| Lo so, è lunghissima, però è di una bellezza e tristezza incredibile, credetemi, vale la pena leggerla, una poesia d'amore meravigliosa.
Dany Nessuno ci crede, non è da credere, lo so, ma non c’è stato niente, eravamo innamorati, innamorati e basta, non ci credevo neanch’io all’inizio, quando ho visto quel foglietto, lei ogni tanto, quando usciva, lasciava un foglietto, sono in Comune, sono andata alla banca, torno subito, e la firma Daniela, ma quella volta aveva firmato Dany, ho letto, ho riletto, Dany, e ho capito, che non era mai venuta detta una parola, ecco, solo delle occhiate, capitava che ci guardavamo negli occhi, in silenzio, poi niente, come niente, avanti a parlare, cartelloni, Siae, borderdò, Agis, che poi parlavo sempre io, lei stava a sentire,
era anche un po’ che m’ero ripreso, perché avevo avuto un momento, volevo chiudere, m’ero stufato, il cinema, cosa faccio qui? non viene più nessuno, la gente è tutta televisione, mangiano, bevono, si alzano, vanno a pisciare, cambiano canale, poi hanno ricominciato, la gente, sono delle ubriacature, in tutte le cose, poi basta, vogliono cambiare, e io, anch’io, poltrone, dolby stereo, ho cambiato tutto, solo prime visioni, come a Rimini, a Cesena, se no non vengono,
e la Daniela, è stata sua zia che me n’ha parlato, e io, orca, una ragazza, a fare i biglietti, diglielo, se s’accontenta, lo stipendio non sarà un gran che, però il cinema sempre gratis, e due giorni dopo è venuta lei, la Daniela, ci siamo messi d’accordo, la sera a fare i biglietti, la mattina in ufficio, ma ha imparato subito, era brava, anche bella, d’una bellezza come fosse una forestiera, poi aveva un modo, in tutte le cose, lei, la guardavi, ti passava il nervoso, e dopo, così, sono passati i giorni, sono passate le settimane, io, non so neanch’io, non vedevo l’ora, mattina e sera, d’andare a lavorare, di stare con lei, di parlare, che mi davo del balordo, dài, che hai un figlio, di ventisei anni, lei quanti ne ha? ventiquattro, cosa vuoi? che poi io, in fondo, non volevo niente, non ci pensavo, o forse no, ci pensavo, ma come a una cosa che non può essere, invece, perché io non sono antipatico, ogni tanto qualche battuta, lei, anche lei mi faceva i suoi racconti, mi domandava delle cose, io e lei, in ufficio, sempre soli, e quella voce, anche la voce, che io sono un caciarone, lei parlava come in un sussurro, e quel rossetto senza colore, quelle labbra che lucevano, e quel giorno quando ho letto Dany, ho aspettato lì, lei è tornata verso le undici, ha cercato fra le lettere, è venuta a farmi vedere delle carte, c’era anche un telegramma, diceva, mi ricordo, «Quelli della Fox…» mi era lì davanti, mi apriva tutte queste carte, e io le ho preso una mano, poi l’altra mano, e stavamo lì, zitti, lei in piedi, io seduto, non m’arrischiavo ad alzarmi, avevo paura, non di lei, di me, poi l’ho lasciata, e lei è rimasta lì, «Dunque, dicevo, quelli della Fox…» allora mi sono alzato: «Fai tu, fai tu con quelli della Fox», poi ho allungato una mano, lei sempre lì, le ho fatto una carezza, è stato un momento, non me lo scorderò mai, come se sentissi il profumo di una rosa, «Fai tutto tu, mi fido, tu ti fidi Di me?», ha fatto di sì, ma non si muoveva,
