Mistero, su Italia1

per una serie di ragioni è molto più facile
che ci becchiamo di sabato,
giorno che ho completamente libero,
che alla sera non ho da rientrare presto per lavorare
e che mi è comodo da scendere a Torino
o da impiegare diversamente, mentre la mia ragazza
fa dei corsi di manga (per la maggioranza dell'anno),
inoltre io la domenica ho le partite e quando non le ho,
la sfrutto molte volte per far delle cose con mio padre
(tipo andare a vedere altre partite, o fare dei giri
assecondando le reciproche follie).

è molto difficile, è stato 10 giorni fa e ultimamente faccio talmente tante cose,
che ogni giorno è come se durasse una settimana.
Però ci provo:

Era un sabato, avevo fatto la notte ed ero a letto:
tutti i sabati mattina lui (65enne) va a giocare a calcio
ad Alessandria assieme ad anziani, negri e 40enni frustrati.
Quel campaccio di solito è usato dalla squadra femminile
di Alessandria (gioca in A2, mi pare), o dalla sua giovanile.
Mio padre conosce quella gente perché con alcuni di loro
alla sera, rispondeva ad un telefono di supporto a chi
ha dei problemi. Lui è una persona inadatta per ascoltare
gli altri, però è di buon cuore e a modo suo cerca sempre
di aiutare il prossimo. Tra di loro c'è un dirigente di un'azienda
importantissima che fa l'ala sinistra, corre poco ma col mancino
fa cross al bacio: sua figlia giocava nella squadra femminile,
dove gioca ancora la figlia di un altro tizio, che ha un'azienda
anche lui e gioca in attacco, corre di più ma rompe anche i
coglioni al prossimo, lamentandosi sempre per i passaggi sbagliati.
Mio padre è uno dei rompicoglioni principali: e nel farlo, grida
e innervosisce tutti, a me poco perché fa così da sempre,
ma quel che più mi scoccia è che così facendo si fa prendere per il culo
da tutti, e soprattutto: anziché rilassarsi, si riempie di tensioni.
Ognuno degli incazzandi s'inalbera per motivi diversi: molti per
la sconfitta, alcuni per la pochezza dei passaggi, mio padre
soprattutto per l'egoismo di chi dribbla o tira in porta potendo
invece passarla, ma lui lo estremizza incazzandosi anche quando
un dribbling riesce o un gran tiro va a segno: mi sembra Sacchi,
quando s'incazzò con Chiesa per un goal-prodezza che non aveva
rispettato i suoi dettami tattici. Io ho un modo di giocare molto fisico
(corro tantissimo) ma ho anarchia tattica e pur stando in fascia,
un po' sto a destra e un po' a sinistra, inoltre non tiro quasi mai,
mi piace di più fare gli assist e non mi lamento mai, tranne per
mettere a tacere le lamentele più assurde. Sabato scorso,
ad esempio, uno sconosciuto mi ha redarguito sull'unico lancio
lungo che ho tentato di fare (lui ne aveva tentati almeno 10,
e altri anche di più), ed io gli ho semplicemente risposto:"vabè,
fammi provare una volta anche a me!", e lui "fa' come vuoi",
a che gli ho risposto "ovvio, non sono stipendiato". Poi poco
dopo mi ha trattato con rispetto perché sono andato in porta,
per il resto non ho avuto screzi con altri, solo mio padre
una volta vedendo da lontano la mia foga mi ha gridato di non
fare falli, ma aveva una prospettiva sfasata e tra me e l'attaccante
c'erano 4 metri di distanza. Per ora mi fermo qui, continuo dopo.

