e loro perciò s'introducevano nelle chiese dov'erano custodite le spoglie di costoro e se ne cibavano ingordi.
 
Top
view post Posted on 5/1/2015, 11:52     +1   -1
Avatar

Regista di merda!

Group:
Amanti degli avioleggeri
Posts:
2,365
Spermatozoi:
+813

Status:


Io sono sfortunato, inizio a sognare sempre alle 9-10 di mattina.
Comunque mi trovo in una città, è tardi e devo cercare la mia Mitsubischi Spacestar, che ora non possiedo più, per tornare a casa mia che è molto lontana dalla città in cui mi trovo nel sogno. Questa città è composta da 3 luoghi: un modesto baretto su una scarpata, una specie di circoletto/gazebo all'angolo della stessa strada in salita in cui compare il bar e poi un lungomare che raccoglie vari elementi di città già visitate( per la maggiore Palermo). In lontananza spunta il monte Pellegrino a fare le veci del vesuvio panoramico, però molto più vicino e quasi dentro il mare, e la luna è molto più grande del normale, inoltre l'illuminazione della città è totalmente assente, non ci sono ne luci ne lampioni accesi, è tutto buio bluastro ed l'atmosfera è illuminata solo dalla luna, che tra l'altro non si riflette nel mare.
Comunque il sogno parte su una villa situata in una delle alture che circondano la città. Sono appena uscito da una festa alterato dall'alcool per andarmene via e insieme a me lascia anche una ragazza che non vedo più da un sacco di tempo. Facciamo la strada insieme per uscire e parliamo lungo il tragitto non so di cosa, ma parliamo tanto perchè il tragitto è un labirinto di siepi. Arriviamo al cancello e c'è suo padre che la attende, io non l'ho mai visto però me lo sono immaginato lo stesso. Lei mi chiede come farò ad andarmene ed io per fare lo spaccone dico che intercetterò qualcosa giù in città. Lei mi dice che sono pazzo e finsice la prima parte.
La seconda parte inizia con me giù in città al baretto pieno di giovani della piccola borghesia. Qui interagisco con qualcuno ma non mi ricordo :asd: . Comunque devo cercare la macchina e tornare a casa, quindi mi avvio passando in questo circoletto/gazebo dove vedo che sono riunite molte persone che festeggiano. Mi unisco al loro rito, un ballo stranissimo che si faceva a testa in giù, sottosopra, gambe all'aria e stavamo tutti azzeccati, forse per evitare di cadere. Comunque io per la maggior parte del tempo nel ballo lo passo cercando di mettermi sottosopra ma è veramente poco il tempo in cui io riesco a rimanere in equilibrio a testa in giù. Inoltre le suole delle nostra scarpe all'aria venivano tracciate da un sensore che poi le trasformava su un monitor in punti in movimento, mentre un programma eseguiva curvature tra questi per creare figure geometriche.
Comunque finisce il balletto e continuo la mia strada alla ricerca della mitsubischi spacestar. Quindi giungo sul lungo mare dove non c'è anima viva. E' un ambiente che definirei magico, cupo, silenzioso, lo percepisco come un essere vivente. Cerco nei vicoletti bui, dove ero sicuro di aver parcheggiato la mia auto, ma non mi addentro molto. Come se fosse solo un sfondo fine a se stesso, lascio il lungomare e ritorno al bar. Qui mi accorgo che si è fatto veramente tardi quando vedo che tutti quanti se ne sono andati tranne due tizi che scopano sul marciapiede :asd:. Il sogno finisce che come un disperato mi accingevo a riperlustrare i luoghi già visitati, soprattuto i vicoletti bui.
E' questo è quanto.
 
Top
view post Posted on 5/1/2015, 18:23     +1   -1
Avatar

Dragaster Excuriam

Group:
I Metalmeccanici della Fonderia
Posts:
12,868
Spermatozoi:
+2,032
Location:
Corea di Huntington

Status:


CITAZIONE (Ferraù @ 5/1/2015, 11:52) 
Inoltre le suole delle nostra scarpe all'aria venivano tracciate da un sensore che poi le trasformava su un monitor in punti in movimento, mentre un programma eseguiva curvature tra questi per creare figure geometriche.

eye_reasonably_small_400x400
 
Punto di contacto  Top
view post Posted on 7/1/2015, 11:29     +1   -1
Avatar

Regista di merda!

Group:
Amanti degli avioleggeri
Posts:
2,365
Spermatozoi:
+813

Status:



Che puttanate che sogno, ma mica un aggeggio del genere esiste? Magari vendo l'idea a qualcuno, ci faccio i dindini e vado da Fazio a prenderlo per il culo
 
Top
view post Posted on 18/3/2015, 12:45     +1   -1
Avatar

Dragaster Excuriam

Group:
Dirty Blue Gene
Posts:
21,833
Spermatozoi:
+2,372
Location:
A Trieste, provincia di Bari. In Polonia.

Status:


Ultimamente sto facendo un sacco di sogni assurdi, solo che non ho un diario per trascriverli e dopo una giornata si cancellano dalla mia memoria a breve termine. Però chissenefrega, tanto non vogliono dire niente, e se anche hanno delle interpretazioni, Freud m'insegna che sono tutte orientate all'incesto con la propria madre o alla voglia di cazzi.

Stanotte (anzi, era già stamattina) ho sognato che ero a Lisbona, però era uno scenario molto strano perché c'era molto vento, assomigliava quasi a Trieste e la geografia della città era incoerente, anche se la riconoscevo. Ero in Praça do Comercio che però s'era trasformata in una specie di porto. Io mi fermavo a fissare il fiume, che era molto mosso (tanto che pensavo "Non si direbbe un fiume, ma un mare"). Poi, ricordatomi che ero lì solo per un fine settimana e solo per comprare delle cose, ossia una bandiera del Brasile e magliette/sciarpe di calcio, mi dirigevo per la Baixa (andando invece verso Santa Apolònia, però era coerente nel sogno) e pensavo "Sabato devo ricordarmi di svegliare presto ed andare alla Feira da Ladra!").
La stranezza del sogno era che mi accorgevo di avere addosso una maglietta del Lecce 1997-98.
CITAZIONE (Fanciullo Orsù @ 22/12/2014, 00:05)
CITAZIONE (lagunaloire @ 21/12/2014, 18:11) 
La paura della morte è una condizione che abbiamo in quanto occidentali, gli indigeni e i primitivi non l'avevano. Peraltro, non è che l'abbiamo perché non si crede più in Dio, ma credo che proprio il cattolicesimo ne sia responsabile, dandoci qualcosa da perdere quando invece le società più primitive non l'avevano.

perfettamente d'accordo, per quanto mi riguardo ho sempre ritenuto che il crocifisso come simbolo principale (e non la risurrezione o la croce stessa, anziché il cadavere lì sopra appeso), la tristezza totale dei funerali, come sono fatti i cimiteri, tutto (nel modo in cui è impostato) crea attorno alla morte un'atmosfera lugubre.
Trovo che, senza una particolare necessità, si sia "calcata la mano" su alcuni aspetti, facendo pesare la bilancia in modo esagerato verso determinate cose (ad esempio anche la madonna e i santi).

Cioè, rileggendo il quote, sono rimasto incredulo di come sia riuscito a formulare un pensiero conciso e intelligente. L'avrò sicuramente copiata dal Taccuino di Fabius Volis.
CITAZIONE (Fanciullo Orsù @ 22/12/2014, 00:05)

She's a zombie now!
Video
CITAZIONE (Fanciullo Orsù @ 27/12/2014, 21:46)
Ho appena sognato che skop's e dome, dopo tanto aver rubato e profanato tombe nei modi più triviali,
eran infine divenuti cannibali necrofagi e girando per i cimiteri gli venivano a noia i soliti spuntini,
allora gli dicevo: eh, ma guardate che ci stanno quei santi il cui corpo è rimasto intatto,
e loro perciò s'introducevano nelle chiese dov'erano custodite le spoglie di costoro e se ne cibavano ingordi.

Ma è un sogno o la realtà? Sai che non capisco?
CITAZIONE (Ferraù @ 5/1/2015, 11:52)
Io sono sfortunato, inizio a sognare sempre alle 9-10 di mattina.

Meglio, così li ricordi.
Molto bello il sogno, è un misto tra Lynch, Chrono Trigger e quei videogiochi punta-e-clicca gialli ambientati in posti tenebrosi.
CITAZIONE (Cough Ferati @ 5/1/2015, 18:23)

Ahahahah perché proprio quello, e perché l'immagine è soprannominata "eye reasonably small" :asd:?
CITAZIONE (Ferraù @ 7/1/2015, 11:29) 
Che puttanate che sogno, ma mica un aggeggio del genere esiste? Magari vendo l'idea a qualcuno, ci faccio i dindini e vado da Fazio a prenderlo per il culo

A me ha ricordato quei sensori che mettevano sulle persone per ricreare fattezze reali nei giocatori di Fifa dei primi anni Duemila.
Ecco qui, trovato, era Fifa 2000, quante bestemmie su quel gioco di merda:
Video
 
Top
Fanciullo Orsù
view post Posted on 31/5/2015, 01:05     +1   -1




L'UOMO E I SUOI SIMBOLI.
INTRODUZIONE ALL'INCONSCIO
di Carl G. Jung.

- L'importanza dei sogni.

