Il binomio decostituente, Recensione Paganini Horror + L'uomo puma

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view post Posted on 28/9/2010, 18:07     +1   -1
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Dragaster Excuriam

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Giovan Gastoni de' Medici
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1. Proemio
Settembre 23, nuova adunata della Compagnia dei Filmbrutti, altresì denominata Brigata de’ Filmbrutti. Non c’è sera più bella per sorbirsi le peggiori pellicole partorite dalla deviata mente umana. La luna piena illumina un mite cielo di settembre, non una nuvola in cielo, triste stasi che invoca un atroce spettacolo; sappiamo che, alla fine della serata, avremo fatto un altro passo verso la disperazione.
Dopo aver mangiato tranci di pizza, Despair carica alcuni film; non abbiamo preferenza, ma non abbiamo nemmeno indecisione. Un film vale l’altro, l’importante è perdere – passo dopo passo, film dopo film – la nostra labile umanità.

2. Paganini Horror
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Non abbiamo mai visto Paganini Horror, anche se lo conosciamo bene; fa parte della triade italiana di film brutti. La scelta iniziale cade quindi su questo.
Premetto che il film mi ha deluso. Fa schifo, ma non ho notato genialità nell’abominio. La trama è scontatissima, mediamente il film è mediocre, nemmeno pessimo: lo diventa solo a causa degli effetti speciali veramente orrendi. Stupisce il fatto che un film del 1989 abbia degli effetti peggiori dei film degli anni Settanta.
La presa di coscienza di ciò arriva già all’inizio. Una bambina violinista entra in bagno, dove la mamma si sta facendo il bagno; immerge nella vasca una Barbie con un teschio al posto della testa, poi prende il phon per asciugarle i capelli. Improvvisamente, lo getta nella vasca. La madre muore tra le scariche elettriche disegnate ed orribili, insensate, deprecabili.
Apro una piccola parentesi: questa scena la inserii in una presentazione realizzata per un esame universitario, dedicata proprio ai B-Movie.

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L'oscenità dell'effetto-scossa.

Narro brevemente la noiosa trama: un gruppo rock femminile anni Ottanta è in crisi di identità, anche per via di una manager nevrotica. Terribile il litigio dietro le quinte: i discorsi sono a livelli in commentabili e la doppiatrice della cantante pare una parodia.
Il presunto batterista della band, figura emblematica anche per il fatto che in realtà compare solo in poche scene, spende una cifra spropositata per comprare da un vecchietto lo spartito di una canzone che risolleverà le sorti del gruppo: scritta da Paganini, ha il ridicolo titolo di Paganini Horror. Grazie a questa canzone, il gruppo decide di rilasciare un nuovo singolo; da notare che la canzone non ha assolutamente niente a che vedere con Paganini e viene peraltro resa oscenamente pop.

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Il gruppo musicale.

Il vecchietto, che fin da subito era ovvio fosse il diavolo, si reca in cima alla torre di san Marco e getta i soldi, dicendo «Piccoli diavoli, andate a contaminare le persone» o qualcosa del genere. Chiaramente, l’attacco al materialismo è reso in modo scontato e squallido.
Nel mentre la cantante della band, vestita in modo feticistico, si sveglia in una casa stregata e arriva alla bara di Paganini; egli esce in modo ignominioso, senza alcuna grazia, in modo davvero esilarante. L’accoltella squallidamente: il pugnale entra in un tessuto di gomma.
Si capisce che tutta questa scena è il videoclip dell’orrenda canzone e Paganini è l’attore mascherato. Il punto è che quando il fantasma demoniaco di Paganini uscirà ad ammazzare tutti, sarà uguale al costume usato dalla band; probabile che l’esperienza delle persone trasformi, o meglio contestualizzi, le proprie paure (parallelismo con It, naturalmente forzatissimo).

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Il terrificante spettro di Paganini.

