Elaborazione del lutto

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view post Posted on 14/1/2024, 15:00     +1   -1
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Dragaster Excuriam

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Ci sono due differenti elaborazioni dal lutto o della perdita (infatti questo prospetto non si riferisce solo nel caso della morte, ma anche di abbandono o fine amicizie/amori):
1) Reazione melanconica: la separazione non coincide mai con la perdita (separazione è quando muore o ti abbandona, perdita e quando non la senti più dentro di te), quindi si continua a pensare a una persona persa e pertanto la sua assenza diventa una presenza; l'oggetto occupa la vita del soggetto perché è indimenticabile e insostituibile; la vita diventa come una stazione ferroviaria in cui non passano più treni.
2) Reazione maniacale: desensibilizzazione del dolore del lutto; l'oggetto viene sostituito rapidamente e radicalmente perché viene considerato come una perdita di tempo pensare a chi non è più con noi; è la reazione che, come dice Pierpaolo Pasolini, fa parte della società moderna. Il lutto però non è elaborato, ma ha rifiutato, rigettato.

Bisogna evitare la trappola melanconica e l'illusione maniacale. Quindi - dice Freud - bisogna far diventare il lutto un lavoro (una elaborazione), non una semplice reazione emotiva.

I tre passaggi dell'elaborazione del lutto:
a) Dolore: nella reazione maniacale il dolore viene cancellato, mentre nella reazione melanconica il dolore c'è talmente tanto che è dentro se stessi; il dolore ci vuole, anche se bisogna arrivare prima o poi a superarlo.
b) Tempo: nella reazione maniacale il lutto è troppo rapido, mentre in quella melanconica il lutto è infinito. Il lavoro trasforma la perdita in separazione. La vita si stacca dall'oggetto e quindi torna a vivere.
c) Memoria: si rivede come un film la vita passata; la reazione maniacale cancella la memoria, mentre la reazione melanconica la cristallizza. Bisogna riconoscere il debito di chi non è più qui, ma separarci da chi non è più qui.

Secondo Freud il lavoro del lutto funziona quando ci si dimentica dell'oggetto perduto, ma non dimenticarsi come una reazione maniacale, in cui di fatto lo si sostituisce, bensì quando l'oggetto finisce nell'oblio della memoria e quindi si continua a vivere, perché la mente non è più integralmente assorbita dall'oggetto.
Attenzione, perché l'oblio è l'esito della memoria, non dalla dimenticanza della memoria come nella reazione maniacale!

:pepepazzo:
 
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view post Posted on 16/1/2024, 11:06     +1   -1
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CITAZIONE (Skop's @ 14/1/2024, 15:00) 
Ci sono due differenti elaborazioni dal lutto o della perdita (infatti questo prospetto non si riferisce solo nel caso della morte, ma anche di abbandono o fine amicizie/amori):
1) Reazione melanconica: la separazione non coincide mai con la perdita (separazione è quando muore o ti abbandona, perdita e quando non la senti più dentro di te), quindi si continua a pensare a una persona persa e pertanto la sua assenza diventa una presenza; l'oggetto occupa la vita del soggetto perché è indimenticabile e insostituibile; la vita diventa come una stazione ferroviaria in cui non passano più treni.
2) Reazione maniacale: desensibilizzazione del dolore del lutto; l'oggetto viene sostituito rapidamente e radicalmente perché viene considerato come una perdita di tempo pensare a chi non è più con noi; è la reazione che, come dice Pierpaolo Pasolini, fa parte della società moderna. Il lutto però non è elaborato, ma ha rifiutato, rigettato.

Bisogna evitare la trappola melanconica e l'illusione maniacale. Quindi - dice Freud - bisogna far diventare il lutto un lavoro (una elaborazione), non una semplice reazione emotiva.

I tre passaggi dell'elaborazione del lutto:
a) Dolore: nella reazione maniacale il dolore viene cancellato, mentre nella reazione melanconica il dolore c'è talmente tanto che è dentro se stessi; il dolore ci vuole, anche se bisogna arrivare prima o poi a superarlo.
b) Tempo: nella reazione maniacale il lutto è troppo rapido, mentre in quella melanconica il lutto è infinito. Il lavoro trasforma la perdita in separazione. La vita si stacca dall'oggetto e quindi torna a vivere.
c) Memoria: si rivede come un film la vita passata; la reazione maniacale cancella la memoria, mentre la reazione melanconica la cristallizza. Bisogna riconoscere il debito di chi non è più qui, ma separarci da chi non è più qui.

Secondo Freud il lavoro del lutto funziona quando ci si dimentica dell'oggetto perduto, ma non dimenticarsi come una reazione maniacale, in cui di fatto lo si sostituisce, bensì quando l'oggetto finisce nell'oblio della memoria e quindi si continua a vivere, perché la mente non è più integralmente assorbita dall'oggetto.
Attenzione, perché l'oblio è l'esito della memoria, non dalla dimenticanza della memoria come nella reazione maniacale!

:pepepazzo:

Questa frase va oltre le mie scarse capacità di comprendonio
 
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view post Posted on 17/1/2024, 19:34     +1   -1
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Dragaster Excuriam

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CITAZIONE (Peterfly @ 16/1/2024, 11:06) 
CITAZIONE (Skop's @ 14/1/2024, 15:00) 
c) Memoria: si rivede come un film la vita passata; la reazione maniacale cancella la memoria, mentre la reazione melanconica la cristallizza. Bisogna riconoscere il debito di chi non è più qui, ma separarci da chi non è più qui.

Questa frase va oltre le mie scarse capacità di comprendonio

Bisogna riconoscere, non rinnegare, ciò che chi non ci accompagna più ci ha lasciato, ma bisogna anche separarci dall'idea di loro che accompagnano noi. Facile dirlo, difficile farlo. Per questo la memoria è, dei tre, il più difficile. Noi non dobbiamo cancellare chi non fa più parte della nostra vita, ma neanche esserne dipendente (dal punto di vista sentimentale).
 
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view post Posted on 18/1/2024, 07:32     +1   -1
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Dragaster Excuriam

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sì è in parole molto più complicate ciò che mi disse l'analista quando ero in cura da lui dopo la morte dei miei
 
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