L'uomo usa la parola parlata o scritta per esprimere il significato di quello che egli
vuole comunicare. Il suo linguaggio è pieno di simboli, ma egli spesso fa uso
anche di segni o di immagini che non sono descrittivi in senso stretto. Alcuni sono
semplici abbreviazioni o successioni di iniziali, come ONU, UNICEF, o UNESCO;
altri sono familiari marchi di fabbrica, nomi di specialità medicinali, simboli o
insegne. Sebbene siano in se stessi privi di significato, essi hanno acquistato un
significato riconoscibile attraverso l'uso comune o per un intento convenzionale.
Tutti questi non sono simboli. Essi sono segni e non hanno altro compito che
quello di denotare gli oggetti a cui sono riferiti.
Ciò che noi chiamiamo simbolo è un termine, un nome, o anche una
rappresentazione che può essere familiare nella vita di tutti i giorni e che tuttavia,
possiede connotati specifici oltre al suo significato ovvio e convenzionale. Esso
implica qualcosa di vago, di sconosciuto o di inaccessibile per noi. Per esempio,
molti monumenti cretesi sono contraddistinti dal disegno della doppia ascia. Si
tratta di un oggetto che ci è familiare ma di cui non conosciamo le implicazioni
simboliche. Per fare un altro esempio, prendiamo il caso di quell'indiano che, dopo
aver visitato l'Inghilterra, tornato in patria raccontò ai suoi amici che gli Inglesi
venerano gli animali dal momento che egli aveva trovato aquile, leoni e buoi nelle
vecchie chiese che aveva visitato. Egli non sapeva, né lo sanno molti cristiani, che
questi animali simboleggiano gli Evangelisti e derivano dalla visione di Ezechiele e
che questa, a sua volta, ha un'analogia con la divinità egiziana del sole, Horus, e i
suoi quattro figli. Ci sono poi altri oggetti, come la ruota e la croce, che sono
conosciuti in tutto il mondo e che tuttavia hanno un significato simbolico in certe
particolari condizioni. Ciò che essi simboleggino di preciso è ancora materia di
controversia.
Perciò una parola o un'immagine è simbolica quando implica qualcosa che sta al
di là del suo significato ovvio e immediato. Essa possiede un aspetto più ampio,
«inconscio», che non è mai definito con precisione o compiutamente spiegato. Né
si può sperare di definirlo o spiegarlo. Quando la mente esplora il simbolo, essa
viene portata a contatto con idee che stanno al di là delle capacità razionali. La
ruota può condurre i nostri pensieri al concetto di un sole «divino», ma a questo
punto la ragione deve ammettere la propria incompetenza: l'uomo è incapace di
definire un essere «divino». Quando, con tutte le nostre limitazioni intellettuali, noi
chiamiamo qualcosa «divino», non abbiamo fatto altro che attribuirgli un nome che
al massimo può esser fondato sopra un credo, non su prove di fatto.
Poiché ci sono innumerevoli cose che oltrepassano l'orizzonte della comprensione
umana, noi ricorriamo costantemente all'uso di termini simbolici per rappresentare
concetti che ci è impossibile definire o comprendere completamente. Questa è una
delle ragioni per cui tutte le religioni impiegano un linguaggio simbolico o delle
immagini. Tuttavia questo uso consapevole dei simboli è soltanto un aspetto di un
fatto psicologico di grande importanza: anche l'uomo produce simboli
inconsciamente e spontaneamente sotto forma di sogni.
Non è facile afferrare questo punto, ma è necessario arrivare a farlo se vogliamo
conoscere qualcosa di più sul modo in cui opera la mente umana. Se riflettiamo un
momento ci rendiamo subito conto che l'uomo non percepisce o comprende mai
nulla completamente. Egli può vedere, udire, toccare e gustare, ma la capacità
della sua vista e del suo udito, come pure ciò che gli viene rivelato dal tatto o dal
gusto, tutto dipende dal numero e dalla qualità dei suoi sensi. Questi limitano la
sua percezione del mondo che lo circonda. Usando strumenti scientifici egli può
compensare in parte le deficienze dei propri sensi. Per esempio egli può estendere
il suo campo visivo ricorrendo al binocolo o il suo campo uditivo attraverso
l'amplificazione elettrica; tuttavia anche i più complessi apparati non possono far di
più che trasportare oggetti distanti o di piccole dimensioni nel suo campo visivo o
rendere più udibili suoni deboli. A prescindere dagli strumenti da lui usati, a un
certo punto l'uomo raggiunge un limite di certezza al di là del quale la sua
conoscenza non può procedere.
Ci sono, poi, aspetti inconsci della nostra percezione della realtà. Il primo è
costituito dal fatto che anche quando i nostri sensi reagiscono a fenomeni reali, a
visioni, a suoni, essi vengono in qualche modo tradotti dal piano della realtà a
quello della mente. Qui essi diventano eventi psichici la cui sostanziale natura è
inconoscibile, in quanto la psiche non può conoscere la propria sostanza psichica.
In tal modo ogni esperienza contiene un numero infinito di fattori sconosciuti, per
non dire del fatto che ogni oggetto concreto è sempre sconosciuto sotto certi
aspetti dal momento che non siamo in grado di conoscere la natura sostanziale
della materia in sé.
Perciò esistono certi eventi che noi non abbiamo registrato consapevolmente: essi
sono rimasti, per così dire, al di sotto della soglia della coscienza. Essi sono
accaduti ma sono stati assorbiti subliminalmente senza la partecipazione della
nostra conoscenza consapevole. Noi possiamo prender coscienza di questi
avvenimenti solo in un momento di intuizione o tramite un processo profondo di
pensiero che ci porti in un secondo momento alla consapevolezza del fatto che
essi debbono essersi necessariamente realizzati. E benché si possa averne
inizialmente ignorata l'importanza emotiva e vitale, essa riaffiora dall'inconscio
come una specie di fenomeno riflesso.
Essa può apparire, ad esempio, sotto forma di un sogno. Di regola, l'aspetto
inconscio di ogni evento si rivela a noi nei sogni, dove esso appare non come
pensiero razionale ma sotto forma di immagine simbolica. Storicamente è stato lo
studio dei sogni a porre gli psicologi in condizione di investigare l'aspetto inconscio
degli eventi psichici manifestantisi al livello della coscienza.
E' sulla base di questa evidenza che gli psicologi suppongono l'esistenza di una
psiche inconscia, sebbene molti scienziati e filosofi neghino la sua esistenza. Essi
argomentano ingenuamente che una posizione di questo tipo implica l'esistenza di
due «soggetti», o, per dirla in linguaggio comune, di due personalità all'interno
dello stesso individuo. Ma è proprio questa la sua precisa implicazione ed è una
delle più drammatiche caratteristiche dell'uomo moderno il fatto che egli soffra di
questa divisione della propria personalità. Non si tratta assolutamente di un
sintomo patologico: è un fatto perfettamente normale che può essere osservato
ovunque e in ogni tempo. Non accade solo al nevrotico che la propria mano destra
non sappia che cosa fa la sinistra. Questa drammatica situazione è un sintomo
della condizione generale di incoscienza che costituisce l'innegabile eredità
comune di tutto il genere umano.
L'uomo ha sviluppato la coscienza con lentezza e laboriosamente in un processo
che condusse dopo numerosissimi secoli allo stadio della civiltà (che
arbitrariamente viene fatta risalire all'invenzione della scrittura intorno al 4000
a.C.). Questa evoluzione è tutt'altro che completa dal momento che larghe zone
della mente umana sono ancora avvolte dall'oscurità. Ciò che noi chiamiamo
«psiche» non corrisponde affatto alla coscienza e ai suoi contenuti.
Chiunque neghi l'esistenza dell'inconscio suppone di fatto che la nostra attuale
conoscenza della psiche sia totale. Questa opinione è altrettanto falsa quanto la
supposizione che noi si conosca ormai tutto ciò che c'è da conoscere dell'universo
naturale. La nostra psiche è parte della natura e i suoi enigmi sono infiniti. Ci è
pertanto impossibile definire sia la psiche che la natura: noi possiamo dire solo ciò
che esse sono per noi e descrivere, come meglio possiamo, il loro funzionamento.
Di conseguenza, a prescindere dall'evidenza accumulata dalla ricerca medica,
sussistono notevoli fondamenti logici per respingere affermazioni come quelle
secondo cui «l'inconscio non esiste». Coloro che fanno simili affermazioni
denunciano un antiquato «misoneismo», cioè la paura del nuovo e dello
sconosciuto.
Ci sono ragioni storiche che giustificano questa resistenza all'idea di una parte
sconosciuta della psiche umana. La coscienza è una recentissima acquisizione
della natura ed è tuttora nella sua fase «sperimentale». Essa è fragile, sottoposta
alla minaccia di rischi specifici e facilmente danneggiabile. Come hanno osservato
gli antropologi, una delle più comuni forme di alienazione mentale che si manifesta
fra i popoli primitivi è quella che essi chiamano «la perdita dell'anima»: ciò
significa, come indica il nome, una notevole spaccatura (o, più tecnicamente, una
dissociazione) della coscienza.
Fra questi popoli, in cui la coscienza si trova a un livello di sviluppo diverso dal
nostro, l'«anima» (o psiche) non è concepita come un'unità. Molti primitivi
sostengono che l'uomo possiede un'«anima della foresta» oltre alla propria e che
quest'anima è incarnata in un animale selvaggio o in un albero, con i quali
l'individuo umano ha una specie di identità psichica. Questo è il fenomeno che il
celebre etnologo francese Lucien Lévy-Brühl ha definito «partecipazione mistica».
Successivamente egli ha eliminato questo termine sotto la pressione di una critica
avversa, ma ritengo che i suoi critici fossero in errore. E' risaputo che, dal punto di
vista psicologico, l'individuo può possedere una identità inconscia di questo tipo
con qualche altra persona od oggetto.
Questa identità assume varie forme differenti tra i primitivi. Se l'anima della foresta
è quella di un animale, questo viene considerato come una specie di fratello
dell'uomo. L'uomo che sia fratello di un coccodrillo, per esempio, viene considerato
immune dagli assalti dei coccodrilli quando nuota in un fiume. Se l'anima della
foresta è un albero, si suppone che questo possegga una specie di autorità
paterna sull'individuo in questione. In entrambi i casi un'offesa recata all'anima
della foresta viene interpretata come un'offesa rivolta all'uomo.
In alcune tribù si suppone che l'uomo possegga numerose anime; tale opinione
esprime il sentimento di alcuni individui primitivi, secondo il quale ognuno di essi è
composto di diverse unità fra loro collegate, ma singolarmente distinte. Ciò
significa che la psiche dell'individuo è tutt'altro che una unità perfettamente
sintetica; al contrario essa rischia di frantumarsi anche troppo facilmente sotto
l'urto di emozioni violente.
Mentre da una parte questa situazione ci è divenuta ormai familiare per gli studi
antropologici, dall'altra non manca di esercitare tuttora il suo peso nella nostra
avanzata civiltà, contro ogni supposizione. Anche noi possiamo subire una
dissociazione e perdere la nostra identità. Possiamo esser posseduti e alterati
dagli stati d'animo o diventare irragionevoli e incapaci di ricordare fatti importanti
relativi a noi stessi o ad altre persone. A questo punto la gente ci domanda: «che
diavolo stai combinando?» Spendiamo parole intorno all'autocontrollo, ma si tratta
di una qualità rara ed eccezionale; possiamo pensare di tenerci sotto controllo e
tuttavia un amico può dirci facilmente alcune cose sul nostro conto che noi non
conosciamo minimamente.
Senza dubbio la coscienza umana non ha raggiunto, neppure a quello che noi
chiamiamo un alto livello di civiltà, un grado ragionevole di continuità. Essa è
ancora vulnerabile e suscettibile di sgretolarsi. In effetti questa capacità di isolare
singole parti della propria mente è una caratteristica notevole: essa ci mette in
grado di concentrarci volta a volta su una singola cosa, escludendo qualunque
altra cosa che possa attirare la nostra attenzione. Tuttavia c'è una profonda
differenza fra l'atto di prendere consapevolmente la decisione di espungere e
sopprimere temporaneamente una parte della nostra psiche e la condizione in cui
ciò avviene spontaneamente, senza la partecipazione della nostra conoscenza e
della nostra volontà e magari contro le nostre stesse intenzioni. Il primo è un
prodotto della civiltà, la seconda è una «perdita dell'anima» al livello primitivo o la
causa patologica di una nevrosi.
Perciò anche ai nostri giorni l'unità della coscienza è un fatto incerto: essa può
essere spezzata anche troppo facilmente. La capacità di controllare le proprie
emozioni, se è una qualità desiderabile da un certo punto di vista, dall'altro può
rappresentare un risultato discutibile nella misura in cui viene a togliere ai rapporti
sociali ogni varietà, colore, o calore umano.
E' in questa prospettiva che noi dobbiamo riprendere in considerazione
l'importanza dei sogni, di queste fantasie inconsistenti, evasive, incerte e vaghe.
Per spiegare il mio punto di vista descriverò il modo in cui esso si è venuto
elaborando in me per un lungo arco di anni e in che modo sono stato portato a
concludere che i sogni costituiscono la fonte più frequente e universalmente
accessibile per lo studio della facoltà di simbolizzazione dell'uomo.
Sigmund Freud è stato il pioniere che per primo ha tentato di esplorare il fondo
inconscio della coscienza. Egli si basava sul presupposto generale che i sogni non
sono eventi casuali, ma fatti strettamente associati ai pensieri e ai problemi del
conscio. Questa supposizione non era del tutto arbitraria ed era fondata sulle
conclusioni di eminenti neurologi (per esempio di Pierre Janet), secondo le quali i
sintomi nevrotici sono collegati con qualche esperienza cosciente. Essi risultano
essere aree distaccate della mente conscia che, in tempi e condizioni diverse,
possono apparire nel conscio.
Prima dell'inizio del secolo, Freud e Joseph Breuer erano arrivati alla conclusione
che i sintomi nevrotici - l'isteria, certi tipi di sofferenza e comportamento anormale -
sono effettivamente significativi dal punto di vista simbolico. Si tratta di un modo
nel quale la mente inconscia riesce a esprimersi, così come può avvenire nei
sogni, che sono altrettanto simbolici. Per esempio, un paziente che si trovi di fronte
a una situazione intollerabile può manifestare uno spasmo ogni qualvolta cerca di
deglutire: egli «non può mandarlo giù». In condizioni simili di tensione psicologica,
un altro paziente ha un attacco di asma: egli «non può respirare l'atmosfera di
casa». Un altro soffre di una particolare paralisi alle gambe: egli non può
camminare, cioè «non ce la fa più ad andare avanti». Un altro ancora, che vomita
quando mangia, «non può digerire» qualche fatto spiacevole. Potrei citare molti
esempi di questo tipo, ma tali reazioni fisiche sono solo un modo attraverso il
quale i problemi che ci travagliano inconsciamente possono trovare espressione.
Più spesso essi si manifestano nei sogni.
Qualunque psicologo che abbia ascoltato numerose descrizioni di sogni sa bene
che i simboli onirici hanno una varietà di gran lunga superiore a quella dei sintomi
fisici della nevrosi. Essi sono spesso costituiti da elaborate e pittoresche fantasie.
Ma se l'analista che si trova di fronte a questo materiale di sogni ricorre alla
tecnica freudiana della «libera associazione», egli trova che i sogni possono
essere conclusivamente ridotti a certi modelli fondamentali. Questa tecnica ha
svolto un ruolo importante nello sviluppo della psicoanalisi, poiché permise a
Freud di utilizzare i sogni come il punto di partenza da cui intraprendere
l'esplorazione del problema inconscio espresso dal paziente.
Freud fece la semplice ma penetrante osservazione che se colui che sogna viene
incoraggiato a proseguire il suo racconto sulle immagini apparsegli in sogno e sui
pensieri che queste suscitano nella sua mente, egli rivelerà esplicitamente la
radice inconsapevole dei suoi disturbi, sia in ciò che dice sia in ciò che omette
deliberatamente. Le sue idee possono apparire irrazionali e irrilevanti, ma in breve
diventa relativamente facile scoprire che cosa egli cerca di evitare e afferrare il
pensiero o l'esperienza spiacevole che egli sopprime. Non importa il modo in cui
egli cerca di camuffare tutto questo: qualunque cosa egli dica essa si riferisce alle
ragioni profonde della sua condizione. Un medico è talmente abituato a cogliere gli
aspetti più reconditi della vita che raramente non colpisce nel vero quando
interpreta gli elementi che il paziente manifesta come segni di una coscienza
turbata. Sfortunatamente ciò che egli arriva a scoprire conferma le sue previsioni.
In questi termini nessuno può opporsi alla teoria freudiana della rimozione e
limitarsi a considerare il simbolismo dei sogni come un effetto di appagamento.
Freud attribuì una particolare importanza ai sogni, considerandoli come il punto di
partenza di un processo di «libera associazione». Tuttavia, dopo un po' di tempo,
cominciai a rendermi conto che questa era una utilizzazione erronea e inadeguata
delle ricche fantasie che l'inconscio produce durante il sonno. Cominciai ad avere
dei dubbi quando un collega mi disse di un'esperienza che egli aveva avuto
durante un lungo viaggio in treno fatto in Russia. Benché egli non conoscesse la
lingua e non sapesse neppure decifrare la scrittura cirillica, si trovò a fantasticare
sulle strane lettere in cui erano scritti gli avvisi ferroviari e piombò in una "rêverie"
durante la quale egli immaginava ogni sorta di significati.
Passando spontaneamente da un'idea all'altra, in questo stato d'animo rilassato,
egli si accorse che questo tipo di «libera associazione» gli aveva ridestato molti
vecchi ricordi. Fra questi egli trovò con disappunto alcuni avvenimenti da lungo
tempo sepolti nella memoria: tutte cose che aveva voluto dimenticare e che di fatto
aveva dimenticato "consciamente". Egli era arrivato a ciò che gli psicologi
chiamano «complessi», cioè a temi emotivamente rimossi, che possono provocare
continui disturbi psicologici e, in molti casi, persino i sintomi di una nevrosi.
Questo episodio mi rivelò che non era necessario usare il sogno come punto di
partenza del processo di «libera associazione» per scoprire i complessi di un
paziente. Esso mi dimostrò che si può arrivare al centro partendo da qualsiasi
punto della circonferenza. Si poteva partire da alcune lettere cirilliche, da
meditazioni su una sfera di cristallo, una «ruota di preghiera» o un dipinto moderno
o anche prendendo le mosse da una conversazione casuale su qualche banale
avvenimento. In questo senso il sogno non era più utile di qualsiasi altro possibile
punto di partenza. Tuttavia, i sogni hanno un significato particolare, sebbene
nascano spesso da un turbamento emotivo in cui sono coinvolti anche i complessi
abituali. (I complessi abituali sono i punti deboli della psiche che reagiscono nel
modo più rapido a uno stimolo esterno o a un disturbo.) E' per questo motivo che
la libera associazione può condurre dai sogni, qualunque essi siano, al segreto
profondo dei pensieri.
A questo punto, tuttavia, riflettei che, se ero nel giusto, si poteva ragionevolmente
dedurre che i sogni avessero qualche funzione speciale e più significativa. Molto
spesso i sogni hanno una struttura definita, evidentemente intenzionale, che
esprime un'idea recondita o un'intenzione, benché quest'ultima, di regola, non sia
immediatamente comprensibile. Cominciai perciò a riflettere sull'opportunità di
prestare una maggiore attenzione alla forma e al contenuto attuali del sogno,
piuttosto che permettere alla «libera» associazione di sviarci, attraverso una
catena di idee, verso i complessi che potevano essere facilmente raggiunti con
altri mezzi.
Questa riflessione segnò un momento decisivo nello sviluppo della mia psicologia.
Ciò significava che gradualmente io mi venivo distaccando dalle associazioni
concatenate ritenendo che esse fuorviassero dal contesto del sogno. Io preferivo
concentrarmi sul sogno piuttosto che sulle associazioni, ritenendo che il primo
esprimesse qualcosa di specifico che l'inconscio tentava di manifestare.
Cambiando la mia interpretazione dei sogni dovetti cambiare anche il metodo: la
nuova tecnica da me elaborata poteva prendere in considerazione tutti i vari
aspetti del sogno. Una storia narrata dalla mente conscia ha un suo inizio, uno
sviluppo e una conclusione, mentre la stessa cosa non è vera per il sogno. Le sue
dimensioni spaziali e temporali sono assai diverse: per comprenderlo dobbiamo
esaminarlo in tutti i suoi aspetti, così come siamo indotti a fare con un oggetto
sconosciuto che, una volta pervenuto nelle nostre mani, viene da noi girato e
rigirato fino a che ogni suo minimo dettaglio non ci è divenuto familiare.
A questo punto risulterà probabilmente chiaro il modo in cui io venni
progressivamente distaccandomi dalla «libera» associazione, nel senso che Freud
le aveva inizialmente attribuito. Il mio scopo era quello di avvicinarmi quanto più
possibile al sogno in sé escludendo tutte quelle idee e associazioni superflue che
esso poteva evocare. Ciò poteva condurre ai complessi del paziente, ma il mio
scopo mirava al di là della scoperta dei semplici complessi responsabili dei disturbi
nevrotici. Ci sono molti altri metodi per identificarli: ad esempio lo psicologo può
rinvenire tutti i sintomi di cui ha bisogno per mezzo dei test di associazione di
parole (cioè chiedendo al paziente che cosa egli è portato ad associare a
determinate serie di parole e studiando le sue risposte). Tuttavia, per arrivare a
conoscere e comprendere il processo psichico che è proprio dell'intera personalità
individuale, è importante rendersi conto che i sogni dell'individuo e le loro rispettive
immagini simboliche possono avere una funzione molto più importante di quella
loro abitualmente attribuita.
Quasi tutti sanno, ad esempio, che l'atto sessuale può essere simboleggiato (o
allegoricamente rappresentato) da una enorme varietà di immagini. Ciascuna di
queste immagini può condurre, attraverso un processo associativo, all'idea del
rapporto sessuale e ai complessi specifici che ciascun individuo può possedere nei
riguardi dei propri atteggiamenti sessuali. Tuttavia è possibile che l'individuo possa
mettere in evidenza tali complessi per mezzo di alcune riflessioni su un gruppo di
lettere russe indecifrabili. Io fui perciò indotto a ritenere che il sogno può contenere
qualche messaggio diverso da quelli dell'allegoria sessuale e che ciò possa
avvenire per ben precise ragioni. Cerchiamo di illustrare questo punto.
Un uomo può sognare di infilare la chiave in una serratura, di brandire un pesante
bastone, o di abbattere una porta a colpi di ariete. Ciascuna di queste immagini
può essere considerata un'allegoria sessuale: tuttavia, il fatto che l'inconscio abbia
scelto per esprimersi una di queste immagini specifiche - si tratti della chiave, del
bastone, oppure dell'ariete - ha un significato di gran lunga più importante. Il
problema è quello di capire perché la chiave sia stata preferita al bastone, o il
bastone all'ariete. In alcuni casi ciò può portare a scoprire che il punto centrale
della rappresentazione non è l'atto sessuale ma qualcos'altro di diversa portata
psicologica.
Seguendo questo corso di ragionamenti arrivai alla conclusione che per
interpretare il sogno si deve utilizzare solo il materiale di esso che è chiaramente e
visibilmente disponibile. Il sogno ha i suoi limiti: la sua stessa costruzione ci dice
che cosa gli appartiene e che cosa non gli appartiene di fatto. Mentre la «libera»
associazione distoglie dallo studio del materiale secondo una linea a zigzag, il
metodo da me elaborato assomiglia di più a un'indagine circolare il cui centro è
rappresentato dall'immagine del sogno. Io lavoro intorno a queste immagini e
trascuro qualsiasi tentativo che l'autore del sogno compia per distogliersene.
Progressivamente, a varie riprese, durante il mio lavoro professionale ho dovuto
ripetere la frase: «Torniamo al vostro sogno. Che cosa diceva il vostro "sogno"?»
Ad esempio un mio paziente sognò una donna dall'aspetto volgare, ubriaca e
scarmigliata. Nel sogno questa donna era identificata con la moglie, benché nella
vita reale quest'ultima fosse del tutto diversa. In apparenza, quindi, il sogno era del
tutto falso e il paziente lo rifiutava come una sciocca fantasticheria. Se io, come
medico, gli avessi consentito di seguire un processo associativo, egli avrebbe
inevitabilmente tentato di tirarsi il più lontano possibile dalla spiacevole
suggestione del sogno. In tal caso egli sarebbe approdato a uno dei suoi
complessi fondamentali - un complesso che probabilmente non avrebbe avuto
nulla a che fare con sua moglie - e io non avrei appreso nulla intorno al significato
particolare del sogno.
Qual era perciò il significato riposto di questo inconscio tentativo? Evidentemente
esso esprimeva in qualche modo l'idea di una femmina degenerata, che era
intimamente connessa con la vita dell'individuo; ma poiché la proiezione di
quest'immagine sulla persona della moglie era ingiustificata e falsa in maniera
palese, io dovevo cercare altrove il significato di questa immagine repellente.
Nel Medioevo, molto tempo prima che i fisiologi dimostrassero che, a causa della
nostra struttura ghiandolare, noi possediamo elementi sia maschili che femminili, si
diceva che «ciascun uomo porta una donna dentro di sé». E' questo elemento
femminile presente in ciascun maschio che io ho definito «anima».
Questo aspetto «femminile» costituisce essenzialmente una specie di rapporto
inferiore verso l'ambiente circostante, e in particolare verso le donne, che viene
mantenuto accuratamente nascosto sia agli altri che al soggetto medesimo. In
altre parole, benché la personalità dell'individuo si mostri apparentemente
normale, essa può tentare di nascondere agli altri - o addirittura al soggetto stesso
- la deplorevole «presenza della donna nell'individuo».
Questo era il caso del paziente in esame: il suo lato femminile non era gradevole.
Il suo sogno sostanzialmente esprimeva quanto segue: «Sotto certi aspetti ti
comporti come una femmina degenerata», e di conseguenza il soggetto subiva
una violenta emozione. (Naturalmente un esempio di questo tipo non deve essere
preso come prova di qualche specie di imperativo «morale» inconscio. Il sogno
non suggeriva al paziente di «comportarsi meglio», ma cercava semplicemente di
controbilanciare il lato squilibrato della mente conscia secondo il quale il paziente
era fittiziamente un perfetto gentiluomo.)
E' facile capire per quale ragione coloro che sognano tendono a ignorare o perfino
a negare il messaggio dei loro sogni. Naturalmente la coscienza si oppone a tutto
ciò che di inconscio e di sconosciuto può esistere. Ho già sottolineato il fatto che
presso i popoli primitivi esiste un profondo e superstizioso timore delle cose nuove,
ciò che gli antropologi definiscono «misoneismo». I primitivi manifestano contro gli
eventi sfavorevoli reazioni simili a quelle degli animali selvaggi. L'uomo «civile»
reagisce verso le idee nuove più o meno nello stesso modo, erigendo barriere
psicologiche capaci di proteggerlo dall'emozione di fronteggiare realtà insolite. Ciò
può essere facilmente osservato nelle reazioni che qualunque individuo esprime
nei riguardi dei propri sogni quando si trova costretto ad ammettere un pensiero
particolarmente fastidioso. Molti precursori nel campo della filosofia, della scienza
e della letteratura sono stati vittime dell'innato conservatorismo dei loro
contemporanei. La psicologia è una delle scienze più giovani: poiché cerca di
affrontare il problema dell'inconscio essa si è trovata inevitabilmente di fronte a
una fortissima reazione misoneistica.