Il demone ucciderà chiunque, lasciando in vita solo la cantante. Le metodologie di uccisione saranno svariate: si passa da una mano-violino da cui esce una lama (pazzesco) alla peste bubbonica (sì, un fantasma che uccide tramite peste, incredibile ma vero), senza scordare il campo di gravità che provoca un embolo ad una ragazza o alla macchina che viene colpita dalle ridicole scosse disegnate, causando la combustione del batterista disgraziato.
Nonostante la carneficina e le donne vestite in pelle che vengono uccise miserevolmente, il film si dimostra piatto: niente tensione, nessuna voglia di arrivare alla fine.

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La sorprendente mano-violino.

Le scene all’aperto sono assurde: il regista crea un effetto bluastro per simulare la notte, ma incredibilmente si nota il sole e le ombre degli alberi sulla casa. Peraltro la casa ha due piani ma vi sono scene lente in cui i protagonisti salgono per infinite rampe; oltre a questo, ci sono stanze con muri imbrattati di formule matematiche e geometriche, senza senso, manco fosse la casa di Einstein.

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I costumi feticisti delle ragazze. Particolare su un urlo.

Il finale non è del tutto scontato, come invece il resto della trama, ma è delirante: si capisce che il diavolo ha fatto tutto questo per punire i peccatori, deprecandoli. Non ha senso. La protagonista, per bloccare la dimensione, avrebbe dovuto suonare al contrario la melodia, ma non c’è riuscita perché lo spartito prende fuoco. Poi lei viene chiusa nella custodia di un contrabbasso e data alle fiamme, ma spunta l’alba e lo spirito di Paganini si incenerisce come un vampiro. Rimane una nota musicale di cenere. Inoltre, si capisce che la casa è situata in un’altra dimensione spazio-temporale; questo è delirante perché nulla è spiegato e questo particolare non ha alcuna importanza. Anche se la casa fosse stata reale, la trama sarebbe stata uguale. Ma questo non è niente al confronto del discorso sulle stelle: infatti, ad un tratto, uno dei personaggi dice che le stelle producono musica e i telescopi captano ciò. Non ha alcun legame con la trama o il film, è una cosa buttata lì a casaccio. Ma la cosa migliore è la scena pretestuosa in cui la padrona di casa giustifica la lebbra di una protagonista dicendo che è causata da un fungo raro che cresceva solo nel Settecento: imbarazzante.

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La protagonista data alle fiamme mentre il fantasma di Paganini suona un motivo anni Ottanta.

In definitiva questo è un film piatto e sciatto, praticamente impossibile da gustarsi in solitudine, ma capace di tenere allegri in compagnia per qualche tratto; più spesso causa sonno.



3. L’uomo puma
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Questo invece è stato il tipico film che non t’aspetti: sconosciuto, si è rivelato un ottimo trash movie, divertente ed orrendo come pochi.
La trama non è certo originale, però nemmeno scontata: una ricercatrice veramente gnocca ritrova una maschera d’oro sulle Ande. Lasciata dagli alieni, questa maschera permette di controllare la mente delle persone. Il Sovrintendente inizia quindi ad utilizzarla per dominare il mondo: quando punta la maschera verso qualcuno, si crea una buffa forma in cera della loro faccia. Tuttavia entra in scena l’uomo puma: egli è il guardiano della maschera. Il punto è che lui non sa di esserlo, in realtà è un archeologo/paleografo buono a nulla.

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Il bellissimo costume dell'Uomo puma.

Un indio robusto e dall’aspetto truce lo rintraccia e lo getta dalla finestra, ma il paleografo non muore, dato che ha i superpoteri. Quindi l’indio, che si palesa come il Sacerdote della maschera, cerca di convincere il ragazzo dei suoi poteri, ma egli scappa e si fa beffa di lui utilizzando battute pessime. Sempre con queste battute, cerca di portarsi a letto l’archeologa che ha trovato la maschera. Memorabile questo dialogo: «I dinosauri si sono estinti perché non si amavano... non vorremo fare anche noi la stessa fine?».

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La bellissima attrice a distanza di trent'anni.

Alle tante, l’uomo puma accetta i suoi nuovi poteri: egli è fortissimo, non si fa male quando cade dal quarto piano, sa volare in modo indecoroso (ci tornerò su), può trapassare i muri, può spostarsi nello spaziotempo e soprattutto può morire per dieci minuti; quest’ultimo è un pretestuoso superpotere che gli è utile soltanto per una scena assurda, dove si sveglia e finge di essere ancora morto, ma la guardia continua a tornare indietro a controllarlo.