eravamo lì in piedi, io di qua, lei di là, ho provato a ridere, lei non rideva, abbiamo allungato il collo tutt’e due, abbiamo dovuto anche allungare le labbra per un bacio, un bacio da niente, come due bambini, poi siamo rimasti lì, io di qua, lei di là, io mi sentivo come perso, non ci credevo, a lei le lucevano gli occhi, ho provato a ridere di nuovo, ho detto: «Ce li ricorderemo», a mezza voce, «quelli della Fox», e lei, le è venuto da ridere anche a lei, perché i baci, con mia moglie non ci baciamo più, sono anni, sì, facciamo all’amore, ma i baci come quando eravamo giovani, no, e con la Daniela è stato come svegliarsi una mattina presto, che apri la finestra, e fuori è un altro mondo, dei baci da piangere, baci, stare vicini, un braccio attorno alla vita o sulle spalle, era gennaio, ogni tanto un pomeriggio col sole andavamo giù al mare, delle passeggiate, da soli, non a Rimini, che è sempre pieno di gente, fra Igea e Torre Pedrera, alle colonie, sulla spiaggia, camminavamo, stavamo stretti, ci tenevamo per mano, scherzavamo con le onde, e la sera, a casa, solo, dopo il cinema, gli altri erano andati a letto tutti, seduto davanti alla televisione spenta, dicevo tra me: sono innamorato, che mi ero dimenticato, era come una febbre, non stavo bene se non c’era lei, lei, sempre lei, solo lei, le facevo dei regali, mi rimproverava: «Non devi, ma mi piace», me li faceva anche lei, «E allora tu?», mi regalava delle cravatte, «Questo non è un regalo, è una cosa per me, per figurare bene, tu di cravatte non capisci niente»,
no, non si può raccontare, è stata una cosa, ci pareva come fossimo soli, la gente, delle occhiate, perché lo sapevano tutti, anche se non ci facevamo mai vedere insieme, sempre più soli, ma non c’importava niente, eravamo matti, ecco, no, solo per i miei, mi dispiaceva per i miei, anche se a casa non diceva niente nessuno, c’erano delle sere che mangiavamo in silenzio, anche mia moglie, la Rossana, mai che m’abbia detto niente, che era peggio che parlare,
invece la Daniela, sua madre, c’incontravamo per strada, faceva finta di non vedermi, e in casa tutto il giorno un litigare, «Non ti vergogni? che è un uomo sposato? che è vecchio?», ma vergognarsi di che? che eravamo bravi, carezze, baci, troppo bravi, abbracciati stretti, poi niente, fermarsi lì, che c’era da diventare matti, un giorno m’ha detto: «Forse non ti piaccio abbastanza?», «Mi piaci troppo», «O è perché sono vergine?», io avevo moglie e figli, ma come si fa a dirle certe cose? e c’era anche un altro perché, vado a messa io, ci credo, non sono un bigotto, ma ci credo davvero, e dentro di me era una guerra, dicevo: non si può andare avanti così, sempre come due bambini, non si può, e allora dove andiamo? a Marina c’erano tanti di quegli alberghi aperti, andiamo in un albergo? come due ladri, in un albergo si va per fare solo quello, ma io non volevo un’amante, volevo la Daniela, faccio ridere? è da ridere?