- Passato e futuro nell'inconscio.

Fino a questo punto son venuto delineando alcuni principi sulla base dei quali io
affrontai il problema dei sogni: si tratta di una questione importante poiché, quando
intendiamo indagare sulla facoltà simboleggiatrice dell'uomo, i sogni mostrano di
essere il materiale fondamentale e più accessibile per questo tipo di ricerca.
Nell'interpretazione dei sogni i due punti principali sono i seguenti: prima di tutto il
sogno deve essere considerato come un fatto intorno al quale non è lecito
elaborare alcuna tesi preconcetta tranne quella che esso rivela qualche verità; in
secondo luogo, il sogno costituisce essenzialmente un modo di espressione
dell'inconscio.
Sarebbe difficile limitare ulteriormente la portata di questi principi. Per quanto
possa essere limitata la valutazione della funzione positiva dell'inconscio, è
necessario ammettere che esso è degno di essere esplorato; l'inconscio si trova
per lo meno sul piano del pidocchio che, dopo tutto, costituisce il legittimo motivo
di interesse per lo studio dell'entomologo. Se c'è chi ritiene, sulla base di una
scarsa esperienza e di una limitata conoscenza, che i sogni siano semplicemente
dei fatti casuali e caotici senza alcun significato, egli ha pieno diritto di pensare
come vuole. Ma se si ammette che essi siano eventi normali (come, di fatto, è
vero), si è costretti a ritenere che essi siano o causali - cioè che posseggano
qualche causa razionale a giustificazione della loro esistenza oppure intenzionali,
o entrambe le cose insieme.
Soffermiamoci un po' a considerare in che modo i contenuti consci e inconsci della
mente si connettono reciprocamente. Prendiamo un esempio familiare a tutti:
all'improvviso siete incapaci di ricordare ciò che avevate intenzione di dire, mentre
un momento fa il pensiero vi era perfettamente chiaro. Oppure, per prendere un
altro caso, state per presentare un amico, e il suo nome vi sfugge proprio nel
momento di pronunciarlo. Voi dite che non ce la fate a ricordarlo, ma di fatto il
pensiero è divenuto inconscio o, almeno momentaneamente, si è scisso dalla
coscienza. Lo stesso fenomeno si verifica al livello dei sensi. Se ascoltiamo una
nota continua alla soglia dell'udibilità, il suono sembra interrompersi a intervalli
regolari per poi riprendere normalmente. Tali oscillazioni sono dovute a una
diminuzione e a un aumento periodici della nostra attenzione, non a qualche
cambiamento dell'intensità della nota.
Quando qualcosa esce dal campo della nostra coscienza, essa non cessa di
esistere, allo stesso modo che un'auto scomparsa dietro l'angolo della via non è
scomparsa nell'aria: essa è semplicemente inaccessibile alla nostra vista. Perciò,
come è probabile che si possa di nuovo vedere quella stessa automobile, così
possiamo incontrarci di nuovo con quei pensieri che temporaneamente sono
venuti a mancare nella nostra mente.
In altri termini, una parte dell'inconscio è composta di una moltitudine di pensieri,
impressioni e immagini, temporaneamente oscurati che, lungi dall'esser venuti
meno completamente in noi, continuano a influenzare la nostra mente conscia.
Una persona distratta o «con la testa fra le nuvole» attraversa la stanza per
prendere qualcosa. A un tratto si ferma, perplessa: ha dimenticato ciò che andava
a prendere. Le sue mani tastano gli oggetti disposti sul tavolo, come farebbe un
sonnambulo: l'individuo si è dimenticato il suo scopo originario, eppure continua a
essere inconsciamente guidato da esso. In un secondo tempo si ricorda ciò che
voleva: il suo inconscio glielo ha suggerito.
Se osserviamo il comportamento di un nevrotico vediamo che egli compie un certo
numero di azioni e sembra che faccia tutto in maniera cosciente e intenzionale.
Tuttavia se andiamo a chiedergliene la ragione scopriremo che è inconscio di esse
o che ha qualcosa di molto diverso nella mente. Egli ascolta ma non ode, vede
eppure è cieco, sa e tuttavia è ignorante. Gli esempi di questo tipo sono così
comuni che lo specialista si rende subito conto del fatto che i contenuti inconsci
della mente si comportano come se fossero coscienti e che in questi casi non si
può mai essere certi se il pensiero, il linguaggio o l'azione siano coscienti o meno.
E' sulla base di questo tipo di comportamento che molti medici respingono le
affermazioni dei pazienti isterici come palesi menzogne. Certamente queste
persone dicono molte più cose false di noi, ma il termine «menzogna» non è di uso
appropriato in casi del genere. In realtà il loro stato mentale provoca un'incertezza
di comportamento, poiché la loro coscienza è soggetta a eclissi imprevedibili
provocate dall'interferenza dell'inconscio. Anche le loro sensazioni cutanee
possono rivelare simili fluttuazioni di consapevolezza. In un determinato momento
la persona isterica può avvertire una puntura d'ago nel braccio e un attimo dopo lo
stesso fatto può passarle inosservato. Se la sua attenzione si appunta totalmente
su un certo oggetto, tutto l'organismo può essere completamente anestetizzato,
fino a che la tensione responsabile di questo annebbiamento dei sensi non si è
rilassata. A questo punto la percezione si ricostituisce subito: tuttavia, per tutto il
tempo precedente, l'individuo è stato inconsciamente consapevole di ciò che stava
accadendo.
Il medico può osservare con estrema chiarezza tale processo quando ipnotizza un
paziente del genere sopra descritto. E' facile dimostrare che questi ha mantenuto
una piena consapevolezza di ciascun dettaglio. La puntura d'ago nel braccio o
l'osservazione fatta durante un'eclissi della coscienza possono essere
accuratamente richiamate alla mente come se non ci fosse stata alcuna anestesia
o «dimenticanza». Ricordo una donna che venne un giorno ricoverata in clinica in
preda a uno stato totale d'incoscienza. Il giorno dopo, allorché riprese coscienza,
essa mostrò di conoscere la propria identità, ma non sapeva dove era, come o
perché vi era capitata e neppure la data. Tuttavia, dopo che io l'ebbi ipnotizzata,
essa mi raccontò le cause della sua malattia, il modo in cui era stata condotta alla
clinica e chi l'aveva ricoverata. Tutti questi dettagli poterono essere verificati. Essa
fu persino in grado di dirmi l'ora del suo ricovero poiché aveva veduto un orologio
nell'atrio della clinica. In stato ipnotico la sua memoria era chiara come se non
avesse mai cessato di essere conscia.
Affrontando argomenti di questo tipo, dobbiamo di solito fondarci sulle
testimonianze fornite dalle osservazioni cliniche. Per questo motivo molti critici
sostengono che l'inconscio e tutte le sottili manifestazioni a esso collegate
appartengono unicamente alla sfera della psicopatologia. Essi considerano ogni
espressione dell'inconscio come qualcosa di nevrotico o di psicotico che non ha
nulla a che fare con il normale stato della mente. Tuttavia i fenomeni nevrotici non
sono assolutamente prodotti esclusivi di disturbi: essi non costituiscono di fatto
altro che delle esagerazioni patologiche di eventi normali e solo in grazia di questo
essi risultano più evidenti dei loro corrispondenti stati normali. Sintomi isterici
possono essere osservati in tutte le persone normali, ma essi sono così leggeri
che di solito passano inosservati.
Ad esempio l'oblio è un processo normale nel corso del quale alcune idee consce
vengono perdendo la loro specifica energia in seguito a uno spostamento della
tensione su qualche oggetto diverso. Quando l'interesse si volge altrove, esso
lascia in ombra le cose cui era precedentemente riferito, nello stesso modo in cui
un riflettore va a illuminare un'area nuova lasciandone un'altra al buio. Tutto ciò è
inevitabile, poiché la coscienza può mantenere in piena luce solo poche immagini
contemporaneamente e anche questa luce è tutt'altro che uniforme.
Tuttavia le idee dimenticate non hanno cessato di esistere. Benché esse non
possano venir riprodotte volontariamente, tuttavia sussistono a un livello
subliminale - al di sotto della soglia della memoria - dal quale possono
spontaneamente risorgere in ogni momento, spesso dopo molti anni di oblio
apparentemente totale.
Io mi riferisco qui a cose consciamente viste o udite e successivamente
dimenticate. Tuttavia, tutti noi vediamo, ascoltiamo, odoriamo e gustiamo molte
cose senza prestar loro attenzione immediata, sia perché la nostra attenzione è
sviata sia perché lo stimolo che arriva ai nostri sensi è troppo leggero per lasciare
un'impressione cosciente. In ogni modo, però, l'inconscio ha preso nota di tutto e
queste percezioni sensoriali al livello subliminale svolgono un ruolo importante
nella nostra vita di tutti i giorni. Senza che noi ce ne rendiamo conto, esse
influenzano il nostro modo di reagire sia verso gli eventi che verso le persone.
Rinvenni un esempio particolarmente illuminante di questo fenomeno nel caso di
un professore che aveva fatto una passeggiata in campagna con uno dei suoi
allievi, tutto assorto in una impegnativa conversazione. Improvvisamente egli notò
che i suoi pensieri venivano interrotti da un imprevisto flusso di ricordi della sua
prima infanzia. Non riusciva a spiegarsi questa distrazione: nulla di ciò che era
stato detto nella conversazione sembrava avere alcun rapporto con tali memorie.
Voltandosi indietro egli si accorse di esser passato davanti a una fattoria proprio
nel momento in cui il primo di questi ricordi dell'infanzia era affiorato nella sua
mente. Egli propose all'allievo di tornare indietro fino al punto in cui era cominciata
la sua fantasticheria. Una volta giuntovi egli avvertì un odore di oche e
istantaneamente si rese conto che era stato proprio esso a liberare il flusso delle
memorie.
Da ragazzo egli aveva vissuto in una fattoria in cui si teneva un allevamento di
oche e il loro odore caratteristico gli aveva lasciato un'impressione permanente
anche se dimenticata. Attraversando la fattoria nel corso della passeggiata egli
aveva avvertito subliminalmente l'odore e questa percezione inconscia aveva
richiamato esperienze infantili da lungo tempo dimenticate. La percezione era
stata subliminale poiché l'attenzione era impegnata altrove e lo stimolo non era
stato abbastanza forte da distoglierla e da raggiungere direttamente la coscienza.
Tuttavia esso aveva riportato in superficie ricordi «dimenticati».
Questo effetto «suggestivo» o «liberatore» può dar ragione dell'insorgenza di
sintomi nevrotici meglio di ricordi piacevoli allorché una visione, un odore o un
suono rievocano circostanze del passato. Per fare un esempio, una ragazza può
essere intenta al proprio lavoro in ufficio, e godere apparentemente di buona
salute e di un umore perfetto. Un momento dopo viene aggredita da un formidabile
mal di testa e mostra altri sintomi di malessere. Senza avervi prestato
consciamente attenzione, essa ha nel frattempo udito risuonare lontano la sirena
di una nave e ciò le ha riportato inconsciamente il ricordo di una dolorosa
separazione dal fidanzato, che essa aveva fatto di tutto per dimenticare.
A parte i fatti di normale dimenticanza, Freud ha descritto numerosi casi che
implicano l'«oblio» di ricordi spiacevoli, che gli individui fanno di tutto per
dimenticare al più presto. Come osservò Nietzsche, quanto più forte è l'orgoglio,
tanto più i ricordi sono sottoposti a scomparire. Perciò, fra le memorie perdute, non
poche derivano il loro stato subliminale (e la loro incapacità di essere
volontariamente riprodotte) dalla propria natura spiacevole e incompatibile. Gli
psicologi le definiscono contenuti "rimossi".
Un caso indicativo potrebbe esser quello di una segretaria gelosa di uno dei soci
del suo principale. Essa dimentica abitualmente di invitarlo alle riunioni benché il
suo nome sia chiaramente registrato nella lista degli invitati. Tuttavia, se viene
costretta a giustificarsi di questo suo atteggiamento, essa dice semplicemente di
«essersene dimenticata» o di «essere stata interrotta». Non ammetterà mai,
neppure a se stessa, i motivi reali di questa omissione.
Molti sopravvalutano erroneamente il ruolo della forza di volontà, ritenendo che
tutto ciò che avviene nella loro mente venga deciso e voluto deliberatamente da
essi. In realtà bisogna imparare a distinguere accuratamente fra i contenuti
intenzionali e quelli non intenzionali della mente. I primi derivano dalla personalità
dell'ego; i secondi nascono da una fonte che non è identica all'ego, ma costituisce
l'«altro lato» di esso. E' quest'«altro lato» a essere responsabile delle dimenticanze
della segretaria.
Le ragioni per cui noi dimentichiamo cose osservate o sperimentate sono
numerose ed esistono altrettanti modi per richiamarle alla mente. Un esempio
interessante di ciò è rappresentato dalla criptoamnesia o «ricordo riposto». Ad
esempio, un autore può essere intento a scrivere di getto secondo un piano
prestabilito, oppure a elaborare un ragionamento o la trama di un racconto,
quando improvvisamente si perde in un argomento tangenziale. Probabilmente si
tratta di un'idea nuova, di un'immagine differente, o di un intero intreccio
secondario che gli si è presentato improvvisamente di fronte. Se gli domandate
che cosa ha provocato questa digressione, egli sarà incapace di dirvelo. Può darsi
che egli non abbia neppure notato il cambiamento, benché abbia attualmente
elaborato un materiale completamente nuovo e che prima gli era almeno
apparentemente ignoto. Tuttavia qualche volta è possibile dimostrare in maniera
convincente che quanto egli è venuto scrivendo rivela una somiglianza
sorprendente con l'opera di un autore diverso - un'opera, magari, che egli crede di
non avere mai conosciuto.
Io stesso mi sono imbattuto in un esempio affascinante di questo fenomeno: si
tratta del libro "Così parlò Zarathustra" di Nietzsche, dove l'autore riproduce quasi
parola per parola un incidente registrato su un giornale di bordo del 1686. Per un
puro caso io avevo letto questo episodio di vita marinara in un libro pubblicato
intorno al 1835 (mezzo secolo prima che Nietzsche scrivesse la sua opera);
quando trovai lo stesso passo in "Così parlò Zarathustra", rimasi colpito dalla
particolarità dello stile, che era diverso da quello abituale di Nietzsche. Mi convinsi
che egli doveva aver visto quel libro, anche se non faceva riferimento a esso. Così
scrissi a sua sorella ed essa mi confermò che lei e suo fratello avevano
effettivamente letto insieme quel libro quando Nietzsche aveva circa undici anni.
Dal contesto risulta, a mio parere, che Nietzsche non aveva alcuna idea di plagiare
quel racconto: probabilmente dopo cinquant'anni esso era inaspettatamente
caduto sotto l'attenzione della sua mente conscia (1).
In casi di questo genere si assiste a un tipo di ricordo genuino anche se
inconsapevole. Lo stesso fenomeno può capitare a un musicista che abbia
ascoltato da giovane un motivo o una canzone popolare e che d'improvviso se lo
veda ricomparire come tema di un movimento sinfonico che egli sta componendo
in età adulta. Anche qui un'idea o un'immagine è risalita dall'inconscio al livello
della mente conscia.
Quanto sono venuto dicendo fino a ora intorno all'inconscio non costituisce altro
che un rapido profilo della natura e del funzionamento di questa complessa
componente della psiche umana. Tuttavia ciò dovrebbe essere stato sufficiente a
indicare il tipo di materiale subliminale da cui possono essere spontaneamente
prodotti i simboli dei nostri sogni. Questo materiale può essere costituito da ogni
specie di stimolo, impulso, intenzione, percezione, intuizione, pensiero razionale o
irrazionale, conclusione, induzione, deduzione, premessa e da ogni specie di
sentimento. Singolarmente, oppure tutti insieme, essi possono diventare inconsci
parzialmente, temporaneamente, ovvero in modo totale e permanente.
Questo materiale è divenuto per la maggior parte inconscio perché, per così dire,
non c'è più posto per esso nella mente conscia. Alcuni dei nostri pensieri perdono
la loro energia emotiva e diventano subliminali (cioè non ricevono più la nostra
attenzione conscia) per il fatto che ci sembrano poco interessanti o di scarsa
importanza, oppure perché abbiamo qualche specifica ragione per perderli di vista.
In realtà, è per noi normale e necessario «dimenticare» in questo modo affinché si
possa far posto, nella mente conscia, alle idee e impressioni nuove. Se ciò non
avvenisse, tutto quello che noi sperimentiamo resterebbe al di sopra della soglia
della coscienza e la nostra mente cadrebbe preda di una insopportabile
confusione. Questo fenomeno è talmente riconosciuto oggigiorno che la maggior
parte di coloro che abbiano qualche nozione di psicologia lo dà per scontato.
Come i contenuti consci possono svanire nell'inconscio, così nuovi contenuti, mai
affiorati prima al livello della coscienza, possono "emergere" da esso. Si può
avere, ad esempio, il presentimento che qualcosa sta per rivelarsi alla coscienza,
che «qualcosa è nell'aria» o che «si avverte il sentore di qualcosa». La scoperta
del fatto che l'inconscio non è un semplice deposito del passato, ma che esso è
altresì pieno dei germi di idee e di situazioni psichiche future, mi portò a elaborare
una nuova teoria psicologica. Tale questione ha suscitato un gran numero di
discussioni; tuttavia è un fatto incontestabile che, oltre a ricordi provenienti da un
lontano passato conscio, possono affiorare dall'inconscio pensieri e idee creative
completamente nuovi - pensieri e idee che non sono mai stati consci in
precedenza. Essi crescono dalla buia profondità della psiche come piante di loto e
costituiscono una parte importante della psiche subliminale.
Abbiamo esperienza di ciò nella vita di tutti i giorni, allorché i dilemmi che ci si
propongono vengono talvolta risolti da proposte nuove e assolutamente
sorprendenti; molti artisti, filosofi e perfino scienziati debbono alcune delle loro
idee migliori all'ispirazione che emerge improvvisamente di fronte a loro
dall'inconscio. La capacità di raggiungere una ricca vena di questo materiale e di
tradurla compiutamente in un linguaggio filosofico, letterario, musicale o scientifico
assolutamente nuovo è una delle qualità caratteristiche del cosiddetto genio.
Possiamo trovare chiare testimonianze di questo fatto nella storia della scienza.
Per esempio, il matematico francese Poincaré e il chimico Kekulé giunsero a
importanti scoperte scientifiche (secondo il loro stesso racconto) in seguito alla
suggestione ricevuta da improvvise «rivelazioni» figurate dell'inconscio. La
cosiddetta esperienza «mistica» del filosofo francese Descartes implicò
un'improvvisa rivelazione di questo tipo, in cui egli scorse, per improvvisa
illuminazione, l'«ordine di tutte le scienze». Robert Louis Stevenson aveva speso
lunghi anni alla ricerca di un racconto che esprimesse compiutamente la sua «forte
convinzione della duplicità della natura umana», ed ecco che la trama de "Lo
strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde" gli fu improvvisamente rivelata da
un sogno (2).
In seguito descriverò più dettagliatamente il modo in cui questo materiale emerge
dall'inconscio ed esaminerò in che guisa esso si esprime. Per il momento mi
limiterò a mettere in evidenza il fatto che la capacità, propria della psiche umana,
di produrre questo materiale nuovo è particolarmente significativa nel caso del
simbolismo dei sogni, in quanto ho personalmente riscontrato a più riprese, nel
corso del mio lavoro professionale, che le immagini e le idee contenute nei sogni
non possono essere spiegate solo in termini di memoria. Esse esprimono pensieri
nuovi che non hanno ancora mai raggiunto la soglia della coscienza.