Quel mattino ero andato con lui perché la domenica
non avevo la partita e quindi non rischiavo di accumulare
acido lattico per il giorno dopo. Durante la partita
mi sono scusato per un fallo una sola volta, nonostante
non avessi preso il piede ma stoppato il pallone, però
coi vecchi non si sa mai. Dopo la partita, mio padre
si lamentò soprattutto di un negro a cui aveva dato
confidenza tempo prima e da cui era restato scottato:
anziché lamentarsi del motivo della scottatura (oppure
del motivo che l'aveva generata, a monte) lui
(che giocava nella squadra avversaria) mi istigava
su come giocava egoisticamente (io ci giocavo assieme).
Quel giorno eravamo così tanti che pur giocandoci assieme,
non avevo avuto a che fare quasi mai con lui, tranne in una
situazione in cui mi aveva chiesto palla e l'avevo messo
davanti alla porta e lì per broccaggine aveva fallito il goal,
e in quello io non ci vedo egoismo ma il senso del gioco
(tirare in porta). Mi chiedo come abbia messo incinta mia madre.
Quanto al negro, c'è stato un equivoco legato al denaro.
Mio padre ci prova sempre, a vedere se le persone sono
come lui desidera: nel farlo, cerca anche di aiutarle
e indubbiamente è una persona generosa, ma che si comporta
sempre allo stesso modo e finisce sempre allo stesso modo,
cioè con lui che si lamenta con chi gli è rimasto accanto.
Dalla vita ha imparato pochissimo ed è schiavo delle sue
passioni: ama la compagnia delle persone ma quando scopre
che sono molto diversi da come le desidera, da affabilissimo
compagnone diventa un iroso vendicatore sputasentenze.
Ho visto gente di ogni estrazione accompagnarsi a lui,
lui a parole è molto razzista ma nei fatti da un'opportunità
a quasi tutti: poi però è di manica strettissima e non gli basta
neppure l'affinità, lui vorrebbe che gli altri facessero quel che
dice lui. Finisce sempre male, tranne quando l'altra persona
capisce fino in fondo come lui è, e lo accetta.
Se poi questa persona è una persona che vive lontano da lui
tanto di guadagnato, perché quanto più abita vicino ad una
persona, tanto più alza progressivamente l'asticella
delle pretese nei suoi confronti. Tenuto conto di ciò,
negli ultimi anni l'unica persona da lui "sopportata"
non appartenente alla famiglia e vivente nei paraggi,
è il mio amico Enzo, massaggiatore, ex detenuto ed
ex baro, oltre ad ex giocatore del Casale calcio (come lui),
ex brigatista e benefattore autentico.
E' impossibile essere in litigio con lui, anche se alle volte
è svanito o non capisce il contesto delle sue dichiarazioni,
e magari pensa che Ferati è un atleta e gli dice che dovrebbe
dimagrire per rimettersi in forma. Nel caso di mio padre
ne sopporta i limiti e quando mio padre (nei suoi infiniti
giri) gli chiede di andare con lui, è l'unico (oltre a me)
che in mancanza di impegni, gli dice sempre di sì.
Altri, dopo un po' si stufano: mio padre con la sua indole
è preda di ogni genere di truffatore, imbonitore e
sciacallo: è sufficiente leccargli il culo ed essere più furbo
di lui, cosa che è compensata soltanto dalla sua imprevedibilità
caratteriale (alle volte spiazza perfino me, specie dopo aver
bevuto vino) e da un'autodisciplina che mio padre ha in alcune cose,
che gli proviene da alcune persone veramente eccezionali
che nella sua vita ha conosciuto.

Edited by Fanciullo Orsù - 20/5/2014, 14:13

Tutti o quasi, tizi morti e sepolti.
Uno era un commissario arbitrale che arrivò (nell'immediato dopoguerra, credo) ad arbitrare in C e a sbandierare in serie A.
Un pezzo di pane, amato da tutti non perché era "amico di tutti" ma perché, oltre ad avere un carattere bonario,
era saggio e si spendeva nell'aiutare le persone, non era solo un quaqquaraqquà che complimentava tutti.
A mio padre, ad esempio, fece (me l'ha rivelato mia madre) diversi rimproveri, ma mio padre lo accettò perché vedeva
in lui una figura paterna credibile, degna di rispetto. Suo padre (mio nonno), era una persona altrettanto bonaria
se non di più, ma agli occhi di mio padre era un coglione inoltre litigavano spesso, e mio padre sostiene che "si schierasse"
dalla parte della sorella (mio padre e sua sorella si sono sempre odiati).
Comunque, questo signore (Angelo) aveva un buon senso e un'intelligenza vigile nella sua semplicità, misti a pacatezza e
umorismo leggero, che quand'ero piccolo me lo rendevano molto simile alla figura del saggio.
Era un nonno acquisito, era molto corpulento ed è morto da quasi vent'anni.