E un giorno, questa è ancora più da ridere, un pomeriggio sono andato a parlare con don Angelo, nella sacrestia, un freddo, volevo parlare, non era una confessione, «Don Angelo, a me mi succede», «Lo so», «Allora se lo sa», «Dimmelo te», «Non m’era mai successo, io, è una roba», «Non è una bella roba se sei qui», «Lo so, però», «Allora se lo sai», «Sì, ma è una roba, lei non può capire», «È peccato, è una roba che è peccato», «Ho capito, ma se due sono innamorati, chi è che ne ha colpa?», «Ne ha colpa tuo figlio? tua moglie ne ha colpa? che non vieni mai, e dài dei film», «Don Angelo, io do i film che vuole la gente, oggi è così, non li faccio io», «Sì, ma è tutto un insieme», «Scusi, no, il mio, il nostro, è un sentimento», «È peccato!», «È peccato non far niente? Don Angelo, non facciamo niente, su, quasi niente», «Ma basta l’intenzione, il pensiero, è che non preghi, tu, prega!»,
E io ho pregato, e un giorno lei mi ha detto, eravamo lì in ufficio: «È un po’ che sono sempre stanca, cosa sarà?», «Vuoi prenderti qualche giorno di ferie?», «No, questa è una stanchezza, che non sto bene», «È aprile, la mezza stagione, può succedere, vai dal dottore che ti segna un bel ricostituente», è andata dal dottore, esami, esami, a Rimini, poi a Bologna, ed è venuto fuori un male fulminante, senza speranza, ma non c’è qualcosa? no, non c’è niente, e m’è caduto il mondo addosso,
non potevo neanche andarla a trovare, non potevo, a casa, con sua madre, come fai? suoni, sono io, lei cosa vuole? andavo da solo su per il Passeggio, pensavo, parlavo da solo, perché gli altri, anche gli amici, puoi parlare quanto vuoi, sono solo parole, invece quello che hai dentro, e poi una sera, finito il cinema, che non me l’aspettavo, andavo a casa, in piazza m’è venuta incontro sua madre: «La Daniela la vuol vedere», io ho fatto di sì con la testa e l’ho seguita, ha aperto, due rami di scale, tremavo, e l’ho vista, il cuscino bianco e tutti quei capelli neri, e quegli occhi, ha allungato le mani, io le ho prese, le ho tenute strette, sua madre è uscita, ho chiuso la porta, un bacio, e non dicevamo ancora niente, però lo sapevamo, questa è l’ultima volta che ci vediamo, ma la notte è lunga, ci possiamo dire tante di quelle cose, che poi io non stavo quasi a sentire quello che mi diceva, mi volevo tenere in mente la sua voce, una voce, l’ho già detto, è lo stesso, lo ripeto, era una voce d’una dolcezza, e cinque giorni dopo è morta, al funerale non sono andato, anche per i miei, però vado al cimitero, le piacevano i garofani, gliene porto uno, rosso, lo metto lì, di traverso, per terra, e poi viene sua madre e lo butta via, io torno e ce ne metto un altro, ma non è che m’importa del garofano, io, è lei che non c’è più, che passa il tempo, che si allontana, quella bocca, quegli occhi, quelle mani, che è sempre più lontana, delle volte dico: Daniela, non nel pensiero, lo dico, sottovoce, quando sono solo, Daniela, Dany, mi è rimasto solo il suo nome, poi penso anche quando morirò io, e di noi due, che ci pareva d’essere il mondo, di tutto il bene che ci siamo voluti, che non potevamo stare un’ora senza vederci, non resterà niente,
e prego, prego, che sono le preghiere che si dicono, che dicono tutti, che si son sempre dette, invece a me m’è successa una cosa, e non c’è nelle preghiere quello che vorrei dire, quello, io, che m’è successo, da raccontarlo al Signore, dirglielo, io, che il Signore sa tutto, lo so, ma io, mi deve stare a sentire anche a me, perché, sì, avremo sbagliato, ma una condanna a morte, che il nostro, questo lo posso dire, non era vizio, era amore, perché lei era bella, essere bella, la bellezza non vuol dir niente? è una cosa cattiva? era cattiva, lei? non lo so, e cattivo anch’io?
ma nessuno mi risponde, il Signore sta zitto, parlo solo io, e io gli vorrei anche dire un’altra cosa, che mi vergogno, sì, però la dico lo stesso, io sono stato un po’ vigliacco, non volevo far del male, ma ho fatto del bene? non ho fatto niente, sono stato meschino, ho sbagliato e sbaglio ancora, perché io adesso dovrei essere pentito, ma per me è stata una cosa, anche se ai miei gli voglio bene, non gli ho mai fatto mancare niente, anche alla Rossana, ma mi sono trovato, non c’è stato niente da fare, lo dico in senso buono, non c’è stata malizia, e adesso per me dovrebbe essere stata una brutta cosa, io dovrei cancellare tutto, non pensarci più, la Daniela dimenticarmela, è questo il pentimento, però non sono pronto, è ancora presto, non posso, posso domandare perdono, domando perdono, prego, ma come faccio a pentirmi, che sono ancora innamorato?
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