- La funzione dei sogni.

Sono entrato in qualche dettaglio nel descrivere le origini della nostra vita onirica
per il fatto che essa costituisce il terreno da cui hanno origine la maggior parte dei
simboli. Sfortunatamente, i sogni sono difficili da interpretare: come ho già
sottolineato, non è possibile interpretare il sogno alla stessa stregua di un racconto
della mente conscia. Nella vita di tutti i giorni l'individuo riflette su ciò che vuol dire,
sceglie il modo più appropriato per dirlo e cerca di fare osservazioni logicamente
coerenti. Una persona colta, per esempio, cercherà di evitare qualsiasi metafora
confusa, poiché essa potrebbe esprimere non chiaramente il suo punto di vista. I
sogni, invece, hanno una struttura diversa: colui che sogna si trova sommerso da
immagini che sembrano contraddittorie e ridicole, il senso normale del tempo viene
meno e le cose comuni possono assumere un aspetto affascinante o minaccioso.
Può sembrare strano che la mente inconscia imprima al suo materiale un ordine
tanto diverso dalla struttura apparentemente disciplinata che noi possiamo imporre
ai nostri pensieri in stato di veglia. Eppure, chiunque si soffermi per un attimo a
rammentare un sogno si renderà conto di questo contrasto che, di fatto, costituisce
una delle principali ragioni per cui ordinariamente i sogni sono ritenuti così difficili
da capire. Essi non hanno senso nei termini della nostra esperienza cosciente di
tutti i giorni e si è perciò indotti o a non prenderli in considerazione, o a confessare
che ci mettono francamente in imbarazzo.
Forse questo punto risulterà più chiaramente comprensibile se ci rendiamo conto
subito del fatto che le idee con cui abbiamo a che fare nella nostra vita cosciente
apparentemente disciplinata non sono affatto così precise come noi vorremmo
credere. Al contrario, quanto più da vicino le esaminiamo, tanto più impreciso
diventa il loro significato (e quindi la loro portata emotiva nei nostri riguardi). La
ragione di ciò consiste nel fatto che qualunque cosa abbiamo udito o sperimentato,
può diventare subliminale, cioè può passare nell'inconscio. Inoltre, anche ciò che
tratteniamo al livello della coscienza e che possiamo volontariamente riprodurre,
ha acquistato una coloritura inconscia che caratterizzerà l'idea ogni qual volta essa
sarà richiamata alla memoria. Le nostre impressioni consce, infatti, assumono
rapidamente un elemento inconscio, che è per noi psichicamente significativo
anche se non siamo consapevoli consciamente dell'esistenza di questo significato
subliminale o del modo in cui esso interviene a estendere e a confondere,
contemporaneamente, il significato convenzionale.
Naturalmente queste coloriture psichiche differiscono da persona a persona.
Ciascuno di noi accoglie qualunque nozione astratta o generale nel contesto della
propria mente individuale e quindi la interpreta e l'applica in modo personale.
Quando, nel corso di una conversazione, io uso termini come «Stato», «moneta»,
«salute» o «società», suppongo che i miei ascoltatori li comprendano più o meno
nello stesso senso in cui li intendo io. Ma è proprio la frase «più o meno» a
dimostrare quanto dicevo prima. Ogni parola assume, da persona a persona, un
significato leggermente diverso, anche nel contesto della medesima tradizione
culturale. La ragione di questa variazione sta nel fatto che una nozione generale
viene accolta in un contesto individuale ed è quindi interpretata e applicata in
termini leggermente individuali. Naturalmente, la differenza di significato è
grandissima quando le singole persone posseggono esperienze sociali, politiche,
religiose o psicologiche sensibilmente diverse.
Fino a che i concetti si identificano semplicemente con le parole, le variazioni sono
pressoché impercettibili e non hanno conseguenze pratiche. Ma quando è
necessaria una definizione esatta o un'accurata spiegazione, si possono
occasionalmente scoprire le variazioni più sorprendenti, non solo nella pura
interpretazione intellettuale del termine, ma anche, in particolare, nella sua
coloritura emotiva e nella sua applicazione. Di regola, queste variazioni sono
subliminali e non possono essere perciò registrate.
Alcuni, probabilmente, sono portati a trascurare queste differenze, considerandole
alla stregua di superflue e trascurabili sfumature di significato che non hanno
alcuna rilevanza per le necessità quotidiane. Ma il fatto che esse esistano dimostra
che anche i contenuti più reali della coscienza sono avvolti da una penombra
d'incertezza. Anche il concetto filosofico o matematico più accuratamente definito,
che sicuramente, a nostro parere, non contiene nulla in più di quello che gli
abbiamo attribuito, è pur sempre qualcosa di più di quello che noi pensiamo. Esso
è un evento psichico, e come tale parzialmente inconoscibile. Anche gli stessi
numeri che usiamo per contare sono qualcosa di più di quello che si è soliti
credere. Essi sono contemporaneamente elementi mitologici (per i Pitagorici erano
anche divini); però quando adoperiamo i numeri per scopi pratici noi siamo del
tutto inconsapevoli di ciò.
In breve, ciascun concetto presente nella mente conscia possiede sue particolari
associazioni psichiche. Queste possono variare d'intensità (in rapporto
all'importanza relativa del concetto verso la nostra personalità nel suo complesso,
o in rapporto alle altre idee e ai complessi cui esso è associato nel nostro
inconscio), e possono mutare il carattere «normale» del concetto. Questo può
anche divenire qualcosa di completamente diverso quando si immerge al di sotto
del livello della coscienza.
Questi aspetti subliminali di tutto ciò che ci accade possono sembrare pressoché
insignificanti nella nostra vita di tutti i giorni. Eppure nell'analisi dei sogni, nel corso
della quale lo psicologo interpreta le espressioni dell'inconscio, essi assumono una
grande importanza poiché costituiscono le radici pressoché invisibili dei nostri
pensieri consci. Questa è la ragione per cui oggetti o idee comuni possono
assumere durante il sogno un significato psichico così potente da provocarci un
risveglio seriamente, turbato, anche se ci siamo limitati a 'sognare semplicemente
una stanza chiusa a chiave o un treno perduto.
Le immagini che si producono nei sogni sono molto più pittoresche e vivide dei
concetti e delle esperienze che rappresentano le loro controparti al livello della
coscienza. Una delle ragioni di questo fenomeno è che, in sogno, questi concetti
sono in grado di esprimere il loro significato inconscio. Quando pensiamo
consciamente noi ci restringiamo invece entro i limiti di affermazioni razionali, che
sono molto meno colorite per essere state private da noi della maggior parte delle
loro associazioni psichiche.
Mi ricordo di un mio sogno che mi riuscì difficile interpretare. In esso un uomo
cercava di prendermi alle spalle e di saltarmi addosso. Io non sapevo nulla di
costui tranne il fatto che egli aveva raccolto una mia osservazione e l'aveva
deformata grottescamente distorcendo il significato che io le avevo attribuito. Non
riuscivo a vedere il rapporto tra questo fatto e il tentativo di quest'uomo di saltarmi
addosso. Tuttavia, nel corso della mia carriera professionale, mi è spesso capitato
che qualcuno abbia distorto il senso di quanto avevo detto e ciò si è verificato
tante volte che mi sono raramente preoccupato di domandarmi se questo genere
di distorsioni mi facesse irritare. Ora, è cosa di una certa importanza quella di
mantenere un controllo cosciente delle proprie reazioni emotive e questo, a quanto
mi apparve subito evidente, era l'indicazione fondamentale del sogno. Esso aveva
assunto una espressione familiare in lingua austriaca e l'aveva tradotta in
immagine. Questa frase, abbastanza comune nel linguaggio parlato, è "Du kannst
mir auf den Buckel steigen" (puoi saltarmi sulle spalle), che significa «non
m'importa di quel che dici sul mio conto». Un equivalente americano, che potrebbe
facilmente comparire in un sogno come questo, è "Go jump in the lake".
Si può dire che la rappresentazione di questo sogno era simbolica, poiché essa
non definiva direttamente la situazione, ma esprimeva il suo contenuto
indirettamente per mezzo di una metafora che lì per lì non seppi interpretare.
Quando ciò accade (e ciò avviene non di rado) non si tratta di una «finzione»
deliberata introdotta dal sogno: ciò riflette semplicemente le nostre deficienze
nell'interpretare un linguaggio figurato con implicazioni emotive. Nella nostra
esperienza quotidiana noi abbiamo bisogno di definire le cose il più accuratamente
possibile e abbiamo imparato perciò a scartare gli orpelli della fantasia sia nel
linguaggio che nei pensieri, venendo a perdere in tal modo una qualità che è
tuttora caratteristica della mentalità primitiva. La maggior parte di noi ha depositato
nell'inconscio tutte le associazioni psichiche fantastiche che ogni oggetto o idea
possiede. D'altra parte, il primitivo è ancora consapevole di queste proprietà
psichiche e attribuisce ad animali, piante o pietre alcuni poteri che ai nostri occhi
appaiono strani e inaccettabili.
Per esempio, un abitatore della giungla africana scorge di giorno un animale
notturno e ritiene che si tratti di uno stregone che abbia temporaneamente assunto
quella sembianza. Oppure può considerarlo come l'anima della foresta o lo spirito
ancestrale di uno della sua tribù. Un albero può svolgere un ruolo vitale
nell'esistenza di un primitivo in quanto esso possiede la sua anima e la sua voce e
l'individuo in questione sarà convinto di condividerne il destino. Nel Sudamerica ci
sono alcuni indiani che vi assicurano di essere pappagalli Arara rossi benché
siano ben consapevoli di non avere né penne né ali né rostro. Ciò dipende dal
fatto che nel mondo dei primitivi le cose non hanno gli stessi netti contorni che
esse possiedono nelle nostre società «razionali».
Ciò che gli psicologi chiamano identità psichica o «partecipazione mistica» è stato
tagliato fuori dal mondo della nostra esperienza. Tuttavia è proprio questo alone di
associazioni inconsce a fornire un aspetto colorito e fantastico al mondo dei
primitivi. Noi lo abbiamo perduto a tal punto che, anche quando ci ritroviamo in sua
presenza, non siamo in grado di riconoscerlo. In noi queste cose risiedono al di
sotto della soglia della coscienza; quando tornano occasionalmente ad affiorare
insistiamo nel dire che c'è qualcosa che non funziona.
Più di una volta sono stato consultato da persone colte e intelligenti che avevano
avuto sogni particolari, fantasie o perfino visioni da cui erano rimaste
profondamente impressionate. Esse partivano dal presupposto che nessun essere
normale di mente può soffrire di questi disturbi e che chiunque abbia una visione
deve inevitabilmente soffrire di uno stato patologico. Un teologo mi disse una volta
che le visioni di Ezechiele altro non erano che sintomi morbosi e che quando Mosè
e gli altri profeti udivano «voci», essi soffrivano di allucinazioni. Potete immaginare
il panico in cui cadde quando gli capitò personalmente e in modo del tutto
«spontaneo» un fenomeno di questo tipo. Noi siamo talmente abituati alla natura
apparentemente razionale del mondo in cui viviamo, che ci è difficile immaginare il
verificarsi di un evento che non possa venire spiegato sulla base del senso
comune. Di fronte a un'impressione di questa specie, l'uomo primitivo non
dubiterebbe della sua integrità mentale, ma attribuirebbe il fenomeno a feticci,
spiriti o divinità.
Eppure le emozioni da noi provate sono esattamente le stesse. In realtà i terrori
che si sprigionano dalla nostra avanzata civiltà possono essere molto più
minacciosi di quelli che i popoli primitivi attribuiscono ai demoni. L'atteggiamento
caratteristico dell'uomo moderno civilizzato mi riporta alla mente il caso di un
paziente psicotico, anch'egli medico, che fu ricoverato nella mia clinica. Una
mattina gli chiesi come stava. Egli mi rispose che aveva passato una splendida
nottata a disinfettare il cielo con cloruro di mercurio, ma nel corso di questa
disinfestazione integrale non aveva trovato alcuna traccia di Dio. In questo caso ci
troviamo di fronte a una nevrosi o a qualcosa di peggio: invece di Dio o della
«paura di Dio», qui è presente una nevrosi da ansia o qualche specie di fobia.
L'emozione è rimasta la stessa, ma l'oggetto di essa ha modificato in peggio il suo
nome e la sua natura.
Mi ricordo di un professore di filosofia che un giorno venne a consultarmi intorno
alla sua fobia causata dall'idea di avere un cancro. Egli soffriva per l'assillante
convinzione di essere affetto da un tumore maligno, benché da una dozzina di
radiografie non fosse mai risultato nulla di simile. «So bene di non aver nulla»,
diceva, «ma "potrebbe" esserci qualcosa». Cosa produceva quest'idea?
Ovviamente essa derivava da una forma di paura che non era suggerita da una
convinzione consapevole. Improvvisamente il pensiero morboso aveva preso il
sopravvento raggiungendo una tale forza che il soggetto non riusciva più a
controllarlo.
Era più difficile per questo uomo colto giungere a una ammissione di questo tipo
che per un primitivo affermare di essere stato contagiato di peste da uno spirito.
Mentre in una cultura primitiva l'influenza maligna degli spiriti costituisce almeno
un'ipotesi ammissibile, per un uomo civilizzato è una esperienza sconvolgente
ammettere che i suoi disturbi non dipendono da altro che da uno sciocco scherzo
dell'immaginazione. Il fenomeno primitivo dell'"ossessione" non è scomparso ed è
rimasto lo stesso di sempre: esso viene solo interpretato in maniera diversa e
molto più spiacevole.
Io ho compiuto molti confronti di questo tipo fra l'uomo moderno e quello primitivo.
Come mostrerò in seguito, tali confronti sono essenziali per comprendere le
inclinazioni simboleggiatrici dell'uomo e del ruolo svolto dai sogni nell'esprimerle.
E' facile riscontrare, infatti, che molti sogni presentano immagini e associazioni
analoghe a idee, miti e riti primitivi. Queste immagini oniriche furono definite da
Freud «resti arcaici»: l'espressione implica che si tratta di elementi psichici
sopravvissuti nella mente umana da epoche remote. Questo punto di vista è
caratteristico di coloro che considerano l'inconscio come una semplice appendice
della coscienza (o, più pittorescamente, come un bidone di immondizie che
raccoglie tutti gli scarti della mente conscia).
Ulteriori ricerche mi portarono alla convinzione che questa posizione è
insostenibile e da scartare. Mi resi conto che le associazioni e le immagini di
questo tipo costituiscono una parte integrale dell'inconscio e possono essere
osservate, ovunque, sia che il sognante sia colto o illetterato, intelligente o
sciocco. Esse non sono in alcun modo «resti» senza vita o senza significato, ma
svolgono ancora una loro funzione e hanno un'importanza notevole proprio a
causa della loro natura «storica» (come viene dimostrato dal dottor Henderson in
un successivo capitolo di questo libro). Esse costituiscono un tramite fra le guise in
cui consciamente esprimiamo i nostri pensieri e un genere di espressione più
primitivo, colorito e pittoresco. E' proprio questa forma di espressione, del resto,
che attrae direttamente il sentimento e l'emozione. Queste associazioni «storiche»
costituiscono il legame fra il mondo razionale della coscienza e il mondo
dell'istinto.
Ho già discusso l'interessante contrasto fra i pensieri «controllati» da noi posseduti
in stato di veglia e la ricchezza delle immagini prodotte dai sogni. A questo punto è
possibile scorgere un'altra ragione di questa diversità: dal momento che, nella
nostra vita civilizzata, abbiamo privato tante idee della loro energia emotiva,
finiamo per non rispondere più a esse in maniera effettiva. Noi usiamo tali idee nel
parlare e mostriamo una reazione convenzionale quando altri le usano, ma in
