Ormai, come state vedendo, nella mia ignoranza sto restando un po' a corto di argomenti (e soprattutto di raffigurazioni artistiche). Mi concentrerò adesso sulla figura dell'Apostolo Matteo, postando due spettacolari visioni di Caravaggio, conservate nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma:
Caravaggio (Michelangelo Merisi, 1571-1610),
Martirio di San Matteo, 1599-1600, olio su tela (323×343 cm), Chiesa di San Luigi dei Francesi, Roma.
Notare davvero la padronanza che aveva dei chiaroscuri, ma anche il
pathos che infonde nelle sue scene "plastiche", direbbe la Castelnuovo.
Caravaggio (Michelangelo Merisi, 1571-1610),
Vocazione di San Matteo, 1599-1600, olio su tela (322×340 cm), Cappella Contarelli, Chiesa di San Luigi dei Francesi, Roma.
Quest'opera è in fondo una descrizione delle stesse parole dell'apostolo Matteo, che diventò poi uno dei quattro Evangelisti: «
Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?". Gesù li udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: 'Misericordia io voglio e non sacrificio'. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori"». (Vangelo secondo Matteo cap. 9, vv. 9-13)
La chiamata è rappresentata dal Caravaggio come un raggio vasto e penetrante di luce (non proveniente dalla finestra, che infatti è chiusa), che segue il braccio di Cristo. La luce che squarcia le tenebre, la Grazia che vorrebbe entrare nel buio di una esistenza. <i>Vorrebbe perché non tutti rispondono, non tutti anche nel dipinto dicono il loro sì.
Notiamo fra l'altro che Gesù ha accanto Pietro, che simboleggia la Chiesa: lui, il pescatore Pietro (pescatore anche di uomini diventerà successivamente, come gli aveva predetto Cristo) e i suoi successori sono i capi su questa terra col loro
munus docendi, regnandi e sanctificandi, e quindi Caravaggio lo dipinge mentre accompagna col proprio gesto quello di Cristo: «
Di nuovo Gesù parlò loro: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita"». (Vangelo secondo Giovanni, cap 8, v. 12); «<i>Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini». (Vangelo secondo Giovanni, cap. 1, v. 9)
Ma vediamo anche la figura di Matteo, vestito insieme agli altri con abiti del periodo del Caravaggio (per indicare forse l'atemporalità della chiamata di Cristo a convertirsi e a seguirlo). Il futuro apostolo ed evangelista si pone il dito sul petto come a chiedere: "Sta dicendo a me? Lui e Pietro stanno chiamando proprio me?". Sappiamo che risponderà positivamente, sarà tra coloro cioè che avranno accolto Gesù: «
A quanti però l'hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio» (Vangelo secondo Giovanni, cap. 1, v. 12):
Notiamo che pure i due ragazzi in primo piano si volgono subito, come Matteo, verso Cristo, e perciò il Caravaggio vuol dirci che lo accolgono pure loro:
Vediamo inoltre che altri due uomini, uno anziano e l'altro più giovane, non sembrano neanche accorgersi della chiamata e della luce, ma continuano a giocare a dadi e a contare soldi, i simboli che il Caravaggio usa per descrivere l'interesse esclusivo alle cose materiali, alla mondanità, e il rifiuto a interessarsi di quelle di lassù, come dice anche San Paolo: «
La luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto» (Vangelo secondo Giovanni cap. 1, vv. 11-12):
Ma non mi dilungherò ulteriormente, dato che riprenderò domani sera a parlare di un'analogia che ho trovato tra quest'opera e una molto nota.