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La serafica espressione del sacerdote nerboruto.

La trama prosegue con i tentativi di riavere la maschera, fino alla vittoria finale.
Una cosa che mi ha sorpreso è il rapporto tra il Sacerdote e l’uomo puma; il primo è nettamente più forte, saggio e valoroso del secondo e non fa altro che offenderlo, giustamente. Tuttavia, quando l’uomo-puma infine vince, il Sacerdote mantiene il suo caratteristico e malcelato disprezzo verso il protagonista. Tutto questo è assurdo, ma rende il film a tratti esilarante. C’è da dire che quando il Sacerdote lotta, si creano delle scazzottate alla Bud, con musiche del tutto simili.

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L'Uomo Puma colpisce alle spalle gli sgherri con cazzotti alla Bud.

Adesso parlo del volo: è ridicolo. L’uomo puma vola sopra la città in modo balordo, irregolare, trascendendo la fisica. Piegato a novanta gradi, sembra un reggiseno messo in lavatrice; la stessa città sotto di lui ruota senza alcuna logica. Ogni tanto l’uomo puma si ferma nell’aria, poi riprende, alternando varie velocità: pare in balia degli eventi. Durante il volo si nota una strana musichetta infantile e degli effetti sonori simili a quelli del Nintendo.

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L'Uomo puma mentre vola in modo balordo. Il film è incredibilmente ambientato a Londra, patria degli Atzechi.

Il superpotere di entrare nei muri è utilizzato in modo ridicolo: durante i dieci minuti della scena del combattimento nel magazzino, l’uomo puma entra nello stesso muro, talvolta inversamente, almeno dieci volte e cinque volte nel sottoscala; la chicca è quando entra in un pannello di compensato.
Si arriva quindi alla scena memorabile: il combattimento tra l’uomo puma e l’elicottero guidato dal cattivo: credetemi, è una delle cose più aberranti mai uscite in pellicola, è il delirio più bieco ed assurdo. Le proporzioni non sono rispettate: talvolta l’uomo puma è grande sei volte l’elicottero, talvolta grande come l’elicottero. Seguito dall’assurdo suono da “mago di Final Fantasy II del Nintendo che colpisce un avversario con una magia nera”, l’uomo puma dà spallate (o comunque colpisce con il petto) all’elicottero, sparisce dalla scena e ricompare dabbasso, si avvicina e si allontana in modo ignominioso, entra nello schermo senza un minimo di coerenza. Successivamente entra nell’elicottero ed affronta il cattivo Kobra, un vecchietto pelato, senza riuscire a fargli un graffio; tuttavia si fionda fuori dal mezzo, che va a schiantarsi in modo anomalo su un traliccio dell’alta tensione.

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L'astronave degli Atzechi.
La scena finale vede la nave aliena, una specie di palla che si muove nel cielo senza grazia, riprendere la maschera e il Sacerdote. Il dialogo è fenomenale: «La maschera sarà portate sulle Ande, io andrò con loro», dice il Sacerdote; «Quindi sparirete?», dice l’uomo puma, che evidentemente non ha il superpotere della conoscenza geografica.
L’uomo puma saluta e porta in cielo la bellissima archeologa vestita in lattice. Poi fanno l’amore volando nel cielo in modo indecoroso. La donna, con un farlocco accento inglese: «No ho mai visto nesunno fare amorre ne l’aria»; l’uomo puma: «Ma è così che nascono i piccoli uomini puma».

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L'accoppiamento aereo.

Questo è un film a mio avviso consigliatissimo; è leggero, cioè la trama non pesa. Il tenore delle battute, che sono spesso doppi sensi esecrabili e miserevoli, più simili all’asilo e a “La sai l’ultima?” che a una bettola, lo rende molto divertente e il superpotere della morte per dieci minuti è assurdamente pretestuoso. La scena dell’elicottero è fenomenale e lascia basiti il fatto che venne stipendiato un addetto solamente per questa schifezza di scena.

Edited by Skop's - 3/3/2012, 13:00
 
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