realtà esse non producono in noi alcuna impressione profonda. Occorre ben altro
per farci aprire gli occhi davanti a certe cose e per costringerci a cambiare in
conseguenza di ciò il nostro atteggiamento e il nostro comportamento. Ciò è
compito del «linguaggio dei sogni»: il suo simbolismo possiede tanta energia da
costringerci a prestargli attenzione.
Per esempio, una signora era ben nota per i suoi stupidi pregiudizi e per la sua
ottusa resistenza a qualunque argomento ragionato. Si sarebbe potuto discutere
con lei un giorno intero senza ottenere alcun risultato: essa non avrebbe imparato
la benché minima cosa. Tuttavia i suoi sogni rivelavano un atteggiamento ben
diverso. Una notte essa sognò di intervenire a una importante riunione mondana.
Essa venne salutata dalla padrona di casa con queste parole: «E' stato gentile da
parte sua venire. Tutti i suoi amici sono già qui e la stanno aspettando». Quindi la
padrona di casa la condusse alla porta, l'aprì e la signora fu introdotta in una...
stalla!
Il linguaggio di questo sogno era tanto semplice da poter essere compreso anche
da uno sciocco. Inizialmente la donna non voleva ammettere il significato effettivo
di un sogno che ledeva in maniera così diretta il suo prestigio personale. Tuttavia il
messaggio del sogno aveva raggiunto il segno e dopo un po' di tempo essa
dovette accettarlo perché non sopportava la vista della burla di cui era rimasta
vittima per suo stesso mezzo.
Questi messaggi dell'inconscio sono più importanti di quello che si pensi
comunemente. Al livello della vita conscia noi siamo esposti a influenze di ogni
specie: le altre persone ci stimolano o ci deprimono, il lavoro d'ufficio o la vita
sociale ci distraggono. Tutto ciò ci porta ad assumere atteggiamenti che non si
adattano alla nostra personalità. Possiamo essere consapevoli o meno degli effetti
subiti dalla nostra coscienza: tuttavia essa ne è disturbata ed è esposta a essi
quasi senza alcuna possibilità di difesa. Ciò si verifica specialmente nel caso di
persone il cui atteggiamento mentale estroverso è tutto assorbito dagli oggetti
esterni, o di coloro che nutrono sentimenti di inferiorità e di dubbio sul conto della
propria personalità interiore.
Quanto più la coscienza viene influenzata da pregiudizi, errori, fantasie e desideri
infantili, tanto più la lacuna già esistente tenderà ad assumere le proporzioni di una
dissociazione nevrotica e a condurre a un genere di vita più o meno artificiale,
lungi da ogni sano istinto, dalla natura e dalla verità.
La funzione generale dei sogni consiste nel restaurare il nostro normale status
psicologico attraverso la produzione di materiale onirico che ristabilisce, con una
sottile operazione, il nostro totale equilibrio psichico. Questo è ciò che io chiamo il
ruolo complementare (o compensatorio) dei sogni nell'ambito della nostra struttura
psichica. Ciò spiega perché le persone che hanno idee non realistiche o una
troppo alta opinione sul proprio conto, o che fanno progetti grandiosi del tutto
sproporzionati alle loro effettive capacità, sognano di volare o di cadere. Il sogno
compensa le deficienze della loro personalità e contemporaneamente mette in
guardia queste persone contro i pericoli del loro comportamento. Se gli
avvertimenti dei sogni non vengono presi in considerazione, possono accadere
veri e propri incidenti; la vittima può cadere dalle scale o avere un incidente d'auto.
Ricordo il caso di un uomo che era immerso fino ai capelli in un gran numero di
affari poco puliti. Egli maturò una passione pressoché morbosa per le rischiose
scalate alpinistiche, come una specie di compensazione. Egli cercava «di superare
se stesso». Una notte sognò di precipitare nel vuoto dalla sommità di un'alta
montagna. Quando mi raccontò il sogno compresi subito il pericolo cui andava
incontro; cercai perciò di fargli capire l'avvertimento del sogno e di persuaderlo a
contenersi. Gli dissi anche che il sogno prediceva la sua morte in un incidente
alpinistico. Tutto fu invano. Sei mesi dopo egli «precipitò nel vuoto». Una guida di
montagna lo osservava mentre, insieme a un amico, si stava calando con la corda
in un tratto difficile. L'amico aveva trovato un appiglio provvisorio su una
sporgenza della parete e il mio cliente lo seguiva. Improvvisamente, secondo il
racconto della guida, egli si staccò dalla corda «come se saltasse nel vuoto».
Cadde addosso all'amico e precipitarono insieme. Tutti e due morirono.
Un altro caso tipico fu quello di una signora che aveva un gran concetto di sé.
Nella vita di tutti i giorni era molto orgogliosa, ma faceva sogni impressionanti che
le portavano alla mente ogni sorta di cose disgustose. Quando io le scoprii, essa
rifiutò con indignazione di ammetterle. Allora i sogni si fecero minacciosi e pieni di
riferimenti alle passeggiate che essa era solita fare tutta sola nei boschi, dove si
abbandonava a fantasie sentimentali. Io compresi il pericolo cui andava incontro,
ma essa non volle prestare ascolto ai miei ripetuti avvertimenti. Poco tempo dopo
essa venne selvaggiamente aggredita in un bosco da un pervertito sessuale e, se
non fosse stato per l'intervento di alcune persone che avevano udito le sue grida,
sarebbe stata uccisa.
In tutto questo non c'è nulla di magico. Dai suoi sogni avevo capito che essa
nutriva la voglia segreta di vivere una simile avventura, allo stesso modo che lo
scalatore inconsciamente andava alla ricerca di un modo definitivo di risolvere le
sue difficoltà. Ovviamente, nessuno dei due si aspettava di dover pagare un
prezzo così duro; la signora si ritrovò con varie ossa fratturate e lo scalatore
perdette la vita.
I sogni, perciò, possono talvolta annunciare certe situazioni molto tempo prima che
esse si verifichino attualmente. Non si tratta necessariamente né di un miracolo né
di una forma di prescienza. Molte crisi della nostra vita hanno una lunga storia
inconscia: noi avanziamo verso di loro a poco a poco, inconsapevoli dei pericoli
che si stanno accumulando. Ma ciò che non riusciamo a vedere consciamente
viene spesso percepito dall'inconscio, che può trasmetterci l'informazione
attraverso i sogni.
I sogni possono spesso avvertirci in questo modo, ma in molte occasioni sembra
che ciò non avvenga. Di conseguenza la supposizione dell'esistenza di una mano
benevola che sopraggiunge in tempo a trattenerci è discutibile. Ovvero, per dirla in
termini più positivi, sembra che una forza benevola di questo tipo a volte
intervenga e a volte no. La mano misteriosa può anche indicare la via della
perdizione: talvolta i sogni risultano trappole, o almeno tali hanno l'aria di essere. A
volte essi si comportano come l'oracolo di Delfo quando disse al re Creso che se
avesse attraversato il fiume Halys avrebbe abbattuto un grande regno. Fu solo
dopo averlo attraversato ed essere stato completamente sconfitto in battaglia, che
Creso scoprì che il regno indicato dall'oracolo era il suo.
Non possiamo permetterci di essere ingenui nell'interpretazione dei sogni. Essi
hanno origine in uno spirito che non è affatto umano, ma che costituisce piuttosto
un respiro della natura: uno spirito di questa divinità altrettanto bella e generosa
quanto crudele. Se vogliamo caratterizzare tale spirito, dovremo andarlo a
studiare, più che nella coscienza dell'uomo moderno, nella sfera delle antiche
mitologie o nelle leggende primordiali della foresta. Non voglio certo negare che
siano risultati grandi vantaggi dall'evoluzione della società civilizzata, ma tali
vantaggi sono stati ottenuti al prezzo di perdite enormi della cui entità abbiamo
appena cominciato a renderci conto. Facendo confronti tra lo stato primitivo e
quello civilizzato dell'uomo ho avuto per scopo, in parte, quello di mostrare il
rapporto tra le perdite e i vantaggi acquisiti.
L'uomo primitivo era governato dai propri istinti molto più profondamente dei suoi
moderni discendenti «razionali», che hanno imparato a «controllarsi». Nel corso di
questo processo di civilizzazione noi siamo venuti scindendo sempre di più la
nostra coscienza dagli strati profondi istintivi della psiche umana e infine anche
dalla base somatica del fenomeno psichico. Fortunatamente non abbiamo perduto
questi strati istintivi di fondo: essi continuano a far parte dell'inconscio anche se
possono trovare espressione solo sotto forma di immagini oniriche. Questi
fenomeni istintivi, che possono anche non venire sempre riconosciuti per quello
che sono, dato il loro carattere simbolico, svolgono un ruolo vitale in quella che io
ho definito la funzione compensatrice dei sogni.
Perché si abbiano stabilità mentale e salute fisiologica, l'inconscio e il conscio
debbono essere integralmente connessi fra loro e muoversi su piani paralleli. Se
vengono scissi o «dissociati», si crea un disturbo psicologico. Da questo punto di
vista i simboli onirici sono i principali portatori di simboli dalle parti istintive a quelle
razionali della mente umana e la loro interpretazione arricchisce la coscienza, che
in tal modo apprende a capire nuovamente il linguaggio dimenticato degli istinti.
Naturalmente si è portati in generale a mettere in dubbio questa funzione poiché i
suoi simboli passano troppo spesso inosservati e restano incompresi. Nella vita
normale, l'interpretazione dei sogni viene spesso considerata come una cosa
superflua. Sono in grado di illustrare questo punto sulla base di un'esperienza da
me fatta in una tribù primitiva dell'Africa Orientale. Con mio grande divertimento
quei selvaggi negavano di avere mai avuto sogni: tuttavia, attraverso pazienti
colloqui indiretti, scoprii ben presto che anche essi avevano i loro sogni come
qualunque altra persona, però erano convinti che essi non avessero alcun
significato. «I sogni degli uomini comuni non hanno alcun significato», mi dissero.
Erano convinti che i soli sogni importanti fossero quelli dei capi tribù e degli
stregoni: questi ultimi, in particolare, erano assai apprezzati in quanto da essi
dipendeva il benessere dell'intera tribù. L'unico inconveniente era che tanto il capo
quanto lo stregone andavano dicendo di aver smesso di avere sogni significativi e
facevano risalire questo cambiamento all'arrivo degli Inglesi nel loro paese. Il
commissario del distretto - l'ufficiale inglese incaricato dell'amministrazione del
territorio - aveva assunto la funzione di avere i «grandi sogni» che fino a quel
momento avevano guidato il comportamento della tribù.
Quando gli uomini della tribù ammettevano di avere sogni, ma aggiungevano di
considerarli del tutto insignificanti, si comportavano nello stesso modo dell'uomo
moderno, per il quale un sogno non ha alcun significato solo perché non riesce a
comprenderlo. Tuttavia, anche un uomo civilizzato può talvolta osservare che un
sogno (da lui magari del tutto dimenticato) è capace di alterare il suo stato d'animo
in meglio o in peggio. Il sogno è stato «acquisito», ma solo al livello subliminale.
Questo è il caso più frequente; solo nelle rare occasioni in cui un sogno si presenti
con un risalto particolare o si ripeta a intervalli regolari, la maggior parte delle
persone propendono a tentarne un'interpretazione.
A questo punto debbo aggiungere una parola di avvertimento contro i tentativi
sciocchi o incompetenti di analisi dei sogni. Alcune persone si trovano in condizioni
mentali così squilibrate che l'interpretazione dei loro sogni può essere
estremamente rischiosa; in casi di questo tipo la coscienza è molto unilaterale e
tagliata fuori dall'inconscio che, a sua volta, è altrettanto irrazionale o «irregolare»,
cosicché essi non possono venire associati senza prendere speciali precauzioni.
In termini più generali, è una pura sciocchezza riporre fede in guide prefabbricate
all'interpretazione dei sogni: ciò equivarrebbe a comprare un libro di consultazione
e ricercarvi un simbolo particolare. Nessun simbolo onirico può essere separato
dall'individuo che lo sogna e non esiste alcun criterio definitivo o diretto di
interpretazione dei sogni individuali. Le persone si differenziano tanto l'una
dall'altra nel modo in cui l'inconscio completa o compensa il conscio di ciascuna,
che è impossibile stabilire fino a che punto i sogni e i loro simboli possano venire
rigorosamente classificati.
E' vero che alcuni sogni e simboli singoli (io preferirei chiamarli «motivi») sono
tipici e ricorrono spesso. Fra questi motivi c'è quello della caduta, del volo, la
sensazione di essere perseguitati da animali feroci o da persone ostili, di essere
vestiti in maniera insufficiente o assurda in luoghi pubblici, di aver fretta o di
perdersi tra una folla assiepata, di combattere con armi inutili o di trovarsi
completamente indifesi, di correre a perdifiato senza arrivare in nessun luogo. Un
motivo tipicamente infantile è costituito dal sogno di diventare infinitamente piccoli
o infinitamente grandi, oppure di essere trasformati dalla prima dimensione nella
seconda, come si legge, ad esempio, nel libro di Lewis Carroll, "Alice nel paese
delle meraviglie". Occorre tuttavia insistere sul fatto che questi motivi debbono
essere considerati nel contesto individuale del sogno, non come elementi che si
spieghino da soli.
Il sogno ricorrente è un fenomeno interessante. Ci sono casi di persone che hanno
continuato ad avere lo stesso sogno dall'infanzia fino all'età adulta. Un sogno di
questo tipo rappresenta di solito un tentativo di compensazione di qualche difetto
particolare dell'atteggiamento dell'individuo nei riguardi della vita; oppure può
avere avuto origine da qualche evento traumatizzante che ha lasciato dietro di sé
un pregiudizio specifico. Esso può talvolta anticipare un importante evento del
futuro.
Io stesso ho sognato il medesimo motivo per molti anni di seguito: mi trovavo a
«scoprire» una parte della mia casa di cui avevo sempre ignorato l'esistenza.
Qualche volta si trattava delle stanze in cui avevano vissuto i miei genitori, morti
da lungo tempo, e in cui mio padre, con mia grande sorpresa, teneva un
laboratorio dove studiava l'anatomia comparata dei pesci e mia madre gestiva un
albergo per ospiti dell'aldilà. Di solito quest'ala sconosciuta era un antico edificio
storico, da gran tempo dimenticato eppure di mia proprietà ereditaria. Esso
conteneva un interessante arredamento antico e verso la fine di questa serie di
sogni scoprii una vecchia libreria contenente libri a me sconosciuti. Finalmente,
nell'ultimo sogno, aprii uno dei libri e vi trovai riprodotte una grande quantità di
figurazioni simboliche che suscitarono la mia più profonda meraviglia. Quando mi
svegliai, il cuore mi batteva per l'eccitazione.
Poco tempo prima di fare questo sogno particolare, ultimo della serie, avevo
ordinato a un libraio antiquario una delle classiche compilazioni di alchimisti
medievali. Nel corso dei miei studi sull'argomento avevo trovato una citazione che,
a mio parere, aveva qualche rapporto con l'antica alchimia bizantina e desideravo
controllarla. Alcune settimane dopo il sogno in cui mi era apparso quel libro
sconosciuto, ricevetti un pacco dal libraio. Esso conteneva un volume del
sedicesimo secolo rilegato in pergamena. Era illustrato da affascinanti
rappresentazioni simboliche che istantaneamente mi riportarono alla mente quelle
che avevo visto nel sogno. Poiché la riscoperta dei principi dell'alchimia venne a
costituire una parte importante del mio lavoro pionieristico nel campo della
psicologia, il motivo del mio sogno ricorrente può essere facilmente compreso.
Naturalmente la casa simboleggiava la mia personalità e l'area conscia dei suoi
interessi; l'ala sconosciuta dell'edificio rappresentava l'anticipazione di un nuovo
campo di interesse e di ricerca di cui la mia mente conscia era a quel tempo
inconsapevole. Da quel momento in poi, cioè trent'anni fa, non ho più avuto quel
sogno.

