Altra cosa etnogeografica strana riguardo Valvestino, quel posto che molto interessa ad Orsù perché ci sono paesini minuscoli che vogliono passare al Trentino e ci sono grotte dove le streghe facevano i sabba, è legato a Cadria:
https://it.wikipedia.org/wiki/Cadria« La più appartata località della Val Vestino è Cadria, una frazione di Magasa. Sta alla testata della valle detta Droane o delle Droanelle; era congiunta alla parrocchia da un'angusta mulattiera che saliva in alto, sino ai prati di Rest, per scavalcare il crinale. Quel cammino non agevole da percorrere in estate, diventava pericoloso in inverno, anche se muniti di drappelle; e poiché il camposanto stava a Magasa, se qualcuno a Cadria moriva durante la stagione del ghiaccio e della neve, fatto il funerale e benedetta la salma si riponeva la cassa da morto nel solaio aperto all'aria libera, in attesa che la strada ritornasse praticabile. Tutto questo sarebbe accaduto sino ai primi decenni di questo secolo: Cadria contava sessantaquattro abitanti e ventidue case. In bocca al morto si poneva una medaglietta: l'origine dell'usanza è troppo nota, per doverci su di essa intrattenere. I figli maggiori toglievano gli orecchini alla madre morta e se li infilavano nel lobo forato dell'orecchio, a perenne ricordo. Il culto dei morti era oltremodo sentito; proteggevano dai pericoli e dai ladri. Benedicendo la casa una volta uscita la salma, il prete invitava l'anima ad andarsene dove doveva, accompagnando le parole con la croce tracciata nell'aria con l'acqua santa; una volta sola, pertanto, i defunti potevano ritornare nelle proprie abitazioni, la notte dei morti, e si faceva trovar loro la tavola apparecchiata ed il fuoco acceso ».
Ahhahahaha ma sono rimasti ai livelli delle tribù celtiche, meraviglioso. Peccato che poi venga detto:
"Queste ultime affermazioni sono per lo più inventate, prive di un fondamento storico reale, e rischiano di gettare un'ombra di arretratezza eccessiva e offensiva per genti che dovevano lottare per vivere dignitosamente in condizioni non favorevoli. Del resto la tradizione dei morti sul solaio non è accreditata dagli anziani del paese o dai ricercatori locali che anzi ricordano le dure condizioni in cui i Cadriesi trasportavano anche in inverno con la neve alta i defunti a Magasa e, in tempi più remoti, quando ancora a Magasa il cimitero non esisteva, presso quello della Pieve di san Giovanni Battista di Turano, seguendo la 'via dei morti', l'antico sentiero che, da Cima Rest attraverso il Monte Camiolo, scendeva appunto nel capoluogo della Val Vestino".
Io, per me, non credo proprio che siano inventate.