Un'altro era mio zio, il fratello di mio nonno, una figura altrettanto bonaria ma molto meno cittadino, più contadino,
più rozzo e sempre sorridente. Manualmente era un grande, sapeva far di tutto ed era il migliore amico del marito
di mia nonna materna (si è sposata 6 anni fa, le ho fatto da testimone). Era bruttissimo, la faccia corrotta dalle rughe
e il naso finto, ("preso da una maschera" lo sfotteva bonariamente mia zia cartomante-mondina, nella cui casa ora vivo),
non ha mai avuto una fidanzata e non so neppure se sia mai andato a puttane; una volta, sua sorella (mia zia)
sbagliò indirizzo e finì in un bordello, e lui bonariamente disse che sapeva che sarebbe finita lì; è morto nel 1992, cadendo
da un albero di albicocco, cercando di prenderne i frutti e appoggiato su di uno sgabello traballante. Con lui
giocavo e parlavo di cani (sapeva tanto anche sull'anatomia animale), ignorando che nel futuro sarebbero diventati testimoni delle visite
e delle gravidanze di molte donne; in guerra era stato mandato in russia, ma si sparò in un piede e fu rimandato a casa.

poi ce ne sono altre, ora ho fretta (cit.)

Da "Il maestro e le maghe" di Jodorowsky, pagina 244:

lui è una persona splendida, e riguardo sabato è difficile parlarne
perché è una cosa articolatissima e stratificata.
Raramente sono stato così in difficoltà a descrivere un evento,
perché là dentro era veramente un minestrone densissimo
di aspetti belli, di aspetti ridicoli, di aspetti sublimi e di altri miserrimi,
qualche aspetto di poco rilievo e altri indecifrabili.
Non è stato tutto una conferenza, anche se ha fatto dei monologhi;
ha proposto esercizi sulla metagenealogia, con la quale studia
da anni i modi in cui siamo tutti ingabbiati geneticamente, culturalmente
e socialmente nei legami parentali e famigliari, spesso tramite cose
non sono sottovalutate, ma che pescano nell'inconscio.

Due mesi fa, una suora mi fece questo schemino molto utile:

"noi siamo fatti di quattro aspetti:
1-le cose che noi vediamo in noi, e gli altri vedono in noi;
2-le cose che noi vediamo in noi, e gli altri non vedono
(l'interiorità inespressa o le cose che gli altri non vedono
perché fuorviati da aspetti esteriori come la notorietà
o la posizione sociale);
3-le cose che noi non vediamo di noi, e gli altri vedono
(magari i difetti e le cose che gli altri vedono avendo più
distacco e meno coinvolgimento);
4-le cose che noi non vediamo di noi, e gli altri neppure
(l'inconscio)."

E' incredibile quel che si apre, pescando nell'inconscio:
è un universo e si va oltre l'esprimibile in molti casi,
comunque ci si può provare a prezzo di grandissime
approssimatizzazioni.

Entrerò in merito, ritengo che sia meglio tornare su queste
cose, che non buttarle tutte assieme, anche se quel giorno
ho mantenuto l'attenzione costantemente per sei ore,
nonostante la notte insonne, e aiutato dal fatto che molte
di quelle cose le avevo già lette o ascoltare, e in alcuni casi
facevano parte anche di mie riflessioni.

Il livello era medio-basso, perché era rivolto ad una platea.

I suoi discorsi sono molto ricchi di aneddoti e di un umorismo
tipicamente sudamericano, pieno di provocazioni e di opposti semantici,
ma è più giusto dire che è uno stile inconfondibilmente suo.

Non gioca a fare il maestro, ha parlato anche di sue debolezze:
ad esempio, che suo padre Jaime, figlio di ebrei ucraini emigrati in Cile,
era un commerciante nichilista con due sole regole: "compra a poco e vendi a molto"
e "non credere in niente".
Per lui, chiunque s'interessante di religione, filosofia, poesia,
arte o letterature era un maricòn, e ancora oggi,
confessa Jodo, quando comincia un'opera creativa
"sente" il giudizio che il padre gli ha inculcato fin
dalla più tenera età, pur avendo accettato e affrontato
questo giudizio.

Gli ho regalato un disegno con dedica
(che ha apprezzato)
e fatto altre cose: alla fine della giornata avevo un peso,
tutto ciò non mi era piaciuto e l'ho ammesso (finalmente)
a me stesso: da quel momento, ogni stanchezza mi è scivolata addosso
e sono stato capace di ritrovare le gemme preziosi incastonate
nella merda. Ha detto (facendole passare per cagate)
qua e là delle cose preziosissime.
Credo che lo rivedrò e, mentre sto leggendo il suo libro
che ho nominato in altri topic, leggo tutte le difficoltà
che esistono per lui e in generale, per fare un film.

Fausto ha conosciuto una sera un fumettista
che conosciamo io e Federica, che ha fatto da regista per un film:
è più promettente lui, a quel fine.

Detto ciò, con Alejandro ho posto una piccola base
e prossimamente aggiungerò altre cose.