- L'analisi dei sogni.

All'inizio di questo saggio ho notato la differenza fra segno e simbolo. Il segno è
sempre qualcosa di meno rispetto al concetto da esso rappresentato, mentre il
simbolo rappresenta qualcosa che sta al di là del suo significato ovvio e
immediato. Inoltre, i simboli sono prodotti naturali e spontanei. Nessun genio ha
mai preso in mano la penna o il pennello dicendo: «Ora inventerò un simbolo».
Nessuno può prendere un pensiero più o meno razionale, raggiunto come logica
conclusione o per intento deliberato, e dargli una forma «simbolica». Per quanto si
possa rivestire un'idea di questo tipo con orpelli fantastici, essa rimarrà pur sempre
un segno, legato al pensiero conscio da cui deriva e non sarà mai un simbolo
suggestivo di qualcosa non ancora conosciuto. Nei sogni i simboli si presentano
spontaneamente poiché i sogni si offrono da soli senza il soccorso dell'invenzione:
perciò essi costituiscono la nostra fonte principale per la conoscenza del
simbolismo.
Tuttavia devo sottolineare il fatto che i simboli non si presentano solo nei sogni.
Essi compaiono in ogni sorta di manifestazioni psichiche: ci sono pensieri,
sentimenti, atti e situazioni simbolici. Spesso anche gli oggetti inanimati sembrano
cooperare con l'inconscio nella elaborazione di modelli simbolici. Sono numerosi i
racconti del tutto autentici secondo i quali alcuni orologi si sono fermati nell'attimo
stesso della morte del loro proprietario; uno di questi fu l'orologio a pendolo del
palazzo di Federico il Grande a Sans-Souci, che si fermò quando l'imperatore
morì. Altri esempi comuni sono quelli dello specchio che si rompe o del quadro che
cade nell'attimo stesso di una morte; oppure quello, di minore rilievo ma altrettanto
inspiegabile, di oggetti che si rompono improvvisamente in una casa dove ci sia
qualcuno assalito da una crisi emotiva. Anche se gli scettici si rifiutano di dar
credito a storie come queste, esse si ripetono continuamente e l'alone da cui sono
circondate è un indice significativo della loro importanza psicologica.
Ci sono tuttavia molti simboli (fra cui i più importanti) che non sono individuali, ma
"collettivi" nella loro origine e nella loro natura. Si tratta soprattutto di immagini
religiose. Il credente suppone che esse abbiano provenienza divina, cioè che
siano state rivelate all'uomo. Lo scettico sostiene recisamente che esse sono puro
frutto di invenzione. Entrambi sono in errore. E' vero, come osserva lo scettico, che
i simboli e i concetti religiosi sono stati oggetto per secoli di una elaborazione
accurata e del tutto consapevole. D'altra parte, è altrettanto vero, come nota il
credente, che la loro origine è a tal punto sepolta nel mistero del passato che essi
non sembrano avere un'origine umana. In realtà essi non sono altro che
«rappresentazioni collettive» emananti dai sogni primordiali e dalle fantasie
creative. In questi termini tali immagini sono manifestazioni del tutto spontanee e
non invenzioni intenzionali.
Questo fatto, come spiegherò in seguito, incide direttamente e in misura rilevante
sull'interpretazione dei sogni. E' ovvio che se si ammette la natura simbolica dei
sogni, li interpreteremo in maniera diversa da coloro per i quali il pensiero o
l'emozione essenziale e stimolante sono già noti precedentemente e vengono
semplicemente «camuffati» dal sogno. In questo caso l'interpretazione dei sogni
ha scarso significato poiché porta a scoprire solo ciò che si conosce di già. E' per
questa ragione che io non mi sono mai stancato di ripetere ai miei allievi:
«Imparate quanto più potete intorno al simbolismo e poi dimenticatevi di tutto
quando analizzate un sogno». Questo consiglio si è rivelato di una così grande
importanza pratica che io l'ho assunto come regola per ricordare a me stesso che
non è mai possibile comprendere tanto bene il sogno di una persona da essere in
grado di interpretarlo correttamente. Mi sono posto in quest'ordine di idee per
controllare il flusso delle mie stesse associazioni e reazioni, che altrimenti
potrebbero prendere il sopravvento sulle incertezze e le esitazioni dei miei
pazienti. Come è della massima importanza terapeutica per l'analista cogliere
quanto più accuratamente è possibile il messaggio particolare di un sogno (cioè il
contributo fornito dall'inconscio al conscio), così è essenziale per lui esplorare il
contenuto di un sogno in tutta la sua totalità.
Quando lavoravo con Freud, feci un sogno che illustra bene quanto sono venuto
dicendo. Sognai di trovarmi «a casa mia» apparentemente al primo piano, in un
comodo e piacevole salotto arredato in stile settecentesco. Mi stupivo di non avere
mai visto prima questa stanza e cominciai a chiedermi come fosse disposto il
piano terreno. Scesi dabbasso e mi trovai in un luogo piuttosto buio, dalle pareti
rivestite e con un arredamento cinquecentesco o anche di epoca anteriore. La mia
sorpresa e la mia curiosità aumentarono. Mi venne la voglia di esplorare
ulteriormente tutta la casa. Così scesi in cantina dove trovai una porta che si
apriva su una scalinata che conduceva in una grande stanza coperta da una volta.
Il pavimento era formato da grandi lastre di pietra e le pareti sembravano molto
antiche. Esaminai la malta e mi accorsi che essa era mescolata a schegge di
mattone. Ovviamente le pareti erano di origine romana. La mia eccitazione
cresceva a dismisura. In un angolo vidi un anello di ferro infisso in una lastra di
pietra. Sollevai la lastra e vidi un'altra scala stretta che portava a una specie di
caverna, simile a una tomba preistorica, contenente due teschi, alcune ossa e
cocci di ceramica frantumati. A questo punto mi svegliai (3).
Se Freud, analizzando questo sogno, avesse seguito il mio metodo di
esplorazione del suo contesto e delle sue associazioni specifiche, avrebbe
scoperto un racconto di grande importanza. Tuttavia temo che egli lo avrebbe
rifiutato nel tentativo di sfuggire a un problema che era tipicamente suo. Il sogno
rappresenta di fatto un breve sommario della mia vita, o, più specificamente, del
mio sviluppo mentale. Io fui allevato in una casa vecchia di duecento anni, il cui
arredamento era composto da mobili antichi di tre secoli e intellettualmente la mia
più grande avventura spirituale era stata, fino a quel momento, lo studio della
filosofia di Kant e di Schopenhauer. La novità sensazionale del momento era la
teoria di Charles Darwin. Fino a poco tempo prima ero vissuto sotto il peso dei
concetti medievali dei miei genitori per i quali il mondo e l'umanità erano regolati
dall'onnipotenza e dalla provvidenza divine. Questa concezione ora appariva
antiquata e anacronistica. La mia fede cristiana si era relativizzata a contatto con
le religioni orientali e la filosofia greca. E' per questo motivo che il piano terreno
era così silenzioso, oscuro e ovviamente disabitato.
I miei interessi storici di allora si erano sviluppati sulla base di una fondamentale
inclinazione per l'anatomia comparata e la paleontologia, mentre lavoravo come
assistente presso l'istituto di anatomia. Ero affascinato dalle ossa dei fossili umani,
in particolare dal molto discusso uomo di Neanderthal e dall'ancor più dibattuto
teschio del "Pithecanthropus" di Dubois. Queste erano le mie effettive associazioni
col sogno, ma non ebbi il coraggio di far menzione dei teschi, degli scheletri e dei
cadaveri in presenza di Freud, poiché mi ero reso conto che questo tema non gli
era gradito. Egli aveva l'idea fissa che io prevedessi la sua morte prematura. Arrivò
a questa conclusione quando mostrai un grande interesse per le mummie del
museo Bleikeller di Brema, che visitammo insieme nel 1909 prima di imbarcarci
per l'America.
Mi sentivo riluttante a rivelare i miei pensieri a Freud, poiché di recente mi aveva
profondamente impressionato la constatazione che fra la sua concezione e i suoi
presupposti mentali e i miei esisteva un abisso pressoché incolmabile. Temevo di
perdere la sua amicizia se gli avessi rivelato il mio intimo che, a quanto
supponevo, gli sarebbe sembrato in preda ad assurde fantasie. Sentendomi
ancora assai incerto sul conto della mia psicologia, quasi automaticamente gli
raccontai una bugia sulle mie «libere associazioni» con il proposito di sottrarmi
all'impossibile compito di illustrargli la mia situazione estremamente personale e
del tutto diversa dalla sua.
E' necessario che mi scusi per questa narrazione piuttosto estesa del pasticcio in
cui mi cacciai raccontando il mio sogno a Freud. Tuttavia si tratta di un significativo
esempio delle difficoltà a cui si va incontro nel corso di una analisi accurata del
significato dei sogni. Esse dipendono dalle differenze personali esistenti fra
analista e analizzato.
Mi resi subito conto che Freud andava alla ricerca di qualche mio desiderio
incompatibile e perciò suggerii come ipotesi che i teschi da me sognati potessero
riferirsi ad alcuni membri della mia famiglia di cui desiderassi, per qualche motivo,
la morte. La mia proposta incontrò la sua approvazione, ma io non rimasi
soddisfatto di questa soluzione «fittizia».
Mentre cercavo di trovare una risposta adatta agli interrogativi di Freud, mi trovai
improvvisamente disorientato da un'intuizione circa il ruolo che i fattori soggettivi
occupano nella interpretazione psicologica. La mia intuizione si era imposta con
tanta forza che ebbi solo la preoccupazione di cavarmi il più facilmente possibile
da quella delicata situazione e mi rifugiai nella menzogna. Ciò non era né elegante
né moralmente giustificabile, ma se mi fossi comportato diversamente avrei
rischiato di urtarmi fatalmente con Freud e io non me la sentivo per molte ragioni.
La mia intuizione mi aveva rivelato improvvisamente e in maniera del tutto
imprevista la consapevolezza che il sogno da me fatto si riferiva "solo a me", alla
"mia" vita, al "mio" mondo, alla mia intera realtà in contrapposizione a una struttura
teoretica che era stata costruita dalla mente di un altro, di un estraneo, per ragioni
e scopi suoi personali. Il sogno era mio, non di Freud, e d'un colpo compresi il suo
significato, come in un'illuminazione.
Questo conflitto illustra un punto vitale dell'analisi dei sogni. Non si tratta di una
tecnica che possa essere appresa e applicata secondo regole prestabilite come
uno scambio dialettico fra due personalità. Se essa viene utilizzata come una
tecnica meccanica, la personalità psichica dell'individuo che sogna va perduta e il
problema terapeutico si riduce semplicemente al problema di sapere quale fra le
due persone interessate - l'analista o l'analizzato - finirà col prevalere sull'altra.
Rinunciai proprio per questa ragione al trattamento ipnotico poiché non volevo
imporre agli altri la mia volontà. Il mio scopo era quello di far sì che il processo di
guarigione maturasse dalla personalità stessa del paziente e non dalle mie
suggestioni che avrebbero avuto solo un effetto temporaneo. Miravo
essenzialmente a proteggere e preservare la dignità e la libertà del mio paziente
affinché egli potesse vivere la propria vita secondo i suoi desideri. In questa fase
dei miei rapporti con Freud mi resi conto per la prima volta che prima di costruire
teorie generali sull'uomo e la sua psiche, dobbiamo imparare un gran numero di
cose in più sulla realtà dell'essere umano che è oggetto del nostro studio.
L'individuo è l'unica realtà. Quanto più ci allontaniamo dall'individuo
nell'elaborazione di idee astratte sull'"Homo sapiens", tanto più siamo sottoposti
all'errore. In quest'epoca di sconvolgimenti sociali e di rapidi mutamenti, è
desiderabile arrivare a sapere molto di più di quanto sappiamo attualmente sul
conto dell'essere umano individuale, dal momento che dalle sue qualità mentali e
morali dipendono tante cose importanti. Tuttavia, se vogliamo vedere ogni cosa
nella sua giusta prospettiva, dobbiamo metterci in grado di capire il passato
dell'uomo altrettanto bene del suo presente. E' per questa ragione che
l'interpretazione dei miti e dei simboli è d'importanza fondamentale.

- Il problema dei tipi.

