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Poc'anzi stavo cercando la coniugazione di "perplimere" e ho trovato questo articolo dell'accademia della crusca: http://www.accademiadellacrusca.it/it/ling...gine-perplimere
CITAZIONE L'impiego del verbo perplimere è dovuto alla prosa creativa del comico Corrado Guzzanti, che lo ha lanciato nei primissimi anni Novanta, nella trasmissione televisiva "Avanzi". La parola venne inserita in uno dei dialoghi fra il personaggio Rokko Smitherson e Serena Dandini, ed ebbe talmente successo che fu più volte riutilizzata nella trasmissione, con ricchi esempi nella coniugazione (perplimere, perplimo, perplimete, perplèi, perplime[re]) e nelle varianti (perplerre). [...] Fra le molte innovazioni linguistiche perplimere attecchì più facilmente nella lingua comune a causa della sua perfetta adeguatezza morfologica, che tra l'altro colma anche una lacuna lessicale della nostra lingua: il verbo è infatti spontaneamente riconducibile dai parlanti italiani al participio passato perplesso (sulla base di verbi come comprimere / compresso; sopprimere / soppresso, ecc.); e del resto manca in italiano un verbo che renda in modo sintetico l'azione dell'essere o del rendere perplessi, per cui il neologismo si incunea perfettamente nel nostro sistema linguistico. [...] perplimere ha resistito a lungo nella nostra lingua, tanto che recentemente se ne è persa anche la sfumatura ironica, come emerge dai quesiti e dalle segnalazioni di neologismo giunti alla nostra redazione. Assurdo venire a sapere una cosa del genere, io pensavo che fosse una parola riconosciuta, invece non c'è nemmeno nei dizionari ed è stata inventata poco meno di 20 anni fa. Tra l'altro Avanzi era una trasmissione bellissima, ho visto le repliche l'estate scorsa alle 3 di notte. Se un giorno questa parola entrerà nei vocabolari sarò felicissimo.
Invece l'altro giorno, mentre leggevo L'Idiota, sono incappato nel seguente brano:
CITAZIONE Alla stagione di Pavlovsk, nei giorni feriali, come tutti sanno, o per lo meno affermano di sapere, si raccoglie un pubblico più scelto rispetto a quello della domenica o dei giorni festivi, quando dalla città arriva il "popolino". Le toilettes non son pari a quelle dei giorni festivi, ma sono comunque eleganti. [...] riuscirono a guardare le toilettes, a notare alcune stranezze e a scambiarsi delle opinioni in proposito, sorridendo con ironia. Ovviamente questo uso di toilettes mi ha perplesso (hhhheheheheheh) e ho cercato delucidazioni: www.treccani.it/vocabolario/toilette/
CITAZIONE b. Abito e acconciatura femminile molto elegante: nei palchi le signore sfoggiavano splendide toilettes; una t. da sera, da cerimonia; indossava una t. di velluto, scollatissima. ◆ La parola ha avuto, spec. in passato, diversi adattamenti ital., di cui il più frequente è stato, ed è tuttora, toelètta, meno com. tolétta, toelètte, raro telétta insieme con il più ant. tavolétta; per tutti questi, v. anche le singole voci. Cioè, la parola che usiamo per dire "cesso" significa anche "abito elegante da donna".
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