Pablo Picasso -
La Celestina (1904)
Olio su tela - cm 81x60 - Parigi, Musée National Picasso
Il soggetto è una mezzana, o protettrice, cieca da un occhio, divenuta simbolo, per il pittore, della Spagna licenziosa. In molti paesi spagnoli, le vecchie erano associate alla morte, poiché toccava loro annunziare i decessi recenti.
Celestina è anche un personaggio della Tragicomedia de Calisto y Melibea di Fernando de Rojas, autore vissuto nel XV secolo. Il romanzo divenne così popolare che Celestina divenne presto sinonimo di "ruffiana" o "mezzana". Picasso era in possesso del libro fin da adolescente e ne collezionò diverse edizioni antiche.
La storia narra che Celestina si intromette nella storia d'amore di Calisto e Melibea, con l'intenzione di ricavarne un guadagno: la morte del giovane e il suicidio conseguente dell'amata conducono alla morte anche Celestina e i suoi complici.
Celestina, però, non era solo ruffiana, ma anche sarta, profumiera, esperta di cosmesi e di ricostruzione della verginità: come la definisce uno dei suoi complici, era anche "un poco strega".
La donna ritratta ha un'inquietante somiglianza con la zia di Picasso, Pepa, tuttavia la modella fu Carlotta Valdivia, che abitava a pochi passi dalla casa del pittore.
Questo soggetto tornerà anche in altre opere di Picasso, fino alle rielaborazioni del 1967, che la vedranno nelle vesti di sarta, strega o imbellettatrice.
Più volte la pittura spagnola aveva affrontato il tema del diverso e del mostruoso. I nani di Velàzquez. Gli incubi di Goya.
Ma la natura veniva provocatoriamente deformata, resa eccessiva, per mostrare quanto potesse essere una matrigna crudele ed irrazionale.
Picasso, invece, non giudica o fa morale; si limita a riportare crudamente i fatti. In La Celestina, la rappresentazione analitica dell'attaccatura dei capelli, la peluria, l'occhio malato, le folte ciglia, l'orecchino di perla non generano una caricatura, ma un'immagine penetrante, autentica e schietta.