In tutte le altre branche della scienza, è legittimo applicare un'ipotesi a un
argomento impersonale. Invece la psicologia si trova ad avere a che fare
inevitabilmente con le relazioni vive di due individui, nessuno dei quali può essere
spogliato della sua personalità soggettiva né spersonalizzato in qualche altro
modo. L'analista e il paziente possono trovarsi d'accordo nell'affrontare un
particolare problema scelto da entrambi in modo impersonale e oggettivo; ma una
volta che essi abbiano intrapreso l'analisi, le loro personalità sono interamente
impegnate nella discussione. A questo punto è possibile fare dei progressi solo a
patto che venga raggiunto un accordo reciproco.
E' possibile esprimere un giudizio oggettivo sul risultato finale? Solo se facciamo
un confronto fra le nostre conclusioni e i criteri generali che sono validi nel "milieu"
sociale a cui gli individui singolarmente appartengono. Anche in questa fase di
giudizio dobbiamo tener presente l'equilibrio mentale dell'individuo analizzato.
Infatti il risultato non può approdare a un livellamento collettivo integrale
dell'individuo per adattarlo alle «norme» della società in cui vive. Ciò
corrisponderebbe a una condizione del tutto innaturale. Una società sana e
normale deve essere composta da persone che non condividono abitualmente i
reciproci punti di vista, poiché l'accordo generale è relativamente raro al di fuori
della sfera delle qualità umane istintive.
Il disaccordo ha una funzione strumentale nella vita mentale di una società e non
rappresenta lo scopo principale: l'accordo, infatti, è altrettanto importante. Siccome
la psicologia dipende fondamentalmente dal gioco degli opposti che si equilibrano
reciprocamente, nessun giudizio può essere considerato definitivo se non implica
un criterio di reversibilità. La ragione di ciò consiste nel fatto che al di sopra o al di
fuori della psicologia non esiste alcun principio che ci consenta di esprimere un
giudizio definitivo intorno alla natura della psiche.
Nonostante che i sogni richiedano un trattamento individuale, sono necessari
alcuni criteri generali per classificare e chiarire il materiale che lo psicologo viene
raccogliendo attraverso lo studio di molti individui. Naturalmente sarebbe
impossibile formulare una qualunque teoria psicologica, o insegnarla, attraverso la
semplice descrizione di un gran numero di casi separati senza che ci si
preoccupasse di scorgere i loro elementi comuni e quelli differenzianti. Qualsiasi
caratteristica generale deve essere scelta sulla base di un criterio fondamentale.
Per esempio si può adire a una distinzione relativamente semplice fra individui con
personalità «estroverse» e altri individui con personalità «introverse». Questa è
solo una delle molte generalizzazioni possibili, ma permette di scorgere
immediatamente le difficoltà che possono presentarsi nel caso che l'analista
appartenga a un tipo e il paziente all'altro.
Poiché un'analisi più approfondita dei sogni comporta il confronto di due individui,
ci sarà ovviamente una grande differenza a seconda che essi abbiano lo stesso
tipo di atteggiamento oppure no. Se entrambi appartengono allo stesso tipo, essi
possono collaborare insieme felicemente per molto tempo. Ma se uno di loro è un
estroverso e l'altro un introverso, i loro diversi e contraddittori atteggiamenti
possono contrastarsi reciprocamente, soprattutto nel caso che essi siano
rispettivamente inconsapevoli del loro tipo di personalità o che siano convinti di
essere ciascuno dalla parte esclusiva della ragione. L'estroverso, per esempio,
sceglierà il punto di vista più comune e l'introverso lo rifiuterà perché si tratta di un
atteggiamento alla moda. Una incomprensione di questo tipo è piuttosto frequente
poiché ciò che per l'uno è un valore, per l'altro è il contrario. Ad esempio, Freud
interpretò il tipo introverso come un individuo morbosamente interessato a se
stesso. Tuttavia, l'introspezione e la conoscenza di sé possono essere della
massima importanza.
E' necessario nel modo più assoluto prendere in considerazione queste differenze
di personalità nel corso dell'interpretazione dei sogni. L'analista non deve essere
considerato come una specie di superuomo al di sopra di tutte queste differenze,
solo per il fatto che è un medico e che ha elaborato una teoria psicologica e una
tecnica corrispondente. Egli può ritenersi superiore solo nella misura in cui
supponga che la teoria e la tecnica da lui elaborate siano verità assolute capaci di
abbracciare l'intera psiche umana. Tuttavia, siccome una supposizione di questo
tipo è più che discutibile, egli non può farvi sicuro affidamento. Di conseguenza
egli verrà segretamente assalito da dubbi nell'atto di confrontare la personalità
umana globale del suo paziente con una teoria o una tecnica (che rappresentano
esclusivamente ipotesi o tentativi) invece che con la sua vivente personalità
globale.
La personalità globale dell'analista è l'unico equivalente adeguato della personalità
del paziente. L'esperienza e la conoscenza psicologiche pongono l'analista su un
piano di mera superiorità pratica. Esse non lo pongono al di fuori della mischia
nella quale, anzi, si trova implicato al pari del paziente. Perciò è un fattore di
estrema importanza che le loro personalità si armonizzino, ovvero siano in conflitto
o complementari.
L'estroversione e l'introversione costituiscono solo due fra le molte particolarità del
comportamento umano; tuttavia esse sono spesso piuttosto ovvie e facilmente
identificabili. Se si studia, per esempio, l'individuo estroverso, ci si rende subito
conto che esso si differenzia sotto molti punti di vista dagli altri individui del suo
stesso tipo e che perciò quello dell'estroversione è un criterio troppo superficiale e
generico per costituire una caratteristica indicativa. Per questo motivo, molto
tempo fa, io ho cercato di rinvenire altre peculiarità fondamentali che fossero in
grado di fornire qualche limite alle variazioni apparentemente infinite
dell'individualità umana.
Mi ha sempre colpito il fatto che un numero sorprendentemente elevato di individui
non facciano uso della mente se possono farne a meno e che un numero
equivalente di essi usino la mente in un modo sorprendentemente stupido. Io fui
altresì sorpreso dal fatto che molte persone intelligenti e aperte vivessero, almeno
nella misura in cui era possibile rilevarlo, come se non avessero mai appreso l'uso
dei loro organi sensoriali: non vedevano le cose più evidenti, non udivano le parole
che risuonavano loro negli orecchi, o non percepivano ciò che toccavano o
gustavano. Alcuni di loro vivevano senza esser consapevoli della condizione del
loro corpo.
C'erano poi altri che davano l'impressione di vivere in una curiosissima condizione
di coscienza, come se lo stato in cui si trovavano attualmente dovesse essere
definitivo, senza alcuna possibilità di cambiamento, o come se il mondo e la psiche
fossero statici e immutabili per sempre. Essi sembravano privi di ogni
immaginazione e sensibili, in maniera totale ed esclusiva, alla percezione dei
sensi. Nel loro mondo non esistevano fattori casuali o possibilità e nel loro «oggi»
non era presupposto alcun effettivo «domani». Per essi il futuro era una semplice
ripetizione del passato.
Io cerco qui di fornire al lettore un rapido panorama delle prime impressioni da me
provate quando cominciai a osservare le molte persone che si presentavano alla
mia attenzione. Mi apparve subito chiaro, tuttavia, che a usare la mente erano solo
le persone che "pensavano", cioè quelle che applicavano le loro facoltà intellettuali
nel tentativo di adattarsi alle altre persone e alle circostanze. Coloro che, pur
essendo dotati della medesima intelligenza, non ne facevano uso, cercavano e
trovavano la loro strada al livello del "sentimento" ("feeling").
«Sentimento» è una parola che ha bisogno di qualche spiegazione. Per esempio
c'è chi parla di «sentimento» quando è in gioco il «sentimentalismo»
(corrispondente alla parola francese "sentiment"). Altri applicano la stessa parola
per definire un'opinione: per esempio, una comunicazione della Casa Bianca può
cominciare nel seguente modo: «Il Presidente sente...» Inoltre la parola può
essere usata per esprimere una intuizione: «Io sentivo che...»
Quando io uso la parola «sentimento» in contrasto con «pensiero», mi riferisco a
un giudizio di valore - per esempio: piacevole o spiacevole, buono o cattivo, e via
dicendo. Secondo questa definizione il sentimento non è un'emozione (che, come
dice la parola, è involontaria). Il "sentimento", come l'intendo io, è (come il
pensiero) una funzione "razionale" (cioè imperativa), mentre l'intuizione è una
funzione "irrazionale" (cioè percettiva). Nella misura in cui l'intuizione è una
«impressione», essa non costituisce il prodotto di un atto volontario; essa è
piuttosto un evento involontario, dipendente da diverse circostanze esterne o
interne, che un vero e proprio atto di giudizio. L'intuizione assomiglia piuttosto alla
percezione sensoriale, che è un evento altrettanto irrazionale nella misura in cui
dipende essenzialmente da stimoli oggettivi fondati su cause fisiche e non mentali.
Questi quattro tipi funzionali corrispondono ai mezzi naturali tramite i quali la
coscienza viene orientandosi nel corso dell'esperienza. La "sensazione" (cioè la
percezione sensoriale) ci dice che qualcosa esiste; il "pensiero" ci mette al
corrente di che cosa si tratta; il "sentimento" ci rivela se si tratta di una cosa più o
meno piacevole; l'"intuizione" ci fa capire la provenienza e il fine di essa.
Il lettore si renderà conto che questi quattro criteri su cui si fondano i
corrispondenti tipi di comportamento umano sono solo concetti relativi, come la
volontà di potenza, il temperamento, l'immaginazione, la memoria e così via. Essi
non sono affatto dogmatici, ma per la loro natura si rivelano validi criteri di
classificazione. Io li trovo particolarmente utili quando debbo spiegare il
comportamento dei figli ai genitori, quello delle mogli ai mariti, e viceversa. Essi si
rivelano utili anche per la comprensione dei nostri pregiudizi personali.
Perciò, se vogliamo comprendere il sogno di un'altra persona, dobbiamo
sacrificare le nostre predilezioni e sopprimere i nostri pregiudizi soggettivi. Ciò non
è né facile né comodo poiché implica uno sforzo morale che non tutti sono capaci
di compiere. Ma se l'analista non si sforza di criticare le proprie posizioni e di
ammettere la relatività del proprio punto di vista, egli non arriverà ad avere né una
corretta informazione né una comprensione sufficiente della mente del paziente.
L'analista deve poter contare almeno sulla buona disposizione del paziente ad
ascoltarlo e a prendere seriamente le sue parole, e lo stesso diritto deve essere
assicurato al paziente. Benché questo tipo di rapporto sia indispensabile per una
reciproca comprensione, e si dimostri palesemente necessario, non bisogna mai
dimenticare che nel corso della terapia il fatto più importante è che il paziente
capisca e non che vengano soddisfatte le previsioni teoriche dell'analista. La
resistenza del paziente all'interpretazione dell'analista non è necessariamente
errata; si tratta piuttosto di un sintomo sicuro che qualcosa non funziona. I casi
sono due: o il paziente non ha ancora raggiunto un grado sufficiente di
comprensione, oppure l'interpretazione non è adeguata.
I nostri tentativi di interpretazione dei simboli onirici di un'altra persona sono
pressoché invariabilmente condizionati dalla nostra tendenza a colmare le
inevitabili lacune dell'interpretazione ricorrendo alla proiezione, cioè alla
supposizione che quanto viene percepito o pensato dall'analista sia ugualmente
percepito o pensato dal paziente. Per evitare questa causa di errore, io ho sempre
insistito sull'importanza di mirare direttamente al contesto del sogno particolare
escludendo ogni implicazione teorica sui sogni in generale, fatta eccezione per
quelle ipotesi che possono essere autorizzate esplicitamente dal sogno.
Da quanto sono venuto dicendo risulterà chiaro che non si possono assumere
regole generali di interpretazione dei sogni. Quando suggerivo che la funzione dei
sogni sembra esaurirsi completamente nella compensazione delle deficienze o
delle distorsioni della mente conscia, intendevo dire che questa ipotesi era in
grado di fornire il più adeguato procedimento per l'interpretazione della natura
particolare dei "singoli" sogni. In alcuni casi la validità di questa ipotesi è
chiaramente dimostrata.
Un mio paziente aveva una grande opinione di sé e non si rendeva conto che
quasi tutti i suoi conoscenti erano irritati da questo suo atteggiamento di superiorità
morale. Egli venne da me a raccontarmi un sogno in cui aveva visto un vagabondo
ubriaco che rotolava in un fossato. Questa visione gli aveva suscitato solo questo
commento moralistico: «E' terribile vedere quanto in basso possa cadere un
uomo». Era chiaro che la spiacevole natura del sogno costituiva almeno in parte
un tentativo per controbilanciare l'alta opinione che egli aveva dei suoi meriti.
Tuttavia c'era di più: infatti venne fuori il fatto che egli aveva un fratello alcoolizzato
cronico. Il sogno rivelava altresì che il suo atteggiamento di superiorità mirava a
compensare il fratello sia sotto il profilo esteriore che interiore.
Ricordo un altro caso di una signora che andava fiera della sua conoscenza
profonda della psicologia e che sognava ripetutamente una donna. Quando la
incontrava nella vita di tutti i giorni non le piaceva e la considerava una intrigante
fatua e disonesta. Invece in sogno la donna le appariva quasi come una sorella,
una persona amica e piacevole. La mia paziente non riusciva a capire come mai
potesse sognare in termini così favorevoli di una persona che essa disprezzava; il
fatto è che questi sogni tendevano a significare che essa stessa possedeva
inconsciamente un carattere simile a quello dell'altra donna. La mia paziente, che
aveva idee ben chiare intorno alla propria personalità, riusciva difficilmente a
rendersi conto che il sogno le rivelava il proprio complesso autoritario e le proprie
motivazioni occulte: tutte influenze inconsce che, in più di un caso, l'avevano
portata ad avere spiacevoli litigi con i suoi amici. Essa aveva sempre biasimato gli
altri per questi litigi, mai se stessa.
Noi siamo portati a trascurare, a non prendere in considerazione e a rimuovere
non soltanto l'aspetto recondito della nostra personalità: possiamo fare lo stesso
con le nostre qualità positive. Mi viene in mente il caso di un uomo
apparentemente modesto e schivo, di squisite maniere. Egli dava sempre
l'impressione di volersi tenere in disparte, ma insisteva con discrezione per essere
presente. Quando veniva richiesta la sua opinione egli si dimostrava sempre ben
informato, ma non faceva nulla per imporre il proprio punto di vista. Tuttavia egli
faceva a volte capire che una determinata questione avrebbe potuto essere
affrontata molto meglio a un livello superiore (anche se non spiegava mai in che
modo).
In sogno, tuttavia, egli si trovava di fronte costantemente a grandi personaggi
storici, come Napoleone o Alessandro Magno. Questi sogni miravano chiaramente
a compensare un complesso di inferiorità, ma avevano anche un'altra
implicazione. Che razza d'uomo devo mai essere, implicava il sogno, per avere
visitatori così illustri? Da questo punto di vista i sogni indicavano una megalomania
segreta che controbilanciava il sentimento di inferiorità, del soggetto. Questa idea
inconscia di grandezza lo isolava dalla realtà del suo ambiente e gli consentiva di
sottrarsi agli obblighi che sarebbero stati imperativi per altre persone. Egli non
sentiva alcun bisogno di dimostrare, né a se stesso né agli altri, che il suo
superiore giudizio era basato su una superiorità di meriti.
Egli, in realtà, giocava inconsciamente a un gioco insensato e i sogni tentavano di
portare questo gioco al livello della coscienza in un modo curioso e ambiguo.
Intrattenersi con Napoleone e parlare in termini confidenziali con Alessandro
Magno costituiscono le tipiche fantasie prodotte da un complesso di inferiorità. Ci
si potrebbe domandare, tuttavia, come mai il sogno non rivelava tutto ciò in
maniera aperta e diretta, senza alcuna ambiguità.
Mi sono posto di frequente questo problema e sono arrivato a dargli una risposta.
Spesso mi sorprende il modo tortuoso attraverso il quale i sogni sembrano
sfuggire a una precisa informazione od omettere il dato decisivo. Freud aveva
ipotizzato l'esistenza di una speciale funzione della psiche, da lui definita il
«censore». Secondo lui il «censore» deformava le immagini del sogno rendendole
irriconoscibili o non più attendibili in modo da ingannare la coscienza del sognante
intorno all'oggetto reale del sogno. Mascherando il pensiero critico al sognante, il
«censore» proteggeva il suo sonno dall'emozione di ricordi spiacevoli. Io sono
scettico nei confronti di questa teoria secondo la quale il sogno sarebbe un
guardiano del sonno; in realtà, molto spesso i sogni disturbano il sonno.
E' più verosimile che l'approccio alla coscienza abbia un effetto di
«cancellamento» sopra i contenuti subliminali della psiche. Lo stato subliminale
trattiene le idee e le immagini a un livello di tensione molto inferiore rispetto a
quello che esse posseggono nella coscienza. Al livello subliminale esse perdono in
chiarezza e definizione; le loro reciproche relazioni sono meno consequenziali e
più vagamente analoghe, meno razionali e perciò più «incomprensibili». Ciò può
essere osservato anche in tutte le condizioni che si avvicinano allo stato onirico,
sia che dipendano da affaticamento, da febbre o da tossine. Tuttavia se in qualche
caso capita di fornire a qualcuna di queste immagini una tensione maggiore, esse
divengono subliminali e, in quanto più prossime alla soglia della coscienza, meno
vagamente definite (4).
Da ciò si può capire come mai i sogni si esprimano sovente sotto forma di
analogie, o perché un'immagine onirica si confonda con un'altra senza che sia
possibile applicare né il criterio logico né quello temporale della nostra vita
cosciente. La forma assunta dai sogni è naturale per l'inconscio in quanto il
materiale da cui essi sono costituiti è trattenuto al livello subliminale esattamente
in questo modo. I sogni non difendono il sonno da ciò che Freud chiamava il
«desiderio incompatibile». Ciò che egli definiva «camuffamento» costituisce di
fatto la veste naturale assunta da tutti gli impulsi nell'inconscio. Per questi motivi il
sogno non può produrre un pensiero definito. Quando comincia a farlo, esso cessa
di essere un sogno perché varca la soglia della coscienza. E' per questo motivo
che i sogni sembrano schivare proprio quegli elementi che sono più importanti per
la mente conscia e danno l'impressione di manifestare piuttosto la «frangia della
coscienza», simile al tenue luccichio delle stelle durante un'eclissi totale del sole.
E' necessario rendersi conto che i simboli onirici sono per la maggior parte
manifestazioni di una psiche che sta al di là del controllo della mente conscia. Il
significato e l'intenzionalità non sono prerogative della mente: essi operano nel
contesto totale della natura vivente. Non c'è alcuna differenza di principio fra lo
sviluppo organico e quello psichico: come la pianta produce il fiore, così la psiche
crea i propri simboli. Ciascun sogno costituisce una prova di questo processo.
Perciò, per mezzo dei sogni (oltre che attraverso ogni specie di intuizioni, impulsi e
altri eventi spontanei), le forze istintive influenzano l'attività della coscienza. Il fatto
che tale influenza si esprima positivamente o negativamente dipende dai contenuti
attuali dell'inconscio. Se esso contiene troppe cose che normalmente dovrebbero
esprimersi al livello della coscienza, la sua funzione viene distorta e pregiudicata; i
moventi non risultano fondati su istinti autentici, ma derivano la loro ragion
d'essere e la loro importanza psichica dal fatto di essere stati consegnati
all'inconscio per rimozione o trascuratezza. Essi, per così dire, opprimono la
normale psiche inconscia e deformano la sua tendenza naturale a esprimere i
simboli emotivi di fondo. Perciò è legittimo, per uno psicoanalista che si occupi
delle cause dei disturbi mentali, condurre il proprio paziente al punto di confessare
o di rendersi conto più o meno consapevolmente di tutto ciò che costituisce per lui
motivo di disagio o di timore.
Ciò assomiglia all'antica confessione della Chiesa che, sotto molti aspetti, ha
anticipato le moderne tecniche psicologiche. Questa è, almeno, la regola generale.
In pratica, tuttavia, ciò può rivelarsi controproducente: uno schiacciante senso di
inferiorità o una grave forma di debolezza può rendere al paziente assai difficile, o
persino impossibile, il compito di prendere direttamente coscienza della propria
inadeguatezza. Perciò mi è sembrato spesso utile cominciare col fornire al
paziente una visione positiva: ciò serve a dargli un utile senso di sicurezza quando
si appresta a intraprendere un penoso lavoro di introspezione.
Si prenda, ad esempio, il caso di un sogno di «esaltazione personale», in cui il
soggetto si immagini di prendere il tè con la regina d'Inghilterra o di intrattenersi in
intimo colloquio con il Papa. Se il sognante non è uno schizofrenico,
l'interpretazione pratica del sogno dipende in misura decisiva dallo stato attuale
della sua mente, cioè dalla condizione del suo ego. Se il sognante sopravvaluta le
proprie capacità, è facile dimostrare (sulla base del materiale prodotto
dall'associazione di idee) quanto inappropriate e infantili siano le sue intenzioni e
quanto profondamente esse derivino da desideri infantili di essere alla pari o
superiore rispetto ai suoi genitori. Ma se si tratta di un caso di inferiorità, in cui un
sentimento integrale di inutilità abbia già sopraffatto tutti gli aspetti positivi della
personalità del sognante, sarebbe un errore deprimerlo ancora di più mostrandogli
quanto infantile, ridicola e perfino perversa sia la sua personalità. Ciò
aumenterebbe crudelmente il suo complesso di inferiorità e provocherebbe un
atteggiamento di resistenza al trattamento, non meno inopportuno che
controproducente.
Non si tratta affatto di una tecnica terapeutica o di una dottrina di generale
applicazione, poiché ogni singolo caso che l'analista si trova a sottoporre a
trattamento è indicativo di condizioni individuali del tutto specifiche. Mi ricordo di
un paziente che ebbi in trattamento per un periodo di nove anni. Lo vedevo solo
per poche settimane all'anno poiché viveva all'estero. Fin dall'inizio compresi il suo
problema reale, ma mi resi conto altrettanto bene che il minimo tentativo di
affrontare la verità produceva una violenta reazione difensiva che minacciava di
rompere completamente i nostri rapporti reciproci. Sia che mi piacesse o no,
dovevo far di tutto per mantenere i nostri buoni rapporti e assecondare la sua
inclinazione che era sostenuta dai sogni e che portava la nostra discussione al di
fuori del campo in cui era radicata la sua nevrosi. Divagavamo a tal punto che
spesso mi sono accusato di fuorviare il mio paziente. Mi tratteneva dal porlo
brutalmente di fronte alla verità solo il fatto che la sua condizione migliorava
nettamente anche se con lentezza.
Dopo dieci anni, tuttavia, il paziente dichiarò spontaneamente di essere guarito e
di sentirsi liberato da tutti i sintomi. Io restai sorpreso poiché, teoricamente, la sua
condizione era incurabile. Notando il mio stupore, egli sorrise dicendo: «Desidero
ringraziarla soprattutto per il suo sicuro intuito e per la pazienza con cui mi ha
aiutato ad aggirare la causa penosa della mia nevrosi. Sono disposto a dirle tutto.
Se mi fosse stato possibile parlarne liberamente con lei, le avrei detto tutto nel
corso della nostra prima consultazione; ma ciò avrebbe distrutto i nostri buoni
rapporti. Come mi sarei ritrovato dopo una simile confessione? Di fronte a un
fallimento morale. Durante questi dieci anni ho imparato ad avere fiducia in lei e
quanto più cresceva la mia fiducia, tanto più le mie condizioni miglioravano. Io ho
ottenuto questo miglioramento proprio in seguito a questo lento processo che mi
ha restituito la fiducia in me stesso. Ora mi sento abbastanza forte da discutere
con lei il problema che mi tormentava».
Egli mi confessò quindi con spietata franchezza il suo problema, che mi fornì la
giustificazione del particolare trattamento che avevamo dovuto seguire. Il suo
shock iniziale era stato tanto forte da renderlo incapace di affrontarlo. Egli aveva
bisogno dell'aiuto di un'altra persona e il compito della terapia era quello di portare
alla lenta instaurazione di un rapporto di fiducia, piuttosto che alla dimostrazione di
una teoria clinica.
Da casi come questi ho imparato a adattare i miei metodi alle necessità individuali
del paziente, piuttosto che ad affidarmi a considerazioni teoriche generali che
potrebbero risultare inapplicabili nei singoli casi individuali. La conoscenza della
natura umana da me accumulata nel corso di sessant'anni di esperienza pratica mi
ha insegnato a considerare ogni caso come un'esperienza nuova in cui,
predominante sugli altri, si pone il problema dell'instaurazione di un rapporto
personale. Talvolta non ho esitato a immergermi in uno studio accurato di
avvenimenti e di fantasie infantili; altre volte ho cominciato dal fondo, anche se ciò
significava immergersi direttamente nelle più remote speculazioni metafisiche.
L'importante è capire il linguaggio individuale del paziente e seguire i suoi
affannosi tentativi per emergere dall'inconscio alla luce. In alcuni casi è necessario
applicare un certo metodo, in altri un metodo diverso.
Ciò è vero soprattutto per quanto riguarda l'interpretazione dei simboli. Due diversi
individui possono fare all'incirca lo stesso sogno. (Questo fenomeno è meno
infrequente di quanto non si pensi comunemente e si manifesta ben presto nel
corso dell'esperienza clinica.) Eppure se, per esempio, un paziente è giovane e
l'altro vecchio, il problema che disturba ciascuno di loro è rispettivamente diverso e
sarebbe assolutamente assurdo voler interpretare tutti e due i sogni nello stesso
modo.
Mi viene alla mente un sogno in cui un gruppo di giovani cavalca in una vasta
prateria. Il sognante guida il gruppo e cade in un fossato pieno d'acqua, rivelando
agli altri il pericolo. Tuttavia anche gli altri cavalieri cadono nel fossato. Il giovane
che venne a raccontarmi questo sogno era un tipo cauto e introverso. Però io
ascoltai lo stesso sogno da un vecchio di carattere avventuroso che aveva vissuto
una vita attiva e movimentata. Quando egli fece questo sogno era ormai in una
condizione di invalidità che richiedeva le cure assidue di un'infermiera e di un
medico: egli si trovava in questo stato per aver trasgredito alle istruzioni del
medico.
Chiaramente, questo sogno indicava al giovane ciò che egli "avrebbe dovuto fare"
e al vecchio ciò che "stava tuttora facendo". Mentre esso qui incoraggiava le
esitazioni del giovane, non faceva altrettanto con il vecchio: lo spirito avventuroso
da cui era ancora pervaso costituiva il suo maggior pericolo. Questo esempio
dimostra come l'interpretazione dei sogni e dei simboli dipenda largamente dalle
circostanze individuali in cui si trova il soggetto e dalle condizioni della sua mente.

Dopo mi sono rotto i coglioni, anche perché qua c'è il file in pdf, è scritto più grosso ed è più comodo da leggere. Inizia a pagina 10

https://giuseppecapograssi.files.wordpress...carl-gustav.pdf
 
Top
view post Posted on 18/12/2015, 12:38     +1   -1
Avatar

Regista di merda!

Group:
Amanti degli avioleggeri
Posts:
2,365
Spermatozoi:
+813

Status:


Stamane ho fatto un sogno assurdo, ho sognato di avere una figlia di 1 o 2 anni, me ne sono innamorato a prima vista e nella restante parte del sogno , prendendomi cura di lei, sono diventando paranoico sul suo nutrimento, se mangiasse o meno, e a chiedermi se non fosse in pericolo a lasciarla anche solo per un momento. Sono effettivamente un pedofilo? Devo tagliarmi i coglioni? Ai posteri l'ardua sentenza
 
Top
view post Posted on 18/12/2015, 16:34     +2   +1   -1
Avatar

Dragaster Excuriam

Group:
I Metalmeccanici della Fonderia
Posts:
12,868
Spermatozoi:
+2,032
Location:
Corea di Huntington

Status:


CITAZIONE (Ferraù @ 18/12/2015, 12:38) 
Stamane ho fatto un sogno assurdo, ho sognato di avere una figlia di 1 o 2 anni, me ne sono innamorato a prima vista e nella restante parte del sogno , prendendomi cura di lei, sono diventando paranoico sul suo nutrimento, se mangiasse o meno, e a chiedermi se non fosse in pericolo a lasciarla anche solo per un momento. Sono effettivamente un pedofilo? Devo tagliarmi i coglioni? Ai posteri l'ardua sentenza

Video
E' L'UNICA SALVEZZA :(
 
Punto di contacto  Top
Fanciullo Orsù
view post Posted on 18/12/2015, 18:49     +2   +1   -1




CITAZIONE (Ferraù @ 18/12/2015, 12:38) 
Stamane ho fatto un sogno assurdo, ho sognato di avere una figlia di 1 o 2 anni, me ne sono innamorato a prima vista e nella restante parte del sogno , prendendomi cura di lei, sono diventando paranoico sul suo nutrimento, se mangiasse o meno, e a chiedermi se non fosse in pericolo a lasciarla anche solo per un momento. Sono effettivamente un pedofilo? Devo tagliarmi i coglioni? Ai posteri l'ardua sentenza

non sei pedofilo, in quanto sei perlomeno rimasto nell'eterosessualità: come ci insegna Piero er Puerco, l'importante è non essere froci, per il resto l'età è irrilevante. Diverso sarebbe se ti fossi scopato un altra specie vivente, per esempio cani, aborigeni, gatti o mandragole: in quel caso, anche nel caso si trattasse di un bebè di sesso maschile, andrebbe più che bene. Quindi fino a prova contraria non sei pedofilo, però ti devi assolutamente tagliare i coglioni (per altri motivi, che non starò qui a spiegare). Riguardo ai posteri, ti giudicherai tu da solo, quando nella tua reincarnazione futura leggerai la tua autobiografia e, spinto da disgusto misto ad attrazione e masochismo, ti scoperai il tuo stesso cadavere impagliato, dell'incarnazione precedente.
A quel punto farai un sogno razionale e normale, ovvero entrerai dentro ad un angolo del camino e capirai che il camino è una sinestesia che profuma di oleandro, e il ricordo di te si rifugerà nell'ascella di un'antilope della costellazione di Andromeda.
 
Top
view post Posted on 18/12/2015, 21:25     +1   +1   -1
Avatar

Dragaster Excuriam

Group:
Dirty Blue Gene
Posts:
21,833
Spermatozoi:
+2,372
Location:
A Trieste, provincia di Bari. In Polonia.

Status:


Ferraù, ti voglio bene. Adoro questi sogni malati e psicotici. Mi piacerebbe veramente tanto vederti figurare in un presepe vivente, e a un certo punto dare i numeri e venire accompagnato verso l'ambulanza tra accorati applausi degli astanti.
 
Top
view post Posted on 22/1/2016, 13:06     +2   +1   -1
Avatar

Dragaster Excuriam

Group:
Giovan Gastoni de' Medici
Posts:
13,415
Spermatozoi:
+1,857

Status:


Questo è diventato il topiz dell'onirismo, quindi racconto il mio sogno e affermo di non aver più fatto sogni lucidi guardandomi le mani.
Stanotte ho sognato, tra le moltissime cose, che ero in un autosilos dove c'erano delle puttane. Ero in macchina con Fanciullo Orsù e stavamo facendo un puttan tour. Guidava lui. A un certo punto vediamo una mulatta bellissima, dico "Accosta" e chiedo a lei di dov'è e quanto vuole. La tizia, vedendo che siamo in 2, inizia a urlare, io insisto e lei chiama qualcuno. Allora partiamo (ppppprrrrt e via di sgommate). Arriviamo a un'altra puttana che si sta intrattenendo con un argentino (non so come facessi a saperlo) con un cappellino in testa. Lei probabilmente è rumena o moldava (ma è una mia supposizione, contrariamente all'argentino) e ha i capelli a caschetto. Lei dice all'argentino: "Dammi un abbraccio, dai!", ma proprio qui si scopre che l'argentino ha un'orrenda deformazione, non ha il braccio destro, cioè ce l'ha tipo lungo 15 cm e poi parte subito la mano. Lui prende malissimo le parole della troia, che d'altronde nota il braccio e si scusa trafelatissima, si capisce che non l'ha fatto apposta. Io e Orsù eravamo scesi dalla macchina e io cerco il suo sguardo per sghignazzare dell'assurdità della scena. Qua però la situazione precipita, perché l'argentino col cappello dà di matto, sostiene che la tizia l'abbia fatto apposta, vuole vendetta e di colpo, lontano, inizia una sparatoria. Io mi cago addosso e dico a Orsù d'andarcene, ma lui sta ridendo come un matto e vuole rimanere lì a godersi la scena, ma ne è nata tipo una guerra con mitragliatrici, bombe in lontananza, prostitute che scappano. Io mi ritrovo in macchina da solo e scappo terrorizzato, uscendo dal silos e trovandomi in cima all'edificio, vedendo un cielo terso, grigio :rovatfl:

La parte finale, quella della guerra, sicuramente m'è stata ispirata dalla lettura di un capitolo di Amor America, di Maruja Torres, quando ricorda nel 1989 l'invasione degli americani di Panama, raccontando i ricordi confusi della guerra. Il suo assistente morì così, ucciso dai soldati americani che sparavano a caso. Soprattutto mi ha colpito quando si sofferma a raccontare della sua fuga verso l'aeroporto, con gli spari in lontananza.
 
Top
201 replies since 22/5/2012, 01:45   2